GUATEMALA COME PARADIGMA

 GUATEMALA COME PARADIGMA PER:

ANATOMIZZARE LE MODALITÁ DELL’AZIONE IMPERIALISTA;

SVILUPPARE UNA AZIONE POLITICA E LEGALE CONTRO GLI ESECUTORI ED I MANDANTI DEL GENOCIDIO DEL POPOLO GUATEMALTECO.

1. LA SPECIFICITÁ STORICA.

La conquista spagnola segna tragicamente la specificità del Continente Latino-Americano. Lo sterminio delle classi dirigenti dei diversi popoli che lì vivevano e l’applicazione su di essi di differenti politiche di genocidio, sono presenti a tutt’oggi come pesanti eredità di incomprensione, diffidenza e rigetto tra i "ladinos" e coloro che, nelle figure dei propri antenati, queste politiche di genocidio subirono.

Il Guatemala, come terra sulla quale si sviluppò la civiltà del popolo Maya -di cui più di 2 milioni furono uccisi dagli spagnoli negli anni della conquista- è un paese totalmente interno ad una problematica etnica.

 

Pur non essendo tale specificità storica il tema che il presente contributo vuol analizzare, risulterà però necessario tenerla sempre presente.

 

Essa è infatti una delle componenti socio-politiche e culturali, non secondarie, che condizionarono e condizionano lo svolgimento della lotta di classe in Guatemala.

 

2. LA SINTESI DEL PASSATO: 1944-1996.

 

2.1. LA RIVOLUZIONE DEL 20 DI OTTOBRE 1944.

 

La sconfitta militare del fascismo, "del sistema, cioè, di reazione integrale più conseguente del grande capitale, dittatura terroristica aperta degli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario", come ricorda Pietro Secchia, rimbalzò su tutte le sponde dello scenario mondiale aprendovi spazi d’azione per le organizzazioni popolari.

Il Guatemala fu uno dei tanti paesi nei quali, almeno in parte, questi spazi si aprirono.

Fu in questo contesto che il generale Jorge Ubico -grande ammiratore di Hitler e Mussolini- dittatore dal 1931 e che, tra le varie cose, aveva trasformato nel 1934 il Ministero del Lavoro in un Dipartimento della Polizia Nazionale, venne spazzato via dalla sollevazione delle masse popolari appoggiate da militari progressisti.

 

Dal 20 ottobre del 1944 al giugno del 1954, il popolo del Guatemala vivrà l’unico periodo di reale democrazia formale, ed anche parzialmente partecipativa, della sua storia.

I due Presidenti che tale periodo governarono, ovvero Juan José Arévalo Bermejo (1945-1950) e Jacobo Arbenz Guzmán, furono eletti democraticamente a grande maggioranza. Essi svilupparono la loro azione su due fronti. Da un lato iniziarono realmente a risolvere le necessità socioeconomiche più elementari delle classi subalterne, quelle che li avevano portati al potere; dall’altro perseguirono prioritariamente due obiettivi:

 

– superare definitivamente i residui feudali ancora esistenti nelle relazioni di proprietà e di produzione del settore agricolo;

 

– iniziare la costruzione di un capitalismo nazionale ed indipendente.

 

La premessa per il raggiungimento dell’obiettivo indicato al primo punto, in un paese in cui, allora, più dell’80% della popolazione viveva della terra, si incontrava evidentemente nella realizzazione di una riforma agraria che razionalizzasse l’uso e lo sfruttamento delle aree coltivabili. Per questo era indispensabile rompere la struttura di distribuzione della proprietà della terra, che vedeva un 2% di latifondisti detenere, e solo parzialmente utilizzare, l’83% di tutta la terra a vocazione agricola del paese.

 

Conseguentemente, il secondo Presidente della Rivoluzione di Ottobre, Jacobo Arbenz Guzmán, colonnello, protagonista del pronunciamento militare che appoggiò la sollevazione popolare, iniziò a realizzare una politica di modernizzazione delle relazioni socio-economiche del campo.

 

Il parlamento approvò nel 1952 la Legge della Riforma Agraria, che vedeva nell’espropriazione delle terre incolte l’unico mezzo possibile e giusto per la ridistribuzione della proprietà della terra.

Dopo l’approvazione si passò all’applicazione.

Sino al giugno del 1954 100.000 famiglie contadine ricevettero la terra, i crediti e l’assistenza tecnica da parte dello Stato. La terra ripartita dallo Stato tra i contadini proveniva, in generale, dalle espropriazioni delle proprietà dei grandi latifondisti ed anche, in piccola percentuale, da quelle di una poderosa multinazionale nordamericana, la United Fruit Company (banane)

 

Se l’espropriazione delle terre incolte dei latifondisti guatemaltechi provocò i loro inestinguibili odi e paure, che li portarono a confermare fermamente e perennemente la loro vocazione di classe, cioè il loro ruolo di forza motrice della controrivoluzione, l’espropriazione di 400.000 acri della United Fruit Company (UFCO), provocò la decisione del Dipartimento di Stato nordamericano di invadere militarmente il Guatemala.

 

2.2. LA DOTTRINA DI SICUREZZA NAZIONALE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA.

 

Praticamente dalla loro nascita, come nazione, gli Stati Uniti d’America (SUA) attraverso i propri padri fondatori e specialmente Alexander Hamilton e Thomas Jefferson, definirono la linea strategica della loro politica estera sui seguenti tre assi fondamentali:

 

1. la forza militare è il mezzo basilare e risolutivo per regolare i problemi di politica estera in atto, è cioè "la soluzione in ultima istanza" (arbiter of the last resort);

2. il fattore principale e decisivo della politica estera deve essere un "egoismo illuminato" (enlightened egoism, o self-interest);

 

3. gli SUA non sono uno Stato qualunque, ma sono uno Stato eccezionale quale il mondo non ha mai conosciuto ed al quale è stato riservato il più grande Destino Manifesto.

