Intervista a un ex combattente delle FAR nella resistenza urbana

INTERVISTA A JOSÉ VALLADARES: “GUATEMALA TRA IL 1962 ED IL 1996.LA RESISTENZA ARMATA  NELLA CITTÁ DURANTE LA GUERRA CIVILE“  CONSIDERAZIONI GENERALI

… Sono ormai cose che appartengono alla Storia. Però credo che non vadano dimenticate. La lezione importante è che, costretti a difenderci , noi, operai, impiegati, studenti –sia uomini che donne- abbiamo imparato … abbiamo messo militarmente in difficoltà, proprio nella città, nel loro covo, l’apparato illegale di repressione-sterminio antipopolare che l’oligarchia guatemalteca, e l’imperialismo, statunitense unitamente ai suoi servi, avevano costruito. A questo proposito è appena il caso di ricordare che dopo gli Stati Uniti Israele era il suo secondo nell’appoggio all’esercito guatemalteco perché questo si dotasse di servizi segreti efficienti, per usare un eufemismo; l’esercito guatemalteco approfittava in questo al massimo da Israele … non si limitava certo agli scambi economici ed alla fornitura di armi. Ma per un certo periodo anche specialisti dei servizi segreti tedeschi addestrarono i militari guatemaltechi e lavorarono direttamente sul campo contro di noi. Sembra curioso che questo sia successo … che israeliani e tedeschi potessero collaborare tra loro,  dopo che milioni di ebrei erano stati massacrati dai tedeschi stessi  … Questo è successo dopo l’uccisione dell’ambasciatore della Germania[1] … che per me è stato un errore. Lui era, tutto sommato, un ambasciatore come un altro … non un nemico vero e proprio. 

 

COME INIZIÓ

Ma ritorniamo all’inizio della lotta. Nella città, più o meno, si cominciò nell’anno 1962 con il Movimento studentesco contro  Ydígoras Fuentes e dovuto alla forte repressione che il movimento soffrì le azioni di protesta civica si furono convertendo in proteste violente sino a sboccare in azioni più aperte di … come una sollevazione generale nella città … si ottenne incluso dichiarare … -la città è divisa in zone, come zone postali- si ottenne dichiarare dei quartieri popolari come “zone liberate”, dove la polizia e l’esercito non potevano entrare … pensa che anche le persone che lavoravano nei mercati facevano barricate nelle vie di accesso a questi quartieri … certo poi entrarono, però gli costò molto; durante questi anni già il Partito Guatemalteco del Lavoro (PGT)[2] stava entrando in contatto con i ribelli del 13 di Novembre con i militari ribelli … da qui iniziò a nascere il germe della guerriglia delle FAR[3] nella Sierra de las Minas e nella Città del Guatemala la Resistenza. La Resistenza … si chiamò Resistenza al posto di “Commandos” urbano come la chiamarono dopo o guerriglia urbana … noi sempre preferimmo il nome di Resistenza perché ricordava più i movimenti europei, i francesi, gli italiani contro l’occupazione nazista e i metodi erano più o meno uguali perché erano piccoli gruppi in grande svantaggio rispetto all’apparato statale e sommamente clandestini, dovevano vivere, muoversi, combattere all’interno del nemico stesso; di fronte al nemico e nel terreno più forte del nemico e per questo si preferì il termine di Resistenza, perché il termine di guerriglia lo vedevamo  abbastanza differente … non solo rispetto all’ambiente di operazioni, ma anche alla metodologia ed al procedimento. Nella guerriglia rurale comunemente la forza d’urto è rappresentata da colonne che stanno in accampamenti, combattono in spazi dove è possibile manovrare.

