Oggi martedì 24 agosto un gruppo facente parte delle brigate di solidarietà e per la pace fondate nel 2002 da militanti italiani e veterani delle ex-forze armate ribelli (FAR) del Guatemala partirà dall’Italia alla volta dei campi profughi palestinesi in Libano.
l’intento della spedizione è quello di portare solidarietà ad uno dei popoli più perseguitati del mondo (il popolo palestinese) utilizzando il la pratica della cooperazione “dal basso” ossia un approccio di scambio reciproco di esperienze e idee “in un ottica di superamento delle relazioni capitalistiche” rifiutando in toto quelle che invece sono i progetti della cooperazione internazionale classica, ossia delle cosiddette organizzazioni non governative.
All’interno del nostro gruppo oltre a tre militanti appartenenti al movimento livornese sarà presente anche un membro del fronte di azione rivoluzionaria argentino che da anni si batte a favore della causa palestinese e di cui il leader si trova attualmente detenuto a Buenos Aires per aver organizzato una manifestazione contro la politica di Israele.
A distanza di due anni dalla conlusione del conflitto con lo stato di Israele e il consegunte intervento delle nazioni unite con la missione Unifil ( di cui fa parte anche l’esercito italiano) la situazione al confine è tutt’altro che pacificata come lo dimostrano gli scontri a fuoco con l’esercito sionista di qualche settimana fa.
Inoltre anche lo scenario politico interno resta molto instabile con da una parte il forte potere politico e di immaginario popolare acquistato dal partito sciita hezbollah e dall’altra le altre forze politiche libanesi legate alle varie confessioni religiose alcune delle quali vorrebbero limitare l’ingerenza della siria all’interno della politica libanese. In questo contesto si inserisce la questione ancora aperta riguardante l’assassinio a beirut del ex primo ministro Rafīq al-harīrī avvenuto nel 2005.
Il nostro obbiettivo è quindi, da una parte vedere da vicino e capire il più possibile la situazione politica e sociale del Libano e dall’altra, portare la nostra solidarietà nei campi profughi palestinesi dove sono attivi da sempre tutti i partiti politici presenti in Palestina (sia nella striscia di gaza che nella west bank). Profughi palestinesi che hanno avuto un ruolo fondamentale nella resistenza popolare e nella guerriglia contro l’esercito di Israele nell’ultimo vittorioso conflitto.
Se sarà possibile inoltre, valuteremo la possibilità di muoverci verso sud a ridosso della cosiddetta linea blu per vedere da vicino gli strascichi di distruzione e morte provocati dall’esercito sionista durante i bombardamenti e il rapporto tra la popolazione civile e gli eserciti stranieri presenti sul territorio in “missione di pace”.
1° resoconto
mercoledì 25 agosto
Nella notte siamo finalmente giunti a beirut e subito trasferiti in minibus in un albergo
nel quartiere hambra nel centro della città.
Purtroppo la spedizione ha registrato subito dei problemi, dopo la prima notizia riguardante uno
dei partecipanti (una compagna di pisa)che non è riuscita ad ottenere il nuovo
passaporto italiano, anche il compagno argentino del fronte di azione rivoluzionaria è stato
fermato in aereporto a Firenze per problemi col visto e non ha potuto lasciare il paese.
A prima vista la città sembra tranquilla a parte diversi posti di blocco con tank militari
sparsi lungo il tragitto dall’aereoporto ed alcuni edifici visibilmente danneggiati dalla guerra.
Nella mattinata siamo stati trasferiti all’interno del campo profughi di Mar Elias( in cui vi
sono progetti finanziati dall’agenzia onu per i rifugiati)dove abbiamo incontrato la delegazione
palestinese all’interno del campo.
E’ stato definito a grandi linee il programma del viaggio che prevede vari spostamenti da nord
a sud del Paese e la conclusione del viaggio a Damasco in Siria per gli ultimi incontri.
La realtà del campo profughi risulta caratterizzata da un estrema povertà, piccole case costruite
una sull’altra letteralemente attraversate da viuzze sterrate. cavi ellettrici e tubi dell’acqua
corrono l’uno accanto all’altro sospesi in un intrigo pericoloso. gli scarichi finiscono direttamente
in strada. sacchi della spazzatura sparsi ovunque.
una realtà che cozza incredibilmente con i lussuosi quartieri del centro.