 

Questi tre punti iniziali, vennero nel tempo integrati da differenti pronunciamenti fatti dalle amministrazioni nordamericane cronologicamente succedutesi alla guida del paese.

Nel 1823 la "Dottrina Monroe", nel 1904 il "Corrollario Roosevelt", nel 1965 la "Dottrina Jonhson", nel 1984 la "Dichiarazione" Reagan, solamente per citarne alcuni.

 

UNA RIVISITAZIONE ATTUALE. IL "CORALLARIO" DEL PRESIDENTE THEODORE ROOSEVELT (1904) :

"Ripetuti errori o l’impotenza derivata da un abbassamento generale dei vincoli di qualunque società civilizzata –in America o altrove-…a causa dell’adesione degli Stati Uniti alla Dottrina Monroe, possono obbligare gli Stati Uniti ad assumere, loro malgrado, il potere di polizia internazionale".

 

L’insieme di queste "Dottrine", "Corollari", "Emendamenti" e "Dichiarazioni", è andato formando, e forma, i complessivi parametri di riferimento per quella che si conosce con il nome di Dottrina di Sicurezza Nazionale (DSN) degli Stati Uniti d’America.

Con il secondo dopoguerra la DSN conoscerà mutazioni morfologiche, che permarranno sino alla fine della decade degli anni ottanta, le quali le permetteranno di assumere parametri quasi esclusivamente ideologici per ottimizzare l’utilizzazione di tutte quelle forze politiche e sociali disponibili per la lotta contro il "comunismo internazionale".

 

Da queste giustapposizioni delle finalità della DSN si deriva come:

 

– la sua voluta superficialità nelle analisi della situazione internazionale;

 

– la sua debolezza nelle argomentazioni, svincolate da una qualunque relazioni con le categorie di diritto internazionale, giustificative degli interventi fuori dai confini degli SUA;

 

siano esclusivamente funzionali per autodefinire come legali tutte quelle azioni che risultino necessarie per garantire al capitale nordamericano profitti intoccabili ed esclusivi là dove esso sta "operando".

 

In questo contesto risulta paradigmatico il caso della UFCO del Guatemala.

 

2.3. L’APPLICAZIONE DELLA DOTTRINA DI SICUREZZA NAZIONALE IN GUATEMALA.

 

La risposta del capitale nordamericano all’espropriazione dei 400.000 acri della UFCO, consistette nella decisione di risolvere in modo definitivo il "contenzioso" in atto con il popolo ed il governo del Guatemala. Gli SUA si defilarono infatti dietro alla DSN -nella sua strumentale accezione anticomunista- come "riferimento legale" e giustificativo per porre fine all’esperienza guatemalteca di costruzione di un capitalismo nazionale indipendente, intervenendo -nel giugno del 1954- direttamente attraverso un’aggressione militare.

 

Per realizzare l’intervento, il Dipartimento di Stato nordamericano pianificò, finanziò e diresse un’invasione di truppe mercenarie provenienti dall’Honduras. La guida della spedizione fu formalmente assegnata al colonnello Carlos Castillo Armas, che assumerà poi la presidenza dopo le dimissioni di Arbenz.

All’interno del paese il colpo di Stato fu appoggiato da una parte consistente dell’esercito e dalla totalità della destra latifondista colpita dall’espropriazione della terra. Nel settembre del 1954 la controrivoluzione controllava già tutto il paese ed iniziava a sviluppare una sanguinosa repressione contro le avanguardie delle classi subalterne.

UNA PAGINA DI: "SCHEDA PAESE – PARAMETRI GEOPOLITICI E SOCIOECONOMICI"

GUATEMALA secondo il PNUD (Nazioni Unite) – DATI : 1995 – 1999

 

– Popolazione Totale: 10.799.132 abitanti, con crescita del 2.7% per il 1998

– Superficie: 108.889 km², compresa tra i 18º e 14º latitudine Nord ed i 92º e 88º longitudine Ovest.

– Indice di Sviluppo Umano (ISU): 0.615 che pone il paese al 111º posto (su 175) per il 1999.

– PNL/abitante: 1470 dollari SUA

– Povertà:Secondo la Direzione di Pianificazione, gli indici di povertà e povertà estrema sono: nell’area urbana del 57.2% e 37.3 % rispettivamente; nell’area rurale del 85.7% e 71.9%.

– Analfabetismo: 38%. Oltre al valore assoluto, la CEPAL stima che l’analfabetismo femminile sia il secondo nel mondo. Il 73.4% degli analfabeti appartiene ai popoli indigeni (maya, garifuna e xinca).

– Spesa pubblica per l’educazione: 1.8% del PNL (una delle più basse del L.A.).

– Mortalità infantile nel periodo 1990-1995: 48 per mille (7.2 per mille a Cuba).

– Disoccupazione: 46%.

– Distribuzione terra: 87.3% possiede il 15% della terra a fronte di un 2.8% che ne possiede il 66%.

 

 

2. GUATEMALA Secondo MANUEL GALICH – DATI : 1954 – ……

 

"Guardando schematicamente il continente americano, si vedono due grandi masse triangolari, una al nord e l’altra al sud, con le basi in alto ed i vertici in basso. Nella prima -dove, nella parte superiore e più alta, si trovano il Canada e gli Stati Uniti- i due lati del triangolo si restringono, sino a penetrare con la loro punta nel cuore del Messico. Tra le due grandi masse si interpone una distanza, che le rende, anche sulla carta geografica, come galleggianti sopra i due oceani. Però, per un determinismo attribuibile a chissà quali forze, il triangolo in basso non è libero dal triangolo in alto, ma è legato a quest’ultimo da uno stretto lembo di terra, che ricorda qualcosa di simile alla catena che unisce i due bracciali delle manette; il primo bracciale, in alto, attaccato al poliziotto, il secondo ,in basso, imposto al reo.