In cambio, nella Resistenza l’unità operativa è molto piccola, con grande forza e  potenziale di fuoco, molto rapida, però allo stesso tempo molto vulnerabile  perché facilmente le forze repressive possono isolare i vari settori città … e soprattutto nella nostra dove le entrate e le uscite sono pochissime, come  quattro o cinque, niente di più, ed aggiungi che il controllo e facilitato dalle caratteristiche topografiche della città, la cui area è praticamente un insieme di “sacche” isolate da burroni. Tutto questo ci faceva preferire il nome di Resistenza. Devi aggiungere che generalmente lo studente sentiva più … aveva ammirazione per la Resistenza europea contro l’occupazione nazi. Ci strutturammo anche con forme di organizzazioni simili: cellule al posto di colonne, o squadre o pattuglie come nella guerriglia cubana. Erano, inizialmente, cellule di lavoro integrale … e queste cellule si iniziarono a costituire essenzialmente reclutando compagni della Gioventù Patriottica del Lavoro (JPT), la Gioventù del PGT, e da lì iniziò la doppia militanza … eravamo cioè membri della Gioventù o del Partito e membri delle FAR. Le cose poi si svilupparono ed iniziammo a creare unità di Resistenza armata. Queste unità arrivarono ad essere cinque … con un totale stabile di 25 compagni realmente operativi … e nonostante il numero, sia  il governo che l’esercito si trovarono in serie difficoltà a causa della forza e dell’effettività delle azioni realizzate. Con questo obbligammo  l’esercito e la polizia a mantenere nella città quasi la terza parte dei suoi effettivi … che non potevano quindi essere utilizzati nella montagna … perché le azioni crescevano in città. Quindi la Resistenza aiutò ed appoggiò la riuscita delle azioni dei compagni della guerriglia rurale anche rendendo impossibile al governo le spiegamento totale dei suoi effettivi; cosa fondamentale per loro, soprattutto nell’epoca iniziale nella quale né l’esercito né la polizia erano molto numerosi.

  LA RETE D’APPOGGIO ED I MILITANTIGeneralmente la rete di appoggio era formata da persone conosciute dai militanti; tali persone avevano idee democratiche, non sempre di sinistra … veniva inizialmente dato loro del materiale di studio e di propaganda nel momento e nella maniera opportuna (per esempio dicendo di averlo trovato dentro un autobus … o cose simili), e su questo  materiale si discuteva … per cercare di capire la loro disponibilità a lottare … si discuteva molto della situazione politica del paese, sino al momento che si integravano nella nostra struttura. Era un lavoro lungo … perché bisognava capire se questa gente potevamo considerarla affidabile sino in fondo. L’indicazione era che ogni militante doveva formare una sua rete di appoggio costituita appunto da amici o conoscenti che però non sapevano dove vivesse il militante. Per garantire la sua sicurezza il militante non doveva intrattenere nessuna relazione personale con i membri della rete di appoggio. L’OBIETTIVO STRATEGICO DELLA RESISTENZA URBANAL’obiettivo era l’appoggio alla guerriglia … però in un senso molto amplio; nel senso che consideravamo la Resistenza il suo braccio armato in città, oltre a garantire risorse a quelli della montagna: recupero di armi, acquisto di armi, fabbricazione di esplosivo … La resistenza in città si coordinava con la guerriglia rurale. Una guerra rivoluzionaria, nelle condizioni della Guatemala di allora, non si poteva vincere solo con la guerriglia rurale … devi prendere piede anche nelle città … bloccare la produzione industriale, tagliare le comunicazioni al nemico e contemporaneamente obbligarlo a mantenere ingenti forze nelle aree cittadine, acuire, in generale,le contraddizioni, e così creare le condizioni per sollevazioni urbane. La rivoluzione è un movimento di massa, non può essere fatta da 1000 o 3000 uomini che per quanto valorosi siano non spostano la correlazione di forza. Abbiamo l’esempio della Colombia: in una regione che si chiama “Marquetalia” la guerriglia vi proclamò una repubblica libera ed indipendente … ma l’esercitò accerchiò la zona e sconfisse il tentativo. GLI OBIETTIVI TATTICI DELLA RESISTENZA URBANA E LE SUE SPECIFICITÁInizialmente la Resistenza urbana si occupò di tipologie di azioni che possono così riassumersi:

– recupero armi attraverso qualunque tipo di azione, come per esempio assaltare un militare isolato e togliergli pistola e cartucce per poterci equipaggiare e sviluppare così azioni di più alto livello;

– protezione con elementi armati alle azioni di propaganda, ovvero a chi dava manifestini, faceva comizi volanti, scriveva sui muri o metteva bombe carta;  

– giustiziamento  dei torturatori, degli assassini dei compagni e sequestro di conosciuti uomini d’affari per auto-finanziare la Resistenza attraverso il pagamento del loro riscatto.