Nel pomeriggio abbiamo visitato il campo profughi di sabra e chatila alla periferia di beiurt
dove nel 82 avvenne uno dei massacri più feroci della storia. l’esercito falangista libanese
appoggiato fisicamente e politicamente trucidò migliaia di civili palestinesi.
Nei campi profughi non esiste nessun diritto riconosciuto. I suoi abitanti non hanno praticamente
cittadinanza alcuna. possono studiare ( se hanno i soldi) ma non possono esercitare lavori
che non siano il manovale o l’ambulante o simili. non hanno possibilità di uscire e sono
fortemente discriminati dalla società libanese. una frase che sintetizza bene la situazione ci è
stata detta da un rappresentante palestinese durante un incontro: se nasci nel campo puoi provare
a fare ciò che vuoi ma sei sempre sicuro che morirai nel campo.
La situazione di disagio si è amplificata negli ultimi anni con la massiccia diffusione
dell’uso di droghe da parte dei più giovani e della delinquenza.
Dal punto di vista politico i rappresentanti tenevo a precisare che il governo libanese
se da una parte si fregia di aver aiutato e di aiutare il popolo palestinese dall’altra
concretamente non stà facendo quasi nulla di concreto per farlo.
Nonostante l’estrema situazione di disagio e povertà la volontà di questo popolo rimane
quella di poter tornare un giorno nella propria terra e nelle proprie città palestinesi
dalla quale sono stati cacciati in maniera totalmente illegittima dallo stato sionista.
All’interno dei campi gli strascichi delle conflittualità esistenti tra le varie fazioni
palestinesi in patria si ripercuotono quotidianamente.
Esistono ormai enormi differenze di visione della questione palestinese tra i tre gruppi principali
esistenti: hamas, fatah e il fronte popolare per la liberazione della palestina.
Per quanto riguarda il libano invece la situazione resta molto tesa, qualche giorno fa in
una via del centro sono avvenuti scontri a fuoco tra la milizia di hezbollah e un’altra fazione
riconducibile al partito islamico sunnita presente in libano.
La giornata si è conclusa con la visita alla fossa comune trasformata in mausoleo dell’eccidio
di sabra e chatila e al cimitero dei combattenti palestinesi.
2° resoconto
venerdì 27 agosto
La giornata di oggi prevedeva lo spostamento in auto verso il libano del sud.
Tra beirut e il confine con israele ci sono cira 90 kg
Siamo partiti nella mattinata presto alla volta di Sidone e successivamente verso Tiro.
La nostra guida ci spiegava che a differenza di Beirut e del resto del libano i campi
prpfughi palestinesi nel sud sono presidiati e totalmente chiusi dall’esercito libanese
Durante il tragitto abbiamo potuto vedere dall’esterno alcuni di questi campi, tra cui
il secondo più grande del Libano, completamente circondati da reti di filo spinato
e chiusi da checkpoint dell’esercito.
Fino alle porte della città di Tiro la situazione è rimasta visibilmente normale ( a parte
l’autostrada interrotta e alcuni edifici danneggiati dai bombardamenti). Proseguendo nel viaggio
si sono intensificati i posti di blocco dell’esercito e la presenza militare diventa evidente.
Il nostro accompagnatore, ad un certo punto, ci ha comunicato l’entrata nella zona controllata
da hezbollah.
Prima del confine situato lungo la costa ci siamo diretti verso est lungo strade di collina dove
si è ulteriormente intensificata la presenza di posti di blocco e pattugliamenti
questa volta anche del contingente unifil.Abbiamo raggiunto dopo poco il confine israeliano
in una zona montuosa e piena di piccoli villaggi libanesi.
Israele ha sistemato un lungo la frontiera un reticolato elettrificato con delle postazioni
militari sparse lungo la linea.altre piccole postazioni erano visibilmente dislocate ad alcune
centinaia di metri di distanza nelle colline vicine.
Per alcuni kilometri la strada corre a pochi metri dalla rete dove tutti i valichi di accesso
sono chiaramente chiusi.