La catena si chiama Centro America.

Sopra di essa, separate da un mare, vi è un’altra sottile striscia di terra. É Cuba. Verso di lei è puntato un gran dito, la Florida. Esso emerge da uno dei lati del triangolo in alto, e sembra gridare, naturalmente in inglese:

– È mia!

Se idealmente continuiamo nella direzione indicata dal dito, per esempio aiutandoci con una lunga spilla di quelle che le signore usavano un tempo per i propri cappelli -denominati Panamá- all’epoca della costruzione dell’omonimo Canale, si penetrerà nelle viscere della Colombia. Da dove inizia il dito e sino al punto della costa colombiana intercettato dalla spilla d’acciaio, il litorale -che è del Messico e del Centro America- possiede quattro curvi rientri, due maggiori e due minori, che lo fanno assomigliare molto verosimilmente al bordo di una galletta che abbia ricevuto un forte morso. I due rientri più grandi sono il golfo del Messico e la grande entrata del Costa Rica e del Panamá, gli altri due il golfo dell’Honduras e quello del Darién. Tra la spilla ed il litorale vi è un mare ad accesso riservato e controllato: è il mare dei Caraibi. Il proprietario -gli Stati Uniti d’America- lo ha ricevuto in eredità dai pirati inglesi ed in minor parte da quelli francesi ed olandesi. Un poco più in basso ed alla destra di dove si chiude il triangolo collocato al nord ed esattamente dove inizia l’attacco delle manette, tra le due sporgenze del Messico e dell’Honduras, coperta dal saliente che le separa e che si chiama Yucatán, giace il Guatemala. Il Guatemala era una repubblica e la sua bandiera, per cortesia, continua ancora a figurare sullo scudo dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA).

È infatti accaduto che nel 1954, il Guatemala sia stato masticato come una pastiglia di chewin-gum da quegli stessi denti che varie volte hanno morso la galletta dei Caraibi. Qui si trovano dieci, dodici sino a tredici repubbliche, le quali, o per i vecchi motivi ereditari, prima spiegati, o per altri -commerciali o finanziari- nati questa volta nel nostro stesso secolo, hanno anch’esse lo stesso padrone. Il numero di queste repubbliche -termine che nel moderno idioma "americano" ha un’accezione un poco ironica- risulta però variabile perché, con tragica ricorrenza, alcune di esse vogliono smettere di vivere con i piedi sul piancito del patibolo e con la testa inserita nel cappio dei Caraibi. Quando questo accade, il dito inizia allora a tremare, minacciando tutti; e subito il grande triangolo fa sentire il suo peso con più forza e stringe di più le manette; così la punta dello spillo penetra più profondamente e la galletta scricchiola. Dopo queste dimostrazioni, tutto, sinora, è ritornato invariabilmente, al proprio precedente stato di "equilibrio". Dentro delle due o tre repubbliche che vollero fuggire dall’accezione moderna "americana", ci fu, non molto tempo fa, il Guatemala. Il pasticcio sta nel fatto che il Guatemala, purtroppo, si trova esattamente all’attaccatura delle manette. Ed è per questo che la cosa non ha potuto funzionare."

 

In base ai rapporti di forza esistenti allora in Guatemala, appare evidente che Arbenz ed il Partito Guatemalteco del Lavoro – PGT (comunista) non seppero reagire in modo adeguato all’aggressione militare. Arbenz, resosi conto della posizione assunta dall’esercito e contraria alla sua persona, decise di dimettersi "per evitare un bagno di sangue". Le richieste di armi da parte di molte organizzazioni di massa furono disattese.Sarà un’esitazione che le masse popolari pagheranno molto cara; il bagno di sangue ci sarà lo stesso con l’aggravante che la sua dimensione sarà quella del genocidio.

 

Gli avvenimenti guatemaltechi furono, probabilmente, anche una lezione -rispetto alla lealtà di schieramento dei "militari democratici e della borghesia progressista" nella realtà latinoamericana, in relazione allo scontro con l’imperialismo-, vissuta in prima persona da Ernesto Guevara allora medico presso l’Ambasciata Argentina.

 

L’invasione degli SUA e la seguente "normalizzazione" del paese furono solo il primo passo di una strategia complessa ed articolata, incernierata naturalmente sulla DSN, che sarà applicata al Guatemala per distruggere le forze rivoluzionarie ed il movimento popolare. In un certo senso, il Guatemala fornirà agli SUA il modello di controllo, che poi essi applicheranno con le evidenti differenze del caso, per altri paesi latinoamericani.

 

Come accennato nel punto precedente, la DSN aveva assunto, nel secondo dopo guerra, la difesa dei profitti del capitale nordamericano -in questo caso nell’accezione dello scambio ineguale- attraverso la giustificazione generale della lotta al "comunismo internazionale". Si trattava però di determinare "l’anello" che permettesse operativamente di legare questa giustificazione generale, alla realizzazione dello stretto ed imprescindibile controllo delle nazioni dipendenti e specificamente al controllo delle loro organizzazioni popolari e delle loro avanguardie.

La sintesi di questa dicotomia si ebbe con la "scoperta" della nozione di nemico interno.

 

CHI ERA IL NEMICO INTERNO PER I GOVERNI DEGLI STATI UNITI:

"Qualunque persona o gruppo sociale, rivendicazione o idea possa essere suscettibile di svilupparsi nel presente o nel futuro come punta di lancia, alleato od appoggio del comunismo internazionale".

 

Il nemico interno, una volta che se ne era assiomaticamente stabilita l’esistenza, andava quindi individuato e distrutto. Individuazione e distruzione saranno dunque le medicine che l’imperialismo nordamericano applicherà senza tentennamenti alle organizzazioni popolari del Guatemala per garantirne la loro "crescita democratica".