Su quest’ultimo fronte, dell’autofinanziamento, rapimmo, lo dico per far capire il livello dello scontro, il Presidente della Corte Suprema di Giustizia ed il Presidente del Parlamento.

A livello di routine, invece, praticavano sabotaggi alle linee elettriche, alle grandi imprese multinazionali, come per esempio la Shell, alla rete viaria utilizzata dai convogli militari; sempre, contemporaneamente a queste azioni -che erano  i nostri obiettivi tattici- si realizzavano attività armate secondarie a scopo di diversione. Le azioni in città andavano realizzate con molta precisione, nello spazio e nel tempo; il coordinamento dei compagni aveva come scala temporale quella dei secondi. Oltre al piano principale, secondo il quale entravamo in azione, vi era uno  o più piani alternativi e di emergenza. Nella Resistenza urbana era possibile discutere collettivamente obiettivi e metodi prima e dopo le azioni. Discuterne prima era possibile, a differenza della guerriglia rurale, perché il gruppo che sarebbe entrato in azione nella città era preventivamente concentrato in una casa di sicurezza e totalmente isolato da tutto e da tutti. Questa era senz’altro una delle tante specificità della Resistenza, una differenza dalla guerriglia rurale.

 

L’ARRESTO DELLA CRESCITA DELLA RESISTENZA URBANA

Nel 1970, si può dire, si chiude la “vecchia” Resistenza urbana. Il nostro Comando generale spinse per una unificazione delle risorse umane e materiali del fronte urbano e rurale; così il modello definito ed attivato dalla Resistenza viene sostituito da “Commandos” urbani, costituiti essenzialmente da compagni della montagna che si trasferiscono in città. Per me è stato un errore molto grande! Per due motivi. Il primo è stato quello che questi “Commandos” vollero trasferire il modello della guerra di guerriglia in città … e vennero fatte delle azioni sul tipo di quelle in Colombia , ma io non ero molto d’accordo con questo … perché la caratteristica della città e che il nemico è in mezzo alla popolazione … non si potevano usare armi distruttive o esplosivi poderosi perché così, sicuramente, si sarebbe anche colpito la popolazione civile. Cosa che accadde quando fu lanciato un camion bomba contro una caserma della polizia. Il camion, per un difetto  esplose mezzo isolato prima, facendo vittime tra i passanti. Il secondo motivo è stato che i compagni che venivano da fuori, dalla campagna, non erano abituati alla città, erano fuori dal loro ambiente … erano in un ambiente totalmente differente e psicologicamente non reggevano alla tensione della lotta in città. Si può dire che la prima fase della lotta armata in città, la Resistenza urbana, si sedimentò su di una sua base sociale con un’ampia organizzazione ed un ampio appoggio dentro la popolazione; la seconda fase, quella dei “Commandos”, si realizzò con un piccolo gruppo molto combattivo ma senza relazione con la popolazione, senza nessuna base sociale in città. Insomma, dal 1972 la Resistenza poteva considerarsi morta e seppellita; quello che rimase fu la lotta politico-sindacale aperta, la quale non aveva alcun sostegno di squadre armate; che erano invece l’unico mezzo che poteva esercitare una deterrenza concreta sulle forze repressive ed una protezione reale per i compagni, che con coraggio senza limiti si mettevano in questo tipo di lotta legale. Per questo l’esercito ebbe mano libera nell’uccidere dirigenti sindacali, operai, universitari.   



[1] L’ambasciatore Karl von Spreti fu sequestrato ed ucciso dalle FAR nel 1970.

[2] Il PGT era il Partito comunista

[3] Fuerzas Armadas Rebeldes (FAR): nascono nel dicembre del 1962 come unione di tre gruppi guerriglieri. MR13 (militari ribelli), Movimiento 20 de Octubre (PGT), Movimiento 12 de Abril (studenti).