dal sito vidaypaz.org
Il 70% della superficie del pianeta è coperta di acqua. Per solo il 3% è acqua dolce, il resto è salata. Proprio l’acqua dolce sta diventando una risorsa strategica per i paesi ricchi e le imprese transnazionali. Il 12% della popolazione mondiale usa l’85% dell’acqua del mondo. Ripartendo in questo modo 100 litri di acqua tra 100 persone, risulta che 12 persone usano 85 litri mentre le altre 88 persone devono arrangiarsi con soli 15 litri di acqua dolce. Già oggi più di un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile, e in 20 anni due terzi della popolazione mondiale non avrà acqua a sufficienza, secondo il Forum Mondiale dell’Acqua(L’Aia 2000).
In Guatemala solo il 48,8% della popolazione rurale ha l’acqua in casa. Anche in Guatemala, secondo la relazione "Situazione dell’acqua in Guatemala", è necessario prendere da subito delle misure, al contrario nel 20025 ci sarà un 50% in meno di questa risorsa.
Infatti l’acqua è una risorsa essenziale per l’umanità e le imprese transnazionali cercano di controllare e privatizzare l’acqua dolce. In altre parole le imprese vogliono essere padrone dell’acqua, così che le persone dovranno comprarsela. Questo è un attacco ai nostri diritti, poichè l’acqua è un bene sociale per tutti e tutte.
La Banca Mondiale
Nel documento "Strategia di settore per la risorsa acqua", pubblicato il 25 marzo 2002 dalla Banca Mondiale (BM), si pianifica l’obiettivo di rendere il settore acqua attraente per l’iniziativa privata, tanto per l’acqua potabile quanto per gli usi idroelettrici. La BM argomenta che questa strategia andrà particolarmente a beneficio delle popolazioni povere del mondo, senza prendere in considerazione le esperienze negative in vari paesi: Cochabamba in Bolivia e Tucuman in Argentina. Però le imprese transnazionali non vogliono assumersi i rischi degli investimenti, per cui la BM deve offrire garanzie e sussidi per tranquillizzare gli investitori. Questo significa che i costi degli investimenti sono trasferiti sulle popolazioni mediante imposte, mentre le imprese si assicurano grandi guadagni nella vendita dell’acqua. Inoltre nel documento si constata che in molti paesi in via di sviluppo esiste un gran potenziale, non utilizzato, per la produzione di energia idroelettrica, perciò la BM deve dare impulso allo sviluppo di piccole e grandi centrali idroelettriche".
La diga di Chixoy
L’allontanamento forzato delle persone che vivono nelle aree dove si devono costruire delle dighe, provoca sempre gravi violazioni dei diritti umani. Uno degli esempi più terribili è quello della diga per la centrale idroelettrica di Chixoy, costruita durante la dittatura militare in Guatemala. Il progetto ebbe come risultato il massacro di più di 400 persone di etnia Maya Achì, la maggior parte dei quali appartenenti alla comunità di Rio Negro, uno dei villaggi che sarebbero stati inondati dall’invaso della diga. La responsabilità delle tragedia ricade su tutte le istituzioni e le imprese che, consapevoli della brutalità del regime guatemalteco, collaborarono alla costruzione di questa diga da 300 megawatt. La Banca Interamericana di Sviluppo e la Banca Mondiale fornirono al progetto prestiti per più di 300 milioni di dollari. Il governo italiano dette aiuti bilaterali e garantì crediti all’esportazione di energia. Il consorzio che pianificò, disegnò e supervisionò la costruzione della diga era formato da: Lahmeyer International (Germania), Motor Columbus (Svizzera) e International Engineering Company (USA). La Cogefar (Italia) e Swissboring (Svizzera) furono le compagnie incaricate della costruzione dell?opera. Hochtief (Germania) fu il contrattista per i lavori di riparazione dei tunnel. Il costo reale della diga di Chixoy non è mai stato chiarito del tutto: si stima che sia stato tra 1.200 e 2.500 milioni di dollari. La Banca Mondiale prestò al governo guatemalteco 72 milioni di dollari nel 1978 e 45 milioni nel 1985, tre anni dopo i massacri.