 

Per individuare e distruggere occorrevano innanzitutto strutture statali (sia legali che coperte) che potessero efficacemente operare sui fronti della "Inteligencia Militar" e della repressione sul terreno.

Nonostante che i governi precedenti -che erano stati moltissimi, rispetto ai due espressi dalla Rivoluzione d’Ottobre- fossero stati dittature militari, i "sensori" SUA, cioè ambasciatori, addetti militari, tecnici dell’AID, personale della Office of Public Safety, erano molto preoccupati per il "dilettantismo", l’inefficienza e la corruzione delle strutture istituzionali che dovevano occuparsi del controllo delle attività della sinistra rivoluzionaria.

 

La preoccupazione era tale che il personale addetto dell’Ambasciata adottò "…una politica diretta a verificare personalmente, mediante ispezioni al personale di campo,…gli eventuali miglioramenti da apportare alle modalità dell’uso delle informazioni processate dalla "Inteligencia Militar" al fine di riuscire ad incrementare la velocità di reazione delle unità che realizzano operazioni contro insurrezionali".

In questo contesto, gli Stati uniti decidono di rafforzare in maniera risolutiva il loro appoggio al governo guatemalteco su due distinti livelli:

 

1. politico ed economico;

 

2. militare.

 

Rispetto al livello1:

 

– forniranno allo Stato guatemalteco un modello elettorale, che reggerà sino al 1982, caratterizzato da discriminanti anticomuniste legalizzate da una nuova Costituzione, che permetterà di istituzionalizzare l’appropriazione del potere politico da parte dell’esercito;

 

garantiranno allo Stato terrorista guatemalteco il riconoscimento e l’appoggio internazionale delle potenze occidentali, facendosi garanti del regolare svolgimento dei processi elettorali;

 

garantiranno, sino all’amministrazione Carter, i finanziamenti e la realizzazione delle infrastrutture ritenute necessarie per la lotta contro insurrezionale sviluppata a tutti i livelli dallo Stato guatemalteco, nel quadro del conflitto armato interno.

 

Rispetto al livello 2:

 

assumeranno la gestione totale dell’addestramento militare come componente fondamentale e prioritario per la tenuta dello Stato, inquadrandolo contemporaneamente in una visione strategica di taglio Continentale.

 

All’interno delle priorità del livello 2, individueranno:

 

– Come principale, l’obiettivo di rendere altamente efficace il lavoro della "Inteligencia Militar". Quando, con l’amministrazione Carter, gli appoggi a questo settore non potranno più essere sostenuti, opereranno in modo che altri Stati con esperienza contro insurrezionale, come Argentina, Cile, Colombia, Israele, Sud Corea e Taiwan, li sostituiscano garantendo la continuità della doppia guida. Non deve quindi meravigliare come la "Inteligencia Militar" sia stata la struttura che maggiormente pianificò e condusse la politica del terrore di Stato in Guatemala; politica realizzata attraverso meccanismi istituzionali ed extra-istituzionali, dove la tortura, gli stupri, gli assassinii ed i sequestri senza ritorno ("desaparecidos") ne furono gli strumenti concreti. In Guatemala i "desaparecidos" sono stati 40.000.

 

– Come priorità immediatamente seguente, la realizzazione di Forze d’Obiettivo Interarma, formate da truppe scelte, che nel caso delle unità di terra furono i "Kaibiles". I "Kaibiles" furono addestrati per attuare operazioni militari di sterminio secondo il modello sintetizzato nel punto 2.4.2. e sono stati i maggiori responsabili del genocidio compiuto sul terreno contro il popolo maya e la popolazione rurale in generale. Il genocidio compiuto sul popolo maya e la popolazione rurale ha significato la morte, spesso orribile, di 160.000 persone.

 

Per la gestione totale del livello 2, gli SUA hanno schematicamente progettato e realizzato questo percorso:

 

GESTIONE ADDESTRAMENTO MILITARE:

MENTO MILITARE

 

 

GESTIONE TOTALE

Fort Gullick:

– "Inteligencia Militar" (I.M.)

– Operazioni di I.M. Rurali ed Urbane

– Dottrine Politiche

 

 

 

Escuela de las Américas

Panama (1949 – 1984):

– Dottrine Convenzionali

 

 

 

Fort Clayton:

– Ingegneria Militare

– Topografia

– Cartografia

 

 

Dottrina di Guerra Aerea

Fort Albrook:

Panama (1960 – 1976)

 

 

Operazioni Contro Insurrezionali in ambiente di Selva Tropicale

Fort Sherman:

Panama (1960 – 1976)

 

 

 

Rangers, Commandos.

(deriveranno i Kaibiles)

Fort Bening:

Georgia – Stati Uniti

(1960 – 1976)

 

 

Corsi per Ufficiali Superiori

– Dottrine Strategiche

– Operazioni Contro Insurrezionali

Fort L. J. Mc Nair:

Washington – Stati Uniti

(1962 – 1976)

 

 

 

Operazioni di Guerra Non Convenzionale

Fort Bragg:

Nord Carolina – Stati Uniti

(1962 – 1976)

 

 

 

Commandos e Coorinamento Regionale Centro Americano

C.R.E.M.

Trujillo – Honduras

(1983 – 1985)

 

 

2.4. LA RISPOSTA DELLE MASSE POPOLARI E LA RICERCA DELLA SOLUZIONE

MILITARE.

 

Dopo la grande repressione che seguì il golpe del 1954, e che provocò più di 5.000 morti e con la seguente totale chiusura di ogni spazio politico per le organizzazioni popolari e l’inizio della costruzione istituzionale di uno Stato terrorista, così come caratterizzato nel punto precedente, le avanguardie delle masse subalterne non ebbero dubbi, e nemmeno scelte, nel capire che l’unica strada rimasta per riprendere a continuare e, a questo punto, sviluppare ciò che l’aggressione militare dell’imperialismo aveva interrotto, era quella di iniziare la guerra di guerriglia.