Segni visibili dei bombardamenti del 2006 si possono vedere nelle case e nei campi vicini.
inoltre ci è stato spiegato che l’esercito israeliano sapendo dell’imminente cessate il fuoco
nelle ultime 72 ore di conflitto ha sganciato nelle campagne tramite elicotteri apache milioni
di cluster bomb ( bombe a grappolo) che continuano ad uccidere nonostante i massicci tentativi
di sminamento.
la strada che corre lungo la frontiera libanese è illuminata grazie a centinaia di di lampioni
alimentati con pannelli solari:le uniche infrastruttute fatte fin’ora dai militari italiani
la zona è totalmente presidiata da mezzi militari Unifil e dell’esercito libanese.
dopo alcuni km siamo arrivati di fronte all’altura dove circa un mese fa è avvenuto l’ultimo
conflitto a fuoco che ha rischiato di far precipitare di nuovo la situazione tra i due paesi
confinanti.
A prima vista, ci si rende subito conto che la zona interessata dal taglio
degli alberi ( che hanno scatenato la reazione di hezbollah)si trova a pochi metri dalla rete di
confine dentro la cosiddetta linea blu ed è visibilmente a notevole distanza dalle postazioni
dell’esercito israeliano. Appare in questo modo chiaro l’intento provocatorio di uno spostamento
militare a ridosso della linea.
Inoltre gli alberi interessati in nessun modo avrebbero potuto
intralciare la visuale dell’erecito sionista, visto che le loro postazioni distanti appunto
centinaia di metri si trovano su alcune colline.
viene quindi spontaneo pensare che un eventuale attacco istraleiano nei confronti del
libano possa essere già preparato da tempo e che possa essere utilizzata una semplice provocazione
e la sua conseguente risposta per scatenare un offensiva.
Inoltre hezbollah è , e rimane, una spina nel fianco del governo sionista per quanto riguarda
il controllo totale e la supremazia militare dell’area.
Continuando lungo il confine siamo giunti in una vallata a prima vista molto fertile. la nostra
guida infatti ha confermato che quella zona nel 2006 ha rappresentato una delle prime disfatte
dell’esercito israeliano. Per motivi tattici, il primo sfondamento della linea sarebbe dovuto
avvenire qui, ma hezbollah ruppe gli argini del fiume e dei canali di irrigazione bloccando di
fatto in un pantano per alcuni giorni l’avanzata sionsita.
Il viaggio è continuato fino al confine con la siria da dove si intravedono le famose e contese
alture del golan.
Prima di tornare a Beirut siamo riusciti a visitare l’ex carcere israeliano di El khiam
da cui sono passati in diversi anni ( prima del ritiro dell’esercito) circa 5000 prigionieri
palestinesi e libanesi sia combattenti che civili sospettati di collaborare con la resistenza.
La struttura era un ex caserma francese poi abbandonata e occupata da Israele durante l’occupazione
All’interno delle sue mura sono state perpetuate le peggiori torture fisiche e psicologiche
degne di essere paragonate a quelle delle ss tedesche.
3° resconto
Gli ultimi giorni di viaggio sono stati molto intensi sia dal punto di vista
politico sia da quello di conoscenza di luoghi cruciali per la storia libanese e
palestinese.
Il giorno 28 il nostro referente ci ha accompagnati nel centro
di beiurt spiegandoci a grandi linee alcuni passaggi importanti della storia
libanese
il luogo dove fù ucciso il lider crisiano e presidente del Libano bashir
Gemayel (due giorni dopo le milizie maronite della falange iniziarono il
massacro di sabra e chatila appoggiate dall’esercitò israeliano che occupava
beirut)
Alcuni albergi distrutti dai bombardamenti e il luogo dove nel 2005 fu ucciso
il presidente hariri di cui furono accusati i servizi segreti siariani
( che in passato controllavano parte del libano)
Alcune zone collinari a est della città interessate da violenti scontri durante
la guerra civile.
Siamo inoltre riusciti a parlare con un ex combattente del fronte popolare
di liberazione della palestina che ci ha raccontato piccoli aneddoti della
propria esperienza di guerra.
