Abbiamo iniziato su queste pagine multimediali il resoconto della brigata tornata dal Libano il 4 settembre scorso e lo intitoleremo: Libano, viaggio della memoria, della condanna e della resistenza..

Il resoconto si sviluppa nel modo in cui si è sviluppato il nostro viaggio ed è del tipo “in presa
diretta” perché alcune pagine sono state scritte mentre si svolgevano i fatti stessi con traduzione
istantanea a volte anche doppia. Si parte da Mar Elìas Camp dove siamo stati ospiti fin da quando
siamo arrivati a Beirut, si prosegue con la visita a Chatila. Qui, a pochi metri dall’entrata del campo,
c’è un luogo recintato da un muro, dove sono state sepolte le vittime del massacro, una fossa
comune. Poi, andando verso il sud del Libano si nota dopo pochi km fuori Beirut il peggioramento
della situazione nel senso che i campi assomigliano sempre più a prigioni circondate dall’esercito
Libanese e chi entra o esce deve passare dai posti di controllo. Man mano che ci avviciniamo al
confine con la Palestina si vedono gli insediamenti Israeliani, verdi, rigogliosi e molto protetti da
recinzioni .muri e armi.Fuori dai confini israeliani tutto è arido e secco. L’acqua è esclusivamente
per Israele.

Si prosegue il nostro viaggio fino a El Kiam, l’ex campo di concentramento sionista, che, dopo la
liberazione dei prigionieri, è stato bombardato dagli stessi israeliani nel tentativo di cancellarne ogni
vergognosa traccia, ma che rimane a disposizione della Memoria grazie all’impegno di chi è
sopravvissuto, come avviene in Europa con gli ex campi di concentramento nazisti, che vengono
messi a disposizione di chi è interessato.

Verso il nord del Libano i campi sono apparentemente in condizioni migliori: le strade inteme
invece di essere larghe un metro e mezzo sono due metri e mezzo. La condizione di “non cittadino”
permane, nel senso che un palestinese non è nessuno, non è cittadino libanese, non ha diritti, non
può lavorare. Dopo aver frequentato le scuole che sono all’intemo dei campi diventa quasi
impossibile continuare gli studi. In pochi riescono ad avere un passaporto.Un popolo cancellato.
Abbiamo terminato il nostro viaggio a Damasco in Siria dove i rifugiati palestinesi hanno gli stessi
diritti dei siriani ma anche lo stesso obbiettivo di tutti i
palestinesi: liberare la Palestina dai
sionisti.

Anche la nostra rabbia è cresciuta giorno dopo giorno, man mano che vivevamo la storia di quei
luoghi, di quel popolo.

Cosi pensavamo di iniziare con questi resoconti una campagna su questo sito: continuare a
pubblicare notizie di contro-informazione, iniziative e anche di approfondimento di quei temi del
viaggio stesso che sono stati solo brevemente toccati.