Con la fine della decade del cinquanta questa decisione strategica si concretizza in svariate azioni di propaganda e risposta armate sia nella città che nelle zone rurali.

Tra il 1961 ed il 1962 molti dei quadri protagonisti di queste lotte si recheranno a Cuba per studiare e ricevere addestramento militare. A Cuba, tra l’altro, incontreranno Jacobo Arbenz che insegnava allora alla "Escuela de Guerra".

 

In questo contesto, nel dicembre del 1962, il PGT organizza una riunione alla quale parteciperanno i dirigenti degli incipienti movimenti guerriglieri e cioè:

 

– il Movimiento 20 de Octubre, i cui membri provenivano del PGT e dalla Gioventù Patriottica del Lavoro – JPT;

 

– il Movimiento Revolucionario 13 de Noviembre – MR13, formato da alcuni dei quadri militari che avevano protagonizzato o facevano propri i principi della Rivoluzione d’Ottobre e che si erano ribellati in armi il 13 novembre del 1960;

– il Movimento 12 de Abril, composto essenzialmente da studenti universitari che avevano organizzato combattive dimostrazioni nell’aprile del 1962 contro le truffe elettorali che si erano date.

 

È in questa riunione che si vedranno accettate, anche se in modo diversificato, le ragioni e le necessità della lotta armata ed è da qui che si porrà all’ordine del giorno la costituzione di una struttura militare unitaria: le Forze Armate Ribelli – FAR. Le FAR che risponderanno, inizialmente, alla direzione politica del PGT e del MR13 assumono come linea strategica politico militare quella classica della guerra di guerriglia. Il nemico reale e principale viene individuato "nell’ imperialismo americano, sostegno fondamentale delle classi reazionarie interne e della casta militare che ora esercita la dittatura", mentre i suoi obiettivi strategici consistevano "nella presa, attraverso la lotta armata, del potere politico da parte della classe operaia, forza motrice della rivoluzione guatemalteca, alleata con i contadini, e con l’appoggio degli intellettuali ed altri settori rivoluzionari della piccola borghesia, per l’instaurazione della dittatura del proletariato in uno Stato operaio-contadino al fine di completare la lotta antifeudale ed antimperialista e realizzare gli obiettivi socialisti".

 

Sottolineando, se del caso, l’orientazione marxista-leninista delle FAR, e opportuno notare:

– sia l’adozione "acritica" del modello relativo alla "forza motrice" della rivoluzione;

– sia la mancanza di riferimenti su quella che si è chiamata, nel punto 1., la grande specificità sociale e storica del paese.

 

2.4.1. SVILUPPI, CONTRADDIZIONI, SVILUPPI: 1960 – 1980.

 

Già prima della nascita delle FAR vi erano stati tentativi di creare focos guerriglieri. Uno di questi fu il "Frente Insurreccional Alejandro de León Aragón", che operò sia nella capitale che contro le basi militari nel resto del paese. Un secondo fu l’approntamento di una Colonna al comando del tenente José Guillermo Lavagnino nell’area di Huehuetenango (6).Un terzo fu il "Frente" che operò in Concuá, Baja Verapaz (3), al comando del colonnello Carlos Paz Tejada.

Tutti questi tentativi, voluti e guidati separatamente dal MR13 e dal PGT, fallirono; gli scarsi appoggi della popolazione terrorizzata dagli effetti della repressione e la enorme disparità di armamento e di uomini tra guerriglieri ed esercito determinarono la distruzione dei tre fronti.

 

Con la nascita delle FAR, la decisione di sviluppare nel paese la lotta armata viene assunta in maniera più conseguente e decisa e ciò permette l’incremento qualitativo e quantitativo delle operazioni militari.

 

 

Nel 1963 si creano in Izabal (4) il "Frente Alaric Bennet", al comando di Marco Antonio Yon Sosa ed il "Frente Moisés Quilo", di ammortizzamento, al comando del tenente Rodolfo Chacón.

In Zacapa (22), al comando di Luis Trejo, il "Frente de Las Granadillas" che si dissolse per contraddizioni interne, dando però origine al "Frente Edgard Ibarra" che si spostò in Izabal – Sierras de Las Minas – al comando di Turcios Lima e con Rolando Morán (Ricardo Ramírez de León), futuro Comandante di un’altra formazione guerrigliera, l’EGP, come principale quadro politico.

 

Nella seconda metà di questo stesso anno, un gruppo trotskista latinoamericano del Partido Obrero Revolucionario si unisce all’ M13 provocandone la separazione con le FAR che si manteranno sotto la direzione di Turcios Lima.

Marco Antonio Yon Sosa, che resta al comando del MR13, tenta una riorientazione di questo movimento ma la sua morte avvenuta in Messico per mano dell’esercito di questo paese nel maggio del 1970, segnerà un declino inarrestabile dell’M13 che scomparirà definitivamente nel 1973.

 

Al problema dell’MR13 si somma pure la scomparsa, causata da un incidente automobilistico nell’ottobre del 1966, di Turcios Lima, incontrastato dirigente politico militare delle FAR; la sua morte aprirà infatti al loro interno una serie di contraddizioni e di differenze che sboccheranno, nel marzo del 1967, nella divisione tra FAR e PGT.

Il comando delle FAR verrà rilevato da Camilo Sánchez ( Francisco Ordóñez Montenegro) e quando, nell’agosto del 1968, Camilo viene ucciso da forze di sicurezza dello Stato, la direzione di questa organizzazione rivoluzionaria passerà a Pablo Monsanto (Jorge Soto), che ne resterà il Responsabile politico-militare sino alla formazione del partito unitario della ex-guerriglia. Dal 1970 in poi le FAR concentreranno i loro sforzi militari essenzialmente nel Petén (1).

 

Così, anche se con la nascita delle FAR, nel 1962, si era realizzato un reale sviluppo delle forze guerrigliere raggiungendo un livello superiore dello scontro, il bilancio militare della fine della decade del sessanta risultava un bilancio di sconfitte.

Le divisioni interne al movimento rivoluzionario guatemalteco -MR13, FAR e PGT- ed il fatto che le susseguenti e ripetute riorganizzazioni non porteranno alla costituzione di un nuovo "blocco" egemone, vanno lette sulla difficoltà complessiva di non riuscire a definire una linea politico militare coerente alla specificità del paese, condizione prioritaria per permettere lo sviluppo delle potenzialità rivoluzionarie delle aree di reclutamento.

 

Questo e l’enorme quantità di risorse che l’oligarchia guatemalteca poteva impiegare nella guerra civile per l’appoggio incondizionato ed illimitato fornitole dagli SUA, sono i dati fondamentali che spiegano il contenimento dell’espansione rivoluzionaria.

 

Come risposta alle limitazioni ed alle contraddizioni sinteticamente analizzate, nascono, praticamente insieme, agli inizi degli anni settanta, due nuove formazioni guerrigliere, i cui quadri hanno tutti la medesima provenienza storica, cioè il PGT:

 

– l’Esercito Guerrigliero dei Poveri – EGP, il cui Responsabile politico militare sarà Rolando Morán (Ricardo Ramírez de León) e le cui zone di operazioni saranno essenzialmente il Quiché (5), Huehuetenango (6), Alta Verapaz (2), Baja Verapaz (3), Izabal (4), Chimaltenango (11), Guatemala (13);

 

– l’Organizzazione Rivoluzionaria del Popolo in Armi – ORPA, il cui Responsabile politico militare sarà Gaspar Ilom (Rodrigo Asturias) e le cui zone di operazioni saranno essenzialmente San Marcos (7), Quetzaltenango (8), Sololá (10), Santa Rosa (14), Escuintla (15).

 

Senza entrare in considerazioni, anche solo superficiali, sulle differenze non secondarie tra queste due organizzazioni rivoluzionarie, ci limitiamo a constatare che EGP ed ORPA affrontano e legano, con alle spalle l’esperienza di più di dieci anni di lotta armata, le categorie di "forza motrice della rivoluzione" e "di scenari operativi della guerra di guerriglia" in un quadro di attenzione strategica verso gli indigeni ed i contadini poveri.

 

D’altra parte, come sempre quando le cose sono mature, sia le FAR che quel che restava del PGT, erano arrivati a conclusioni strategiche ed operative nei fatti compatibili con quelle dell’ ORPA e dell’ EGP.

2.4.2. STAZIONARIETÁ DEI RAPPORTI DI FORZA DELLO SCONTRO: 1980 – 1996.

 

Le necessità e le prospettive di una lotta antimperialista che appariva potersi affermare vittoriosamente a livello regionale, congiuntamente al ruolo svolto da Cuba per favorire l’unità dei movimenti rivoluzionari, permisero agli inizi degli anni ottanta la confluenza di FAR, EGP, ORPA,e PGT in un’unica organizzazione, la Unità Rivoluzionaria Nazionale Guatemalteca – URNG.

 

Con questa complessiva ricomposizione strategica, la rivoluzione guatemalteca iniziò ad affermarsi sul terreno, guadagnando spazi sociali e politici tra la popolazione. La guerriglia, come struttura militare, operava ormai stabilmente ed efficacemente su gran parte del paese inquadrando tra unità permanenti, mobili e distrettuali, circa 15.000 combattenti. Come base di appoggio e di reclutamento sicuro, contava invece su 260.000 elementi organici.

La constatazione da parte dei vertici dello Stato, cioè degli alti comandi dell’esercito, della crescita lineare della guerriglia, fa sì che essi definiscano un modello di risposta militare maturato e definito, nei suoi aspetti fondamentali, nelle scuole e nei collegi militari che i differenti governi nordamericani, vedi schema del punto 2.3., avevano approntato per la loro "formazione".

 

Questo modello non esprimeva strategicamente grandi categorie di analisi e sintesi militari. Si basava semplicemente sullo sterminio della popolazione civile. L’attuazione di questa decisione, da questo momento in poi, sarà conosciuta nell’esercito con il lemma "togliere l’acqua al pesce".

Il momento di risoluzione tattico per la sua applicazione sul terreno, si dà, con più esattezza, quando l’"Inteligencia Militar" percepisce che:

 

– i differenti fronti stanno assorbendo troppi quadri medi e di base, rompendo l’equilibrio dirigenti/massa e con esso il percorso del reclutamento;

 

– la popolazione rurale, base insostituibile della guerriglia per la continuazione della crescita dello scontro, sta venendo, di fatto, lasciata senza uno schermo protettivo reale;

 

– le reclute guerrigliere, affluite in massa, non avevano la possibilità di essere né inquadrate, né tanto meno equipaggiate a causa delle risorse e della logistica insufficienti ed inadeguate.

In questa concreta situazione, su questi dati, realmente approssimativi della realtà, i vertici militari prendono la decisione di non considerare più la guerriglia come obiettivo militare prioritario, ma di passare tale priorità direttamente sulla popolazione rurale ed urbana, l’acqua, cioè, dove i guerriglieri "nuotavano". Saranno così i civili, in maggioranza donne e bambini del campo, e non i combattenti a divenire il bersaglio delle operazioni militari finalizzate all’eliminazione fisica.