Negli anni 90 la città era ancora divisa in due dalla famosa “linea verde”
il loro gruppo si era asseragliato in alcune case sopra le colline di Beirut,
potevano uscire solo la notte e vivevano continuamente sotto i colpi di
artiglieria di una portaaerei americana ferma davanti al porto di Beirut.
Abbiamo potuto visitare Beirut sud contrallata dal partito sciita
hezbollah ( che fino a poco tempo fa faceva parte del governo).
Questa “visita” è stata effettuata in macchina per motivi di sicurazza.
Siamo passati dentro la ex zona di sicurezza dove vivevano e avevano le
loro seditutti i principali esponenti del partito compreso Nasrallah.
Tutta l’area e in fase di ricostruzione perchè compeltamente distrutta
durante la guerra del 2006.
E’ impressionante vedere come siano riusciti in così poco tempo a ricostruire ( almeno in parte)
tutti i palazzi bombardati e a dare un signale di rapida ripresa.
A differenza del sud del libano, dove gli scontri avvenivano anche
direttamente tra i due eserciti,Beirut è stata interessata solo da violenti
bombardamenti che hanno colpito principalmente la zona sud di hezbollah.
Durante la visita siamo passati anche davanti alla ex sede della televisione
satellitare del partito: Al Manar
Il giorno 29 abbiamo invece conosciuto il campo profughi di Baddawi a Tripoli.
La visita è stata molto interessante dal punto di vista politico per la
nostra partecipazione ad un dibattito all’interno del campo, avvenuto
in una sede “neutra”, tra tutte le fazioni politiche esistenti tra i profughi
palestinesi in Libano ( compresi hamas, fatah, fplp ecc)
L’incontro è stato organizzato da dirigenti del fronte popolare e aveva come
obbiettivo quello di affrontare la delicata questione degli accordi di pace
Il fronte popolare per la liberazione della palestina è una organizzaione
politica palestinese nata a fine anni 60 fondata da George Abbash.
Il partito ha sempre avuto, in linea generale, una impostazione marxista-leninista
e proponeva (e propone tutt’ora) una soluzione alla questione palestinese che
contempla la presenza di un solo stato per il popolo palestinese e per gli ebrei
questo “sogno” era una realtà possibile prima della nascita del sionismo
e dello stato di Israrele ( uno stato degli ebrei per soli ebrei).
E’ necessario sottolineare che nella maggiorparte degli stati mediorentali
la convivenza tra etnie e religioni è stata un dato di fatto per moltissimi
anni.
Una volta chiariti questi aspetti(cioè cos’è il sionismo e lo stato di israele
l’altro sogno: ” due popoli e due stati” appare ,se non altro, irrealizzabile
almeno quanto il primo.
Il fronte popolare ha sempre avuto una struttura democratica,
ci sono elezioni interne al partito per i vari dirigenti e per i vari gradi.
Chiaramente è stata sempre mantenuta una struttura militare
efficiente e attiva. Svariate le azioni armate contro l’esercito
israeliano e contro importanti obbiettivi realizzate dalle loro milizie.
In anni passati sono state organizzate anche azioni militari che includevano
dirottamenti aerei e attentati dentro Israele.
Il partito è tutt’ora nella lista nera delle organizzaioni terroristiche
Dagli stati uniti e dall’europa.
Dopo l’avvento di hamas e di gruppi islamici all’interno dalla palestina
( storicamente molto laica) e dopo la caduta dei paesi socialisti nel mondo
questa organizzazione ha perso molta importanza ma rimane comunque il secondo
partito dopo fatah tra i profughi fuori della palestina e il terzo all’interno
dei territori.
Ha giocato negli ultimi anni un ruolo fondamentale nella lotta
contro le infiltrazioni di al-qaeda tra i palestinesi (ci sono riscontri
degni di nota per quanto riguarda un solo campo in libano)
Nella città di tripoli eistono due campi profughi palestinesi
quello di Nahr Al Bared e quello di Baddawi.
