TERZO INTERVENTO

UNA PROPOSTA OPERATIVA PER SUPERARE "FILOSOFIA" e STRUTTURA delle ONG.

(William Benedetti)

IL COMPLESSO RUOLO DELLE ONG: apparentemente, dunque, le organizzazioni non governative dovrebbero svolgere una semplice funzione: quella di concretizzare, tramite la propria struttura organizzativa e le proprie competenze, progetti di sviluppo nelle aree economicamente e socialmente svantaggiate del pianeta. Il flusso di denaro che su di esse si riversa troverebbe così la propria giustificazione in questa capacità di trasformare la solidarietà, contabilizzata in quote monetarie, in progetti che poi si dovrebbero realizzare a vantaggio dei soggetti svantaggiati.

A questa apparentemente chiara catena di consequenzialità si oppongono, come abbiamo visto, alcuni dati di fatto che incrinano questa auto-rappresentazione proposta dal mondo legato alle ONG, dai governi finanziatori, dai singoli operatori. Entrare nelle contraddizioni generali del sistema, legate alla sua natura e non a qualche disfunzione particolare, ci porta a svelare il robusto legame che le pone strettamente in sintonia con la riproduzione dell’attuale modello di ineguali rapporti tra Nord e Sud del mondo.

UN MONDO PERVASO DI APPARENTI CONTRADDIZIONI: agli occhi dell’uomo medio l’esistenza di questo affollato mondo di organizzazioni è giustificata dalla supposta loro capacità, se non di risolvere, quanto meno di lenire gli effetti di guerre, oppressione, ritardi nello sviluppo. Quindi anche se imperfette, anche se non in grado di andare alla radice dei problemi, le ONG sono percepite quanto meno come gli attori in grado di ridurre l’impatto di sofferenze che il sistema produce nel suo complesso. Una specie di pulviscolare Stato sociale planetario che attenuerebbe quelle che sono le conseguenze di un capitalismo selvaggio e di tutti i suoi sottoprodotti.

Il mondo delle ONG si è sviluppato e rafforzato parallelamente all’inibizione pressoché totale dei vasti movimenti di massa che nei decenni precedenti avevano attaccato il capitalismo nel suo complesso come causa ultima dei problemi su cui oggi si vuole intervenire in maniera disorganica e frammentaria.

In questo contesto molte persone ispirate anche da un onesto impulso alla solidarietà e all’impegno sono state attratte da questo mondo. Accanto a questo non possiamo non rilevare come l’intero settore sia stato oggetto di un crescente interesse da parte di soggetti che a vario titolo cercano una collocazione, in un occidente non più in grado di garantire a tutti, nelle forme tradizionali, un presente di tranquilla remunerazione e possibilità di reddito.

In una realtà così frammentata, in cui le posizioni più contrastanti sembrano vivere nella coscienza individuale senza grosso sforzo, è di nuovo compito del pensiero critico rilevare i punti di contraddizione ma anche individuare, se sussiste, una comune unità di fondo a fenomeni apparentemente non collegati tra loro.

Una prima fondamentale contraddizione è tra l’immagine di costruttori di solidarietà, prima abbozzata, e il dato economico. Questo ci dice che le ONG assorbono per le proprie strutture il 40% circa dei finanziamenti che ricevono. Una cifra enorme questa e che include quanto trattenuto a titolo di remunerazione da questi operatori della solidarietà e che potrebbe essere altrimenti impiegata.

Una cifra esorbitante -ma solo apparentemente ingiustificata- in un sistema in cui la razionalità economica ha un ruolo fondamentale nello stabilire scelte e priorità. Dove normalmente un investimento che non rende abbastanza viene classificato come improduttivo e quindi eliminato.

Si dovrà quindi dedurre che siamo in presenza di uno speciale profitto, di un profitto che non deve essere necessariamente misurato soltanto nei termini della ricchezza prodotta ma essenzialmente dal profilo della messa a punto di quei prerequisiti che rendono possibile la produzione stessa e la valorizzazione del capitale. Parliamo qui in particolare del consenso e della riduzione del conflitto tra capitale e lavoro.