È con questo uso di massa del terrore senza limiti, che sarà, essenzialmente, fermata la rivoluzione guatemalteca. A partire dal 1984-1985, l’iniziativa delle operazioni rimarrà sempre nelle mani dell’esercito ed il rapporto di forza quantitativo tra guerriglia e forze militari e paramilitari dello Stato si stabilizzerà in un rapporto, più o meno, di 1 a 200. Ciò nonostante, il nucleo delle forze politico-militari della URNG ed i suoi legami con le masse popolari resteranno indistruttibili. Con tutti i tentativi sviluppati nelle sue campagne di annientamento, con tutte le sue risorse tecniche, con tutti gli addestramenti ed addestratori ricevuti da potenze straniere, l’esercito si scontrerà ogni volta, sul terreno e nella società, con un muro invalicabile ed impenetrabile che gli imporrà l’impossibilità della soluzione militare.

Questo sarà il nucleo della correlazione finale della guerra civile, inserito però uno scenario geopolitico strutturalmente cambiato rispetto al suo inizio.

3. LA SPECIFICITÁ DEL PRESENTE.

 

L’implosione della Unione Sovietica e la stabilizzazione di altri due poli imperialisti, distinti e quindi strutturalmente ostili, sono stati i principali fattori che hanno spinto gli SUA, oltre, naturalmente, al fondamentale fatto di non aver potuto distruggere in tempi utili le forze della guerriglia, a riconsiderare la loro politica in Centro America,

Il risultato complessivo è stato quello di polarizzare gli attuali obiettivi del governo nordamericano nella Regione sulla "stabilità" sociale, condizione necessaria per trasferirvi i nuovi parametri di "produzione " e di "consumo" che rappresentano le differenti categorie da sviluppare per far fronte a questa fase dello scontro interimperialista.

Le politiche del FMI e della BM confermano questa affermazione, con eccezione forse, nel momento attuale, del Nicaragua.

 

È in questo contesto, anche se in modo certamente non meccanicistico, che si daranno:

 

– La firma degli Accordi di Pace siglata tra guerriglia e governo il 29 dicembre del 1996 e soprattutto l’accettazione dei loro contenuti da parte dell’oligarchia guatemalteca. Nei contenuti fondamentali degli Accordi viene infatti considerata la volontà della guerriglia di indicare in essi le modalità generali di soluzione dei problemi sociali che avevano dato origine al conflitto armato.

Si accorderà così di definire forme di principio per:

 

Ø realizzare una riforma agraria che garantisca l’accesso e la sicurezza riguardo alla proprietà della terra per chi la lavora;

 

Ø riconoscere formalmente e legalmente i diritti dei popoli indigeni, garantendone pari trattamento ed opportunità, recupero ed uso della lingua, delle tradizioni e dei costumi propri;

Ø ridistribuire in maniera maggiormente equa la ricchezza prodotta dalla nazione;

 

Ø costruire una società non escludente, riconciliata e pacificata, alla quale si perverrà mediante la progettazione di nuovi strumenti istituzionali che permettano la nascita di una democrazia partecipativa.

 

– Il "visto bueno" che la Commissione per il Chiarimento Storico (CEH) ha in qualche modo ottenuto dall’ONU, e cioè dagli SUA, per presentare la sue conclusioni intorno alle violazioni dei diritti umani avvenute all’interno del conflitto interno guatemalteco dal 1962 al 1996.

 

Sulla Commissione va ricordato che anch’essa era nata formalmente all’interno dei colloqui di pace ufficiali, che si tenevano sotto l’appoggio e la pressione-controllo dell’ONU, tra la guerriglia ed il governo guatemaltechi. È infatti nell’"Accordo sulla creazione della Commissione per il chiarimento storico delle violazioni dei diritti umani e degli atti di violenza che hanno causato sofferenza alla popolazione guatemalteca", sottoscritto tra le parti il 23 giugno del 1994, che si prevede la costituzione di una struttura, la CEH, che a pace firmata avrebbe avuto il compito di investigare le violazioni, e soprattutto il loro perché, avvenute nel Paese durante il lungo conflitto armato interno. A pace firmata, il rappresentante del segretario Generale dell’ONU e già moderatore dei colloqui di pace, Jean Arnault, designò nel febbraio del 1997 una personalità guatemalteca come responsabile dei futuri lavori della Commissione,

 

Resta il fatto che le conclusioni del lavoro realizzato dalla CEH sotto mandato ONU, indipendentemente dai motivi economici, politici e strategici che l’ hanno permesso, hanno un peso storico, politico e morale che non può non essere sviluppato, che deve -insomma- essere utilizzato.

3.1. LA RELAZIONE DELLA CEH.

 

La relazione della CEH., conosciuta anche come "La Memoria del Silenzio", è stata presentata al popolo del Guatemala ed alla "Comunità Internazionale" il 25 febbraio del 1999. La CEH ha costruito la sua relazione -1700 pagine- nel periodo che va dal 31 luglio 1997 al 24 febbraio 1999, utilizzando le competenze professionali di 269 specialisti, tra cui 142 guatemaltechi.

 

I suoi risultati quantitativi e qualitativi trovano la base:

 

– nei lavori di campo (scavi, esumazioni, localizzazioni);

 

– nelle visite di studio e ricostruzione degli avvenimenti a più di 2.000 Comunità rurali;

 

– nelle interviste individuali (7.338) e collettive (500) includendo quelle a più di mille "testimoni chiave" nel paese ed all’estero;

 

– nelle relazioni stabilite con più di 20.000 persone coinvolte a vari livelli ed a vario titolo nel conflitto armato interno;

 

– nelle analisi di documenti declassificati messi a disposizione dai governi guatemalteco, nordamericano ed israeliano;

 

– nelle analisi degli scritti e dei documenti messi a disposizione dalla ex-guerriglia.

