COMUNICATO SUI FATTI REPRESSIVI DI PISTOIA DEL 11.10.2009

Domenica 11 ottobre 2009 nei locali del circolo Primo maggio di Pistoia si è svolta una riunione con la presenza di diverse realtà politiche e sociali della Toscana nell’ambito della proposta di costruzione di un coordinamento regionale contro le ronde introdotte dal pacchetto sicurezza. La riunione era finalizzata ad organizzare un’assemblea regionale a Prato nei primi giorni di novembre per lanciare il coordinamento di cui si allega l’appello. Mentre la riunione si svolgeva, si sono presentati all’interno del circolo agenti della digos chiedendo di identificare tutti i presenti (come avremmo saputo solo molto dopo il motivo di ciò risiedeva negli accadimenti relativi alla sede di Casa Pound che si trova poco distante dal circolo). Dopo l’identificazione, una massiccia presenza di polizia e carabinieri ha imposto la perquisizione dei locali del circolo Primo maggio e al termine della perquisizione, dalla quale non è risultato niente, tutte le oltre venti persone presenti sono state trasferite con le volanti in questura, senza avere nessuna spiegazione sulle accuse mosse. I partecipanti alla riunione sono stati trattenuti in stato di fermo fino alle cinque del mattino, per circa dieci ore al termine delle quali tre di loro sono stati arrestati con le accuse di devastazione, saccheggio, violenza e lesioni ed altri otto sono stati denunciati a piede libero per le stesse accuse. Vogliamo denunciare la gravità di quanto è successo: un’operazione di polizia, una vera retata contro una riunione pubblica, in una sede di quartiere e di movimento; dei provvedimenti giudiziari gravissimi senza nessun tipo di fondamento o di prova. Chiediamo la liberazione immediata di tutti i compagn* arrestati e il ritiro delle denunce. Di fronte a questo tentativo di repressione e intimidazione affermiamo che continueremo a portare avanti il percorso e le iniziative programmati per la nascita di un coordinamento toscano contro le ronde. Brigate di Solidarietà e per la Pace 

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APPELLO PER LA CREAZIONE DI UN COORDINAMENTO DELLE CONTRO-RONDE PER LA DIFESA POPOLARE DELLA COSTITUZIONE E DELLE NOSTRE LIBERTÀ. 

Da chi nasce la proposta delle contro-ronde.

Siamo un gruppo di realtà politiche distinte che – pur riferendosi ciascuna ad analisi, prospettive e prassi sue proprie di lotta sociale, sul territorio, in ambito nazionale ed internazionale- CONCORDEMENTE individuano all’interno del cosiddetto “pacchetto sicurezza” prodotto dal governo di turno attualmente operante, un pericolo reale per le nostre più elementari libertà individuali e collettive. Nel pericolo reale espresso dal pacchetto sicurezza nel suo complesso vi è inoltre, per noi, un salto di “qualità” consistente nella volontà istituzionale di provare a quale limite  è possibile far arrivare oggi una fascistizzazione dello Stato. Le RONDE sono la sonda di ispezione di questa volontà. Non è di troppo ricordare come sia dagli anni venti del secolo scorso che lo Stato italiano – invece di delegare alle truppe cammellate fasciste le provocazioni ed azioni criminali contro i lavoratori con le quali raggiungere i propri obiettivi- non assumeva direttamente, attraverso una legge di Stato, la gestione complessiva di una illegalità di tipo squadrista: le ronde. Questa attuale assunzione – storicamente sviluppata ed applicata dal “nostro” capitalismo in tempi di crisi profonda e, come si sa, risultata vincente – avviene esattamente in una congiuntura di gravