PERCHÉ INGRID BETANCOURT E NON RUBY CASTAÑO

In occasione della presenza in Italia di Ingrid Betancourt e in particolare della scelta del Comune di Firenze di conferirle la cittadinanza onoraria, riteniamo necessario fare chiarezza sui molti aspetti che il clamore mediatico intorno alla figura della ex candidata presidenziale, ha sistematicamente taciuto, soprattutto sulla attuale situazione della Colombia. Lo Stato colombiano è riconosciuto a livello internazionale come una piena democrazia, fondata sullo stato di diritto e su libere elezioni e in cui sono garantiti i diritti civili, politici e sindacali. L’attuale governo del presidente Álvaro Uribe Velez gode della legittimazione dei governi europei e dell’Italia.  Ma la realtà è un’altra. Da decenni tutti i governi che si sono succeduti in Colombia, e l’attuale non fa eccezione, hanno applicato politiche di feroce repressione che hanno insanguinato il Paese colpendo ogni forma di organizzazione popolare e sociale e ogni opposizione che abbia voluto confrontarsi sul piano istituzionale (chi fa della politica il proprio “mestiere”, come i nostri sindaci, sa benissimo ciò che è successo alla Unione Patriottica). In concreto questo vuol dire che ogni anno vengono assassinati centinaia di quadri sindacali, di leader contadini e di esponenti politici (la Colombia ha il primato nel mondo per numero di sindacalisti assassinati annualmente); vuol dire che ci sono migliaia di desaparecidos, massacri su larga scala di popolazione civile, centinaia di fosse comuni, quasi quattro milioni di profughi interni (circa il 10% della popolazione totale). Crimini di lesa umanità perpetrati dall’esercito, dalla polizia e dalle formazioni paramilitari, i cui elementi operano sotto una stessa regia governativa. Infatti lo Stato colombiano ha sviluppato, in modo sistematico dalla fine degli anni ’80, la strategia del paramilitarismo. Ha cioè organizzato, finanziato e diretto strutture criminali, denominatesi per un certo tempo Autodefensas Unidas de Colombia (AUC) e attualmente operanti sotto la sigla di Águilas Negras, che affiancano gli apparati legali nella repressione e nel controllo del territorio realizzando il lavoro sporco attraverso le azioni più cruente e feroci. In cambio ha garantito la piena impunità per qualunque tipo di delitto e soprattutto la possibilità di gestire il narcotraffico ed altri affari molto redditizi.  Tutto questo è testimoniato non solo dai tanti colombiani impegnati negli organismi di difesa dei diritti umani, nei sindacati, nei partiti e nei movimenti sociali che quotidianamente mettono in gioco la vita per lottare per i propri diritti, per conquistare giustizia e per contrastare l’impunità. E’ testimoniato anche da istituzioni internazionali come la Commissione Interamericana per i Diritti Umani e da una parte degli stessi organismi giudiziari colombiani. La Corte Suprema nell’ultimo anno e mezzo ha incriminato e in molti casi posto agli arresti, decine di parlamentari in carica, ministri e viceministri dell’attuale governo e alcune delle figure più vicine al presidente Álvaro Uribe Velez, tutti per i loro comprovati legami con esponenti del paramilitarismo e del narcotraffico. Questa tragica realtà è sistematicamente taciuta e nascosta nel nostro Paese tanto dai mezzi di informazione quanto dalle istituzioni e dalle forze politiche, senza eccezioni. Si cerca di far credere che il vero problema della Colombia sia la presenza delle FARC (i cui militanti vengono definiti con malafede, ignoranza e superficialità “narcoterroristi”) e che le principali, se non uniche, vittime del conflitto siano i prigionieri, in larga parte militari, che le stesse FARC hanno nelle loro mani. Risponde a questa logica la volontà delle istituzioni, tra queste il Comune di Firenze, di dare tanta visibilità alla figura di Ingrid Betancourt (un’esponente dell’oligarchia colombiana) e di farne al tempo stesso il simbolo di tutte le vittime del popolo colombiano e la principale rappresentante della lotta per la pace e la giustizia nel suo paese. Questo è un modo per occultare le vere vittime e di conseguenza i veri carnefici e per ignorare e cancellare l’esistenza delle forze popolari che in Colombia sono impegnate da anni nelle lotte, subendone le drammatiche conseguenze lontano dalla ribalta mediatica. E’ inoltre estremamente grave che la stessa Betancourt, che conosce perfettamente la realtà del suo paese, non abbia speso neanche una parola per fare chiarezza e anz,i con le sue dichiarazioni, abbia dato legittimazione e sostegno al governo corrotto e macchiato di sangue del presidente Uribe.La scelta di attribuire a Betancourt la cittadinanza onoraria di Firenze ci appare quindi come ipocrita e propagandistica, lontanissima dalla volontà di affrontare seriamente la tragedia colombiana e lontanissima dal dare un contributo per difendere le vere vittime di questo conflitto.   Le luci della ribalta che l’Amministrazione comunale tenta di accendere su di sé con il caso Betancourt, non rappresentano una decisone politica isolata, ma una coerente volontà di utilizzare ciò che permette ricadute in termini di consensi, tralasciando invece tutto il resto: semplice riprova ne è il fatto che ignora e calpesta i diritti dei tanti profughi e richiedenti asilo in attesa sul suo territorio (somali, eritrei, etiopi). Negli stessi giorni in cui Ingrid Betancourt è a Firenze per riceverne la cittadinanza onoraria, un’altra donna colombiana, la sindacalista Ruby Castaño, è sotto minaccia di morte e può essere uccisa, non solo sequestrata, in qualunque momento dai paramilitari. Un integrante della sua stessa organizzazione, Manuel Erminson Gamboa Melendez, che aveva ricevuto identiche minacce, è stato assassinato il 13 agosto 2008 a colpi d’arma da fuoco nella sua residenza.Ruby Castaño è una militante e dirigente sindacale: fa parte della Giunta Direttiva del Sindicato dei Lavoratori Contadini Indipendenti del Meta (SINTRAGRIM) e della Giunta Nazionale della Federazione Nazionale Sindacale Unitaria Contadina (FENSUAGRO), di cui il primo è un affiliato e fa parte del Gruppo Operativo del Coordinamento Nazionale dei Profughi (CND). Nella sua lunga militanza ha già subito attentati alla sua vita, è stata costretta a lasciare la propria regione di origine, il Meta, per stabilirsi a Bogotà, dove ha ricevuto più volte minacce di morte, l’ultima proprio il 13 di agosto, continuando comunque coraggiosamente nel suo impegno. Esigiamo dal governo colombiano che sia garantita la vita di Ruby Castaño e  lo riteniamo responsabile di qualunque gesto ostile contro di lei. Abbiamo preso l’impegno che, se verrà ritenuto opportuno dalla sua organizzazione, faremo arrivare ed ospiteremo Ruby a Firenze. È un’obbligatoria solidarietà internazionale dal basso, che ognuno di noi ha direttamente praticato e pratica con i movimenti popolari dell’Argentina, della Bolivia, della Colombia, del Guatemala e della Palestina. Se Ruby verrà a Firenze, invitiamo fin da ora l’Amministrazione comunale a riceverla e a darle lo stesso trattamento offerto alla Betancourt. In questo caso, però, Ruby Castaño rappresenta realmente, sul piano morale, le centinaia di migliaia di donne e uomini, vivi e morti, che hanno lottato e che lottano in Colombia per la giustizia sociale.  BRIGATE DI SOLIDARIETÀ E PER LA PACE http://brisop.noblogs.orginternazionalidlabasso@inventati.org