 

Il quadro di riferimento giuridico considerato dalla CEH è stato quello delle regole e dei principi internazionali, anche se la maggioranza di questi trattati sono stati ratificati dallo Stato guatemalteco solamente dopo i maggiori orrori commessi nel confronto armato, con l’eccezione della "Convenzione sulla Prevenzione e Sanzione del Delitto di Genocidio".

 

Su queste basi di regole, di informazioni, analisi e riferimenti, dai quali i contenuti del presente contributo sono complessivamente derivabili, la CEH è pervenuta a conclusioni assolutamente inoppugnabili.

 

Le conclusioni sentenziano che i crimini che sono stati commessi durante i 36 anni di guerra civile: ovvero gli effetti derivanti dalla rottura storica iniziale data dal rompimento della legalità democratica avvenuta con l’aggressione militare realizzata dal Dipartimento di Stato nordamericano, e che possono riassumersi anche quantitativamente con:

 

– più di 200.000 morti (inclusi 40.000 "desaparecidos"), tra i quali una grande quantità di bambine e bambini, ed in cui l’estrema crudeltà delle uccisioni ha sempre espresso un odio bestiale contro la donna, specialmente indigena, torturata, violata sessualmente ed uccisa e dove comunque la assoluta maggioranza delle vittime non si è avuta tra i combattenti ma tra i civili;

 

– più di 1.000.000 di profughi, scappati dai loro villaggi e dalla loro case per sopravvivere all’enorme violenza istituzionale applicata dallo Stato contro il popolo guatemalteco;

 

– più del 20% del popolo guatemalteco direttamente attaccato nel suo diritto alla vita, con la conseguente esponenziale rottura delle relazioni di solidarietà, dei vincoli famigliari, dell’infanzia,

 

hanno le loro radici e la loro provenienza:

 

· Nella decisione della oligarchia e dell’esercito guatemaltechi, in special modo del suo vertice di comando, di realizzare uno Stato fondato sull’uso istituzionale del terrore come mezzo di controllo e dissuasione sociale. Terrore applicato a tutta quella parte di popolazione che poteva venire identificata come "nemico interno", definizione la cui risoluzione venne sempre più dilatandosi nel corso della guerra civile.

 

· Nella violazione continua e programmata, da parte dei vertici istituzionali dell’esercito, della polizia e della magistratura, della parvenza di legalità che ancora coesisteva con uno Stato di cui al punto precedente. Violazione che ha portato lo Stato guatemalteco a perpetrare crimini di genocidio ai danni del proprio popolo.

 

· Nella decisione dei governi degli Stati Uniti d’America di costruire ed appoggiare in Guatemala, in maniera determinante ed insostituibile, a livello politico, economico e militare il modello di Stato.

 

3.2. IPOTESI DI UN’AZIONE DI RECIPROCA SOLIDARIETÁ.

 

Dovrebbe quindi, almeno nelle intenzioni e per le informazioni trasferite, risultare chiaro come la strategia degli SUA verso il Guatemala non possa inquadrarsi riduttivamente nel vecchio confronto bipolare, ma sia più concretamente vincolata alla fase storica contingente.

Ugualmente chiara dovrebbe proiettarsi la criminale ed enorme scientificità delle complessive azioni, politiche e militari, -sinergizzate se non bastasse dalle esperienze acquisite sul campo dei golpisti cileni, argentini e dai servizi segreti di altri paesi "democratici"- che l’imperialismo nordamericano ha utilizzato contro il popolo guatemalteco e le sue avanguardie.

 

A questa criminale scientificità il popolo guatemalteco ha risposto con lo sviluppo di una lotta trentennale su differenti fronti di scontro, di cui quello armato occupava il ruolo principale.

Nonostante l’enorme spiegamento qualitativo e quantitativo delle risorse del nemico e l’evidente squilibrio delle correlazioni di forze -quasi impossibile a credere se non si sapesse essere esattamente vero- i rivoluzionari guatemaltechi hanno resistito. Riunite, nonostante le non poche difficoltà, le loro quattro Organizzazioni nella URNG, hanno mantenuto il terreno; non è stato dunque possibile all’imperialismo nordamericano riuscire a distruggerli prima di dover obbligatoriamente abbandonare i modelli d’intervento controrivoluzionario all’interno delle "proprie linee di comunicazione".

 

Del patrimonio di lotta che realtà come la URNG mettono anche a nostra disposizione, varrebbe la pena di approfondirne l’aspetto associato alla soggettività rivoluzionaria di massa, categoria imprescindibile, senza la quale non ci sarebbe niente da scrivere sul movimento rivoluzionario guatemalteco, per il semplicemente fatto che non esisterebbe.

 

Attestata, ora, la URNG, dopo la firma della pace nel dicembre del 1996, nella lotta per l’applicazione degli Accordi firmati tra la ex-guerriglia ed il governo; guadagnato uno spazio di manovra nell’affermarsi come terza forza nelle elezioni del 7 novembre del 1999, le prime dopo 48 anni nelle quali abbia partecipato la sinistra, la URNG sta utilizzando queste trincee politiche per ricostruire con e nelle masse popolari un progetto di contropotere incernierato sulla giustizia sociale, in una nazione multietnica, plurilingue e non escludente, impegnata a livello internazionale nella costruzione di un fronte dei paesi del Sud per contribuire a rompere lo sfruttamento e la dipendenza. È difficile ipotizzare un processo che rimetta la Regione Centroamericana nel ruolo di fronte principale dello scontro.

La correlazione dei nostri scenari parrebbe darci l’indicazione dell’esistenza di uno spazio che sarebbe importante occupare e che si lega al lemma del presente punto. Lo spazio dovrebbe essere quello, anche attraverso la base di una opportuna utilizzazione e di un opportuno sviluppo dei giudizi, quasi sentenze, emessi dalla CEH, di perseguire in termini legali gli esecutori ed i mandanti del genocidio del popolo guatemalteco.