Il primo è stato bombardato nel 2007 dall’esercito libanese perchè
al suo interno si era creato un gruppo attivo legato ad al-qaeda
tutt’ora è difficile entrarvi(è circondato dall’esercito)
il campo di Baddawi invece appare subito più organizzato e politicizzato
rispetto agli altri visitati fin’ora
Dentro il campo abbiamo potuto vedere alcune scuole gestite dai palestinesi
e anche delle cliniche molto organizzate alla quale si rivolgono addirittura
cittadini libaesi meno abbienti( sono gratuite).
La presenza militare è molto visibile all’interno del campo.
riassunto politico
mi piacerebbe che fosse pubblicato perchè è interessante
Sintesi dell’intervento del Dr Maher Al Taher
( dirigente massimo dell’fplp per i profughi palestinesi) durante
il dibattito organizzato nel campo profughi di Baddawi il 29 Agosto
L’incontro è stato organizzato vistal’esigenza da parte delle organizzazioni
palestinesi fuori dalla palestina di discutere delle nuove trattative
di pace tra Abù Mazen e Israele.
Erano presenti tutte le organizzazioni politiche presenti in libano
nei campi profughi,alcune ong e personalità di spicco della politica
palestinese.
“Il primo problema dei Palestinesi in questo momento sono gli
accordi di Oslo.
Dopo l’incontro di Camp David ,Arafat si rifiutò di firmare
l’accordo perchè non contemplava nessuna soluzione ai problemi
più importanti del popolo palestinese ( profughi ecc)
Disse che se avesse firmato quell’accordo lo avrebbero ammazzato
appena tornato in patria.
Dopo questa fase scoppia la seconda intifada, fino a quando
è stato ammazzato dagli israeliani avvelenandolo nella residenza
dove era praticamente rinchiuso.
Il problema di Oslo sono 168000 mila persone direttamente
salariate dall’organizzazione di Abù Mazen
che significano un milione di persone( se si contano le famiglie)
dipendenti da questo sistema e quindi indirettamente dagli americani
e dall’europa.
Questa base sociale è la forza di fatah ma anche la sua debolezza
politica. se America e Europa tagliano questi fondi per molti palestinesi
sarebbe un problema.
Abù Mazen era daccordo con il fonte ,dentro l’olp, sul fatto che se
Israele avesse continuato a costruire insediamenti avrebbero
interrotto tutti i rapporti e i negoziati.
Obama quando andò in Turchia chiese a Israele che venisse fermata la
costruzione di nuove colonie, ma Israele continua a costruire e occupare
porzioni di territorio.
A questo punto è stato chiesto ad Abù Mazen cosa avesse intenzione di fare
rispetto al nuovo contesto e al dato di fatto che non esistevano
più le condizioni per trattare.
Abù Mazen non ha alcuna alternativa ad andare avanti proprio per tutti
i soldi che riceve direttamente. La sua base non ha nessuna intenzione
di interrompere le trattative per lo stesso motivo.
Oltre all’america e all’europa anche molti paesi arabi spingono per
questa “soluzione”
L’alternativa è che finisca questo governo e che si torni alla resistenza
nelle strade e nella politica
Il problema è come riuscire a resistere alla forza di Israele ( come gli contenstava
il fratello di Bargouthi durante un incontro) ma il dato di fatto rimane
che fatah è congelata, incapace di reagire.
Gli accordi di Oslo hanno diviso il popolo palestinese.
Un mese fa Obama ha scritto una lettera ad Abù Mazen
dicendogli che se non avesse continuato nei negoziatidi pace gli
stati uniti avrebbero tagliato i soldi alla sua organizzazione.
Il capo di Fatah si è quindi rivolto ad alcuni governi arabi
che non gli hanno concesso nessun appoggio concreto.
Il problema è capire perchè gli stati uniti insistono
per riaprire le trattative dirette il prima possibile
Per tre motivi:
1)Dopo il caso Freedom flottiglia gli Israeliani hanno perso
consenso, sono nati molti nuovi boicottaggi, per esempio delle
università, e in altri campi.
Per l’America questi accordi diretti servono per dire al mondo
“stanno trattando tra di loro non immischiatevi in questi affari”
In questo caso parliamo ad esempio della Turchia.
