In ricordo di Gorriaran Merlo

È MORTO ENRIQUE GORRIARÁN MERLO,                     INTERNAZIONALISTA ARGENTINO                                                                                                                                                                      Foto:

Il rivoluzionario argentino Enrique Gorriarán Merlo (1941 – 2006) conosciuto anche, tra i suoi tanti nomi di battaglia, come "El Pelado" è morto il 22 settembre a Buenos Aires. È vissuto in clandestinità dal marzo del 1970 sino all’ottobre del 1995, data del suo arresto in Messico.La sua storia personale è assolutamente intrecciata con quella dei vari movimenti rivoluzionari anticapitalisti ed antimperialisti della America Latina, che dal 1960 in poi praticarono la lotta armata come metodo principale di scontro. Fondatore nel 1970, insieme a Mario Roberto Santucho ed a altri, dell’Esercito Rivoluzionario del Popolo (ERP), è in prima fila nella lotta che la sua organizzazione (PRT-ERP: marxista, leninista e guevarista) sviluppa in Argentina per la costruzione del socialismo. Il golpe di stato del 1976, lo motiva, assieme ad altri compagni, a lasciare il paese, allargando la prospettiva di lotta a tutto il continente latinoamericano. Sono i tempi del Nicaragua, del Guatemala del Salvador, dell’Honduras; la punta di lancia dello scontro antimperialista si trasferisci quindi, per lui come per molti altri, nelle selve e nelle città del Centro America. Combatte nel Fronte Sud (vicino al confine tra Nicaragua e Costa Rica) con i sandinisti e con loro entra a Managua liberata il 20 luglio del 1979. In Nicaragua è uno dei principali artefici della costruzione degli Organi di Sicurezza –tra i fondatori della "Dirección Quinta" (D-V)- per la difesa della rivoluzione nicaraguense. A vittoria avvenuta, il suo impegno non è, però, di solo appoggio interno come importante ed esperto consigliere. Gorriarán è infatti responsabile di una struttura operativa, formata dal vecchio nucleo dell’ERP che insieme a lui esce nel 1976 dall’Argentina, la quale viene messa al servizio dei movimenti rivoluzionari latino americani. Tra i molti contributi che questa struttura realizza, sarà sufficiente ricordarne due, entrambi realizzati per la difesa della giovane rivoluzione nicaraguense: – 1979, Honduras:viene giustiziato Pablo Emilio Salazar ("Comandante Bravo"), già ufficiale superiore della criminale Guarda Nazionale (GN) del dittatore Anastasio Somoza. Il "Comandante Bravo" stava riorganizzando -con l’aiuto degli Stati Uniti- gli elementi sbandati della GN che si erano rifugiati in Honduras per inviarli in Nicaragua al fine di seminare il terrore attraverso l’uccisione di contadini soci delle recenti Cooperative, di simpatizzanti sandinisti, dei maestri alfabetizzatori … e la distruzione di beni pubblici di qualunque tipo. – 1980, Paraguay:viene giustiziato Anastasio Somoza Debayle, il sanguinario dittatore del Nicaragua. Questo atto di giustizia non va visto come una doverosa vendetta per il genocidio da lui commesso contro il suo popolo, ma come una misura di necessaria difesa –in questo contesto è pure inserita l’azione contro Pablo Emilio Salazar- per fermare o ritardare la strategia ormai avviata (e che purtroppo si realizzerà: la "Contra" sarà una realtà appena un anno dopo) di strangolamento militare ed economico del Nicaragua sandinista. Nel 1985 fonda il "Movimento Tutti per la Patria" (MTP), che vorrebbe essere  un supporto politico per contribuire a far ripartire la lotta di classe in Argentina. Come massimo dirigente dell’MTP, è il responsabile, nel 1989, del tentativo di occupare militarmente "La Tablada", una caserma di truppe meccanizzate assentata a Buenos Aires.Questa azione, abbastanza criticata e che si risolverà in un massacro dei compagni che attuano, viene realizzata -questa è la giustificazione- per bloccare un nuovo golpe militare.L’azione ha pesanti e negative ripercussioni politiche; oltre alla morte del gruppo di compagni (32) che rappresentavano una forza d’incommensurabile esperienza rivoluzionaria. Per "La Tablada", Gorriarán è ricercato dalla magistratura menemista e nel 1995 viene "venduto" dal governo messicano alla sicurezza argentina.Condannato all’ergastolo, anche per le pressioni nazionali ed internazionali, viene indultato e liberato, dopo 8 anni di carcere, nel maggio del 2003.        .