LA DOPPIA CONTRADDIZIONE NEL SUD E NEL NORD DEL MONDO: ma cosa determinano le ONG, oltre al dirottamento di così tanta ricchezza finalizzato alla riconduzione di contraddizioni antagoniste a forme di differenze compatibili al sistema?

– nel Sud, sicuramente, un blocco del dispiegarsi delle capacità di gestione e di organizzazione da parte delle realtà locali. Un insieme di funzioni complesse che già allo stato attuale potrebbero essere assorbite ma che vengono invece normalmente inibite da una mediazione calata dall’esterno.

– nel Nord, e non pensiamo di esagerare, hanno avuto ed hanno un ruolo non secondario tra tutte quelle forme che hanno contributo a imbrigliare il potenziale critico delle ultime generazioni e la loro capacità conflittuale. Esse occupano, anche culturalmente, l’area che una volta era demandata all’internazionalismo, sostituendo a quello proletario un vero e proprio subdolo e nocivo internazionalismo capitalista, andando ad arruolare gente proprio in quei settori che un tempo erano aree di intervento e bacino dei compagni. Non deve sorprendere che tra i sostenitori e gli operatori delle ONG troviamo spesso anche soggetti che appartengono ad aree della sinistra …

Ma questi punti, che io ho estremamente sintetizzato, sono stati chiaramente trattati dal compagno e dalla compagna che mi hanno preceduto. Voglio quindi entrare nel merito del titolo del mio contributo: la proposta operativa -relativa, evidentemente, al superamento dell’irrinunciabile e meritevole presenza ONG- GIÀ PRESENTATA NEL SETTEMBRE 2008 AL IV Incontro Internazionale TERRITORIO E VITA tenutosi a Zugliano e qui fatta PROPRIA DALL’ASSEMBLEA GENERALE.

 

proposta operativa

I quattro punti che compongono questa Sezione, portatori di efficacia ed efficienza, non sono ingenui. Sono lelementare conclusione del sillogismo della cooperazione neoliberale, come potrebbe chiamarsi . Il classico uovo di Colombo che non si è voluto mettere in equilibrio statico stabile per quanto sopra analizzato.

 

1. sullo stato dellarte della tecnologia utilizzabile

La possibilità, da parte delle nostre organizzazioni e movimenti, di unautogestione dei fondi della cooperazione internazionale allo sviluppo non è basata SOLAMENTE sulle necessità e sulle volontà politiche di spazzare le strutturali sue contraddizioni ed ambiguità che finiscono per rafforzare le cause che essa dice di voler contrastare, MA ANCHE sullo stato dellarte della tecnologia complessiva da noi utilizzabile, sulla maturazione dei saperi collettivi delle classi subalterne del Nord e del Sud: comunicazione a distanza in tempo reale; procedimenti di calcolo e metodi di direzione per la pianificazione autoprodotta; programmazione e controllo dei progetti; metodiche di contenimento entropico dei più svariati processi produttivi della infrastrutturazione indispensabile, dei beni ecologici fondamentali; e inoltre modalità di utilizzo di tecnologie appropriate, non nocive, basate sulla semplicità operativa e sulla predominanza del lavoro vivo sul lavoro morto (macchine); difesa della biodiversità, risparmio nell uso di materia ed energia; il tutto in un contesto di esistenza e di facile acquisizione di software validato, funzionale alle gestioni più articolate e flessibili delle succitate categorie sempre associate alla realizzazione di interventi reali.

Possiamo dunque, pensando globalmente laccompagnamento tecnico(vedi i punti 4.1. e 4.2.), accettare con convinzione la sfida delle competenze dei saperi che lautogestione dei fondi chiaramente implica.