2) la strategia americana in medioriente e nell’aria sta subendo seri colpi
stabilizzare la situazione palestinese potrebbe voler dire occuparsi
meglio di altre questioni ed evitare di aprire altri fronti.Anche gli stessi
vertici dell’esercito americano hanno imposto questa linea.
3) Se dovesse continuare questa situazione di stallo l’olp palestinese
si sgretolerebbe piano piano e gli americani hanno invece bisogno di una
lidership forte e credibile almeno di facciata.
Le trattative inizieranno il due di settembre
Abù Mazen si recherà a Tel Aviv e insieme al primo ministro Israeliano
si recheranno a washington
Da queste trattative ne uscirà un documento molto generale e vago
diciamo una dichiarazione di principio senza entrare nelle questione specifiche
prometteranno che in 10 anni creeranno uno stato palestinese autonomo
Durante questi dieci anni Israele finirà di occupare il restante territorio
nella west bank, parallelamente a questo riusciranno insieme ad i
paesi arabi a creare una nuova lidership palestinese che accetterà tutte le loro
condizioni.
Il territorio di Gaza verrà lasciato “libero” come ha recentemente
dichiarato un mebro del likhud: “Gaza è più che sufficiente ad accogliere
i palestinesi”.
Il Fronte popolare insieme ad altri partiti ha chiesto ad Abù Mazen di rispettare
gli accordi del Cairo*
Da parte sua il capo di fatah ha invece riunito 10 giorni fa l’olp
a Ramallah con solo nove membri tutti di fatah invece che 18( il minimo per prendere
decisioni) e ha ricevuto il mandato per partecipare alle trattative di pace.
Le altre organizzaioni hanno chiesto ad Abù mazen un incontro ma egli ha rifiutato
Il numero due dell’fplp ha convocato un incontro generale a Ramallah
qualche giorno fa ma è stato violentemente interrotto dalla polizia
dell’autorità Palestinese con l’appoggio del generale
Dayton che coordina le forze di sicurezza nella west Bank ( ci sono 500
soldati americani nella zona che addestrano fatah e coordinano le
operazioni)
Dall’altra parte anche Hamas ha interrotto la resistenza
contro Israele e ha dichiarato che penserà solo a Gaza e a i
suoi problemi.
Il fronte insieme ad altri partiti ha dichiarato che se non
chiariranno questi aspetti applicheranno gli accordi del Cairo
autonomamente e torneranno come in passato con la vecchia olp su due basi
la lotta politica e militare per riunificare i due governi ( gaza e west bank)
e continuare la resistenza.
Anche la jihad è daccordo a questa proposta e in tutte le città e nelle
università ci sono incontri per discutere di questo.
*gli accordi del cairo
Circa due anni fa c’é stato un incontro al Cairo tra tutte le organizzazioni
palestinesi e anche alcune personalità importanti che non erano
inquadrate in nessuna organizzazione.
Il documento finale è stato firmato da tutti i partecipanti e in sintesi
poneva alcuni obbiettivi fondamentali:
L’olp è il rappresentante unico di tutti i palestinesi
sia dentro che fuori della palestina
Tutti i partiti hanno un rappresentante al suo interno
anche per ogni campo di intervento ( sicuerzza, sanità ecc) dovrà essere
eletto un responsabile.
dovrà nascere un comando militare unificato per combattere
Israele.
Ci saranno delle elezioni generali per il parlamento
alla quale parteciperanno tutti i palestinesi sia in patria che fuori.
Il Parlamento a sua volta eleggerà un gruppo ( governo) di 21 membri.
Il governo sceglie ,da una parte il presidente dell’olp, e dall’altra
propone tra i suoi membri il futuro lider dell’autorità palestinese
che sarà sottoposto a suffragio popolare.
L’obbiettivo politico è quello di riunificare il governo palestinese
da gaza alla cisgiordania, dalla siria al libano ecc
In questo momento fatah sta occupando di fatto l’autorità palestinese
con una specie di auto-mandato
vi è un sistemna proporzionale
il 25 per cento è per le donne
tutti i partiti devono candidare esponenti di sesso femminile.
tutti i soldi devono essere amministrati dall’olp.