La situazione in Petén
Nel quadro del Plan Puebla Panama (PPP) si prevede l’iniziativa mesoamericana di Interconnessione Energetica, con l’obiettivo di unificare e interconnettere i mercati elettrici della regione. Nel "Piano di rilancio economico 2002-2004" presentato dal governo del Guatemala, si vede chiaramente che il PPP e i sui progetti relativi alla produzione e interconnessione elettrica sono inseriti nei piani del governo guatemalteco, e tra questi risalta la "promozione e realizzazione di progetti idroelettrici medi e grandi". Nel sito della Commissione Federale di Elettricità del Messico (www.cfe.gob.mx) si prevede tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2011, la costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume Usumacinta. La pagina ufficiale di Messico Terzo Millennio (www.mexicotm.com) afferma che <<il progetto internazionale di Boca del Cerro sul fiume Usumacinta è prioritario e richiede la decisa partecipazione dei governi di Messico e Guatemala >> il progetto di Boca del Cerro sarà localizzato a 9,5 chilometri a sudest della città di Tenosique, Tabasco. Consisteràin una diga di 135 metri di altezza che formerà un bacino artificiale di 19.550 milioni di metri cubi di acqua cioè il 42% della superficie dell’invaso (300 chilometri quadrati) si formerà in territorio guatemalteco. Il 26 gennaio 2003 il quotidiano messicano Tabasco Hoy sostiene che <<in cinque anni ci saranno un milione di sfollati, 300 siti archeologici inondati, l’ambiente gravemente colpito, compresa parte della riserva Biosfera Maya che in meno di dieci anni avrà perso il 70% percento della sua estensione a causa della costruzione di cinque dighe nell’alto Usumacinta, aggiunte ad altre sette negli affluenti negli Altos del Chapas.>>
Effetti delle dighe idroelettriche
L’impatto più evidente delle dighe è l’inondazione di grandi estensioni di foresta, terra e fauna, così come di molte comunità. Questi invasi hanno inondato aree molto vaste, oltre 400.000 chilometri quadrati nel mondo.
Impatto sociale: la Commissione Mondiale sulle Dighe (CMD) ha concluso che tra 40 e 80 milioni di persone sono state sfollate a causa delle dighe. Questi spostamenti hanno prodotto situazioni di miseria estrema, la distruzione delle comunità e un incremento dei problemi sanitari. Milioni di persone che vivono a valle degli invasi hanno subito un impatto terribile a causa delle malattie, dell’alterazione della portata del fiume e della perdita di risorse naturali.
Costi ambientali: le grandi dighe hanno provocato profondi e irreversibili impatti ambientali, comprese l’estinzione di intere specie, la perdita di foresta umida e di terreni agricoli. Questi effetti non sono mai stati previsti e gli sforzi per limitarli sono sempre falliti. Impatto economico: secondo la relazione della Commissione mondiale sulle dighe, le persone sfollate affrontano un’ampia gamma di rischi di impoverimento che includono rimanere senza terra, senza lavoro, senza casa, emarginati, senza sicurezza alimentare, con più mortalità e senza risorse comunitarie. Queste persone, una volta ricollocate in altre aree, raramente hanno riacquistato i propri mezzi di sopravvivenza. Spesso sono stati costretti a ricollocarsi nei dintorni degli invasi, in zone in cui le risorse sono state ormai esaurite e l’ambiente deteriorato.
Impatto culturale: le grandi dighe hanno colpito le vite, le forme di sostentamento, le culture e l’esistenza spirituale di molti popoli indigeni. In Petén saranno inondati molti luoghi sacri e si perderanno per sempre luoghi come Piedras Negras.
Impatto sulle donne: la CMD sostiene che le dighe hanno ampliate le disparità di genere nelle comunità colpite e che spesso le donne hanno sopportato la parte maggiore dei costi sociali, come la discriminazione nella ripartizione degli eventuali indennizzi.
Impatto sulla salute: le dighe possono avere significative conseguenze sulla salute delle popolazioni e delle comunità che vivono a valle degli invasi: diffusione di malaria, AIDS, intossicazioni, ecc. Inoltre la distruzione della base produttiva comunitaria nell’agricoltura e nella pesca può generare scarsità alimentare, provocando fame e denutrizione.
L’ACQUA E’ VITA , L’ACQUA E’ SALUTE , L’ACQUA E’ NOSTRA
NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA
NO ALLE DIGHE IDROELETTRICHE
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