 

2. sulle modalità di finanziamento

Le nostre organizzazioni e movimenti popolari, invitando altre realtà in lotta ad unirsi alla costruzione di questo percorso, attraverso la presente bozza di proposta operativa:

– DICHIARANO alle istituzioni finanziatrici della cooperazione internazionale di ritenere superata ed incoerente la gestione dei fondi del cosiddetto Aiuto Pubblico allo Sviluppo; fondi destinati nominalmente dai governi dei paesi ricchi ai paesi cosiddetti emergenti allo scopo di diminuirne la povertà. Pur essendo coscienti che questi fondi non possono e non potranno eliminare il male che dicono di voler combattere, esiste però la convinzione della concreta possibilità di poterne aumentare esponenzialmente efficacia ed efficienza. Laumento dellefficienza passa unicamente dal riconoscere alla organizzazioni e movimenti popolari:

 

a. il diritto alla consegna diretta, senza intermediari, dei suddetti fondi;

b. il diritto alla gestione generale dei suddetti fondi in modo totale ed esclusivo;

c. il diritto alla decisione di impiegare i suddetti fondi dove e come ritenuto prioritario; ovvero allautonoma decisione di scegliere ed implementare propri progetti senza condizionamenti diretti o indiretti.

 

– ASSUMONO la necessità di normare un procedimento di richiesta di finanziamento di cui enucleano un percorso:

a. creazione di un ARCHIVIO delle organizzazioni e movimenti popolari con PERSONALITÀ GIURIDICA che aderiscono a questa proposta operativa. Ogni unità afferente realizza una sua matrice identificativa: storia, interventi progettuali realizzati, pianificazione degli interventi futuri e risultati aspettati.

b. presentazione del progetto di cui si richiede il finanziamento, della matrice identificativa del movimento e di quella dellACCOMPAGNATORE TECNICO (vedi punto 5.4.) al possibile ente finanziatore (sede centrale e periferica).

c. dichiarazione previa di accettazione di un protocollo dintesa tra le parti coinvolte nel progetto: organizzazione o movimento; ente finanziatore; Stato di appartenenza (rispetto normative sul flusso finanziario, etc.); eventuale verifica finale sulla congruità complessiva del risultato: utilizzazione risorse finanziarie e realizzazione mete previste.

d. definizione, nel medio periodo, di una RETE della cooperazione internazionale dal basso delle organizzazioni e movimenti popolari che facciano propria la proposta operativa al fine di maggiorare lefficienza politico-economica delle risorse gestite (vedi punto 3.).

 

3. sulle categorie progettuali da implementare

Le nostre organizzazioni e movimenti popolari implementeranno solamente progettiche abbiano per obiettivo lattacco alle cause, e non agli effetti, di povertà ed emarginazione; sempre mantenendo la valutazione reale del loro peso specificorispetto allobiettivo dichiarato. Per fissare le idee, tra le molte e distinte categorie progettuali, ne indichiamo alcune:

a. percorsi formativi mirati, tecnici e politici, da svilupparsi su contenuti e metodi indicati dalla organizzazione o movimento;

b. programmi auto-sostenibili, a livello di quartiere, nel settore della salute;

c. programmazione degli interventi con attenzione massima alla difesa della biodiversità e dei saperi anche produttivi tradizionali delle popolazioni locali rurali e urbane; basati sulla sovranità territoriale ed energetica;

d. produzione di alimenti per auto-consumo (sovranità alimentare) ed in generale di oggetti di valore duso, materiali o culturali, ANCHE per lo scambio interno alla RETE della cooperazione internazionale dal basso secondo le indicazioni di quella che può chiamarsi economia guevarista.

Vogliamo sottolineare con forza, come un fattore comune, degli esempi fatti sulle possibili categorie progettuali, SIA IL RIFIUTO di utilizzare la legge del valore; il rifiuto, cioè, ad auto-costruirsi e misurarsi come una unità in più di produttori di merci, dipendente e subordinata al potere del libero mercato, PER, INVECE, DIVENIRE un riferimento nel percorso del superamento del salario e della produzione di merci, due delle tre imprescindibili condizioni per lo sviluppo (ed anche per il ritorno) al capitalismo. La terza condizione, la proprietà privata dei mezzi di produzione, dei beni comuni e dei servizi comuni è, OGGI, solo una dichiarazione legale basata sui rapporti di forza.