Ultimo resoconto
Gli ultimi due giorni di viaggio nei campi profughi sono stati trascorsi a Damasco in syria
Dopo un breve viaggio di circa tre ore da Beirut alla capitale siriana, siamo stati accolti in uno dei campi
profughi più grandi dello stato: quello di Yarmouk nella periferia di Damasco.
più che un campo profughi ( come a Beirut) ha le sembianze di un grande quartiere periferico
La condizione dei palestinesi che vivono qui appare molto migliore rispetto a quella vista in Libano
Nel campo sono presenti molte scuole ben attrezzate, centri ricreativi e sportivi nonchà innumerevoli
attività commerciali.
In questa ultima visita siamo riusciti ad intervistare un membro del fronte Popolare di liberazione della Palestina.
Abbiamo reputato interessante chiedergli cosa ne pensa dei negoziati di pace
di questi giorni e la loro posizione politica in merito.
Riporto di seguito l’intervista compelta precisando che è il frutto di una doppia traduzione simultanea.
Discussione politica con Marwan membro dell’ufficio politico del fplp a Damasco
1) domanda sui trattati di pace iniziati oggi….
per rispondere a questa domanda ci vuole un “flashback”
israeliani e americani hanno spinto i palestinesi a questo accordo a causa del clima che si era creato
I palestinesi sono stati forzati e quindi li chiamiamo trattati indiretti perchè non rappresentano la realtà palestinese
come partito siamo contro questi negoziati perchè non è stato chiesto il consenso popolare e quindi non sono validi
gli iraeliani cercherano di protrarre più a lungo possibile i negoziati per poter consolidare il proprio potere e la conquistare nuove porzioni di territorio in modo da renderlo successivamente come un dato di fatto
gli americani stanno truffando i palestinesi anche se hanno chiesto di fermare la costruzione di nuove colonie
netanyahu ha promesso che non costruirà nuovi insediamenti ne amplierà i vecchi se i palestinesi accetterano completamente i trattati di pace
nonostante fatah abbia accettato questi trattati gli insediamenti continuano ad ingrandirsi lo stesso
israele sta accellerando i processi di confisca delle case e delle terre e non manterrà nessuna promessa fatta
Dai primi incontri informali avvenuti qualche mese fa le attività antipalestinesi non si sono interrotte e la reazione alla freedom flottilia conferma questo dato
nella striscia di gaza gli israeliani continuano ad attaccare i palestinesi
in questo quadro l’america spinge per i negoziati volendoli trasformre a tutti i costi in negoziati “diretti”
nonostante la grande truffa abù mazen ha accettato di partecipare agli incontri
gli americani da una parte spingono a continuare i trattati ma dall’altra nei vecchi trattati non è stato mai rispettato nulla
il miserabile abù mazen vuole avere una copertura araba a questi trattati pur sapendo di avere già questo appoggio
invece di fare un ragionamento democratico e parlare prima coi l’olp e poi con i regimi arabi abù mazen ha fatto totalmente il contrario
si può già fare un ipotesi di come potrà andare a finire il negoziato
abù mazen ha ricevuto una lettera da obama
obama non ha ceduto nulla per far accettare i negoziati
le negoziazioni partiranno sui termini imposti da israele
molti partiti hanno dato il proprio parere negativo
su un totale di 18 votanti 9 era presenti e 3 hanno votato contrariamente all’olp
persino abù ala che era stato l’ingegnere isieme ad abù mazen degli accordi di oslo era assente
anche alcuni stessi membri di fatah era contrari
le forze di sinistra del comitato hanno detto no
una delle ragioni per cui erano contro è che l’fplp voleva dare una valutazione politica dei negoziati
dal 93 autorità nazionale è servita solo a fare accettare gli interessi israeliani ai palestinesi
la situazione generale è che l’america sta preparando un attacco o un intervento verso l’iran ,hezbollah e verso gaza
questi negoziati servono per prendere tempo per preparare questo tipo di clima
non sarà una cosa di domani o di quest’anno ma strada è quella
creando questo clima sapendo che iran gaza e hezbollah non accetterano nessun trattato
si prepareranno ad un attacco e ancora prima alll’isolamento
israele america e anche paesi arabi moderati appoggeranno l’intervento
tutto questo serve anche ad isralele per ripulire la propria immagine e far vedere che sono favorevoli alla pace
questi negoziati che partono con un piede sbagliato sono un ulteriore tassello per questa strategia
obama si troverà in difficoltà perchè ha molti problemi interni
gli stesi problemi in irak e afghanistan dimostrano queste difficoltà
in questo quadro già distrastroso a novembre ci saranno in america le elezioni di medio termine
e obama ha bisogno dell’appoggio delle lobbies sioniste.