 

4. sullaccompagnamento tecnico ai progetti

Nella presente Sezione si enunciano sinteticamente due distinti tipi di accompagnamento. Come detto nel punto 5.2., le caratteristiche e gli obiettivi che esso possiede e risolverà rispettivamente, saranno dettagliati nella richiesta di finanziamento.

 

4.1. realtà hermanas del Nord

La nostra propria esperienza, incernierata sulle considerazioni espresse nel punto 5.1., dimostra che allinterno di organizzazioni e movimenti popolari del Nord del mondo, esistono figure con distinte competenze che possono concretamente intervenire nella risoluzioni dei problemi tecnici sorti in progetti da noi decisi e realizzati; problemi che sempre sorgono nellimplementazione di qualunque intervento.

Tutti questi interventi di tecnici amici sono sempre stati slegati ed esterni ad ogni tipo di remunerazione; solo motivati sia dalla comune volontà di cambio sociale, che dalla condivisione dei nostri obiettivi e metodi.

La nostra proposta operativa riafferma la necessità di continuare ed incrementare questa fondamentale ed insostituibile esperienza, da noi definita ACCOMPAGNAMENTO TECNICO. Nel contesto che progettiamo, ci troviamo però nella necessità di strutturarlacon maggior definizione.

Proponiamo che lACCOMPAGNAMENTO debba visibilizzarsi -in modo del tutto equivalente a quanto proposto per noi stessi- mediante la costituzione di un Archivio nel quale, oltre alle singole matrici identificative siano chiaramente specificate le relative competenze tecniche e disponibilità temporali che lorganizzazione o movimento del Nord possiede. Oltre, però, allACCOMPAGNAMENTO TECNICO sul terreno di operazioni, le realtà hermanas del Nord, svolgono un ruolo insostituibile nella metropoli per quanto riguarda la promozione e elaborazione collettiva e comune dei progetti, il loro controllo delliter burocratico del progetto da noi presentato, della loro promozione politica e del coordinamento generale.

Sottolineiamo nuovamente, come lACCOMPAGNAMENTO TECNICO sia caratterizzato, aspetto fondante ed imprescindibile, dalla assenza di corresponsione monetaria per prestazioni tecniche o burocratiche.

 

4.1.1. per un nuovorivoluzionario

Al di fuori delle organizzazioni e movimenti del Nord, che assumono la necessità del cambio sociale, del superamento del modello di governo attualmente dominante, sappiamo che tante, tantissime persone, donne ed uomini, donano generosamente il loro tempo, il loro sapere perché nel Sud del mondo si possa vivere in un modo migliore. A loro diciamo: costruiamo un nuovo volontariato rivoluzionario; costruiamo da protagonisti nuove relazioni dirette tra di noi; lavoriamo per eliminare le cause -e non per rafforzarle, vostro malgrado- della povertà del Sud, che sono poi, in forme distinte, le stesse che attanagliano e rendono precaria e convulsa la vostra vita e i nostri territori.

 

4.2. realtà hermanas del Sud

Come abbiamo detto alla fine del punto 2.1.1., non limitiamo laccompagnamento tecnico alle realtà popolari del Nord, o a un futuro volontariato rivoluzionario. Tutto il mondo, e noi tra gli altri, conosce la solidarietà di Cuba e il suo enorme potenziale scientifico e culturale. Pensiamo che laiuto di tecnici e professionisti cubani, risulti per noi utilissimo; ma anche interessante, nella misura del nostro peso, al processo rivoluzionario cubano, nel contesto delle riflessioni sviluppate al punto 4.. Naturalmente per i professionisti e tecnici cubani si parlerà di remunerazione; quantità e modalità di questa saranno definite con listituzione cubana dalla quale essi/e provengono.