2) su due stati per due popoli….
alcuni regimi arabi sono solo dei fantocci in mano degli americani e sono incapaci di dire di no all’america
saranno disposti a fare anche da polizia interna
siamo nel periodo peggiore della resistenza palestinese( sottolineato più volte)
soprattutto perchè sono stati talmente indeboliti che neanche se la lidership palestinese fosse daccordo sarebbe possibile invertire la tendenza
anche perchè ormai i palestinesi sono divisi in “due stati” tutto questo ha indebolito molto la causa
l’america e isralele lo sanno e hanno cercato il momento migliore per sferrare questo attacco politico
e ancora peggio i regimi arabi sono incapaci di dire no e fanno pressioni verso i palestinesi per accettare i trattati
per il futuro dei negoziati ci sono due possibilità e tutti e due servono interessi israeliani
a) avranno pieno successo strizzeranno i palestinesi e li costringeranno ad accettare i sei punti che girano intorno alle seguenti questioni generali
1) non ritorno dei profughi
2) gerusalemme israeliana
3la non creazione di uno stato palestinese e la formazione di una specie di riserva
4) non risolvere la questione dei nuovi insediamenti
b) i palestinesi rifiutano e i negoziati si prolungano per anni
in questo caso per loro non è importante concludere subito ma prendere tempo per ultimare le operazioni di isediamento e occupazione sotto la cappa dei negoziati
il fronte popolare è completamente contro ai negoziati
non bisgna fare nessun affidamento ne verso l’america ne verso i paesi arabi
Faremo una chiamata a tutti i comitati della resistenza sia dentro che fuori dalla palestina
per rivalutare la resistenza e la lotta armata contro israele
il marzo scorso l’onu aveva presentato un documento ai palestinesi che era simile a quello di isralele
anche questo documento non menzionava nessuna delle questioni cruciali rimaste aperte e oltretutto non riportava nemmeno vecchie risoluzioni approvate
il documento non è stato accettato
il fronte sono stati il primo gruppo da sempre che non ha mai accetatto la distruzione totale e l’llontanamento
delle comunità ebree in palestina ma non hanno nessuna intenzione di accettare queste condizioni di miseria
due stati non potranno mai esistere perchè anche se fosse rimarebbero sempre in un contesto di guerra e sfruttamento
di fatto eistevano ebrei palestinesi da sempre
mentre i palestinesi in israele sono stati cacciati
bisogna liberare la palestina dal sionismo e non dagli ebrei liberarla dallo stato sionista di israele
l’unica soluzione strategica è quella di sempre costruire uno libero stato democratico e socialista in palestina
in cui possano convivere tutte le varie religioni
gli israeliani hanno sempre detto, che non è possibile perchè la palestina è troppo piccola per tutti e due..
nel 15 % di territorio totale vivono l85% di palestinesi
il problema è che il sionismo ha intenzione di creare uno stato solo per gli ebrei
3) riguardo ai rapporti con i regimi arabi limitrofi nella prospettiva di uno stato libero democratico e socialista….
il fronte sa che una delle più grandi variabili è che il sionismo è molto forte a livello di potere e influenza molto tutto il resto degli stati arabi
i regimi arabi sono consapevoli del ruolo di israele ed è anche per questo che accettano questa influenza
il loro potere si perpetua proprio per questo ( esistenza di basi americane , soldi petrolio ecc)
Israele ha sempre avuto il ruolo di frenare qualsiasi tentativo di presa di potere di forze progressiste ( esempio libano)
secondo loro se lo stato sionista cadrà potra innescare un effetto a catena che darà spazio a forze progressiste nell’area
poi sarà compito ldi tutti liberarsi dai regimi arabi e andare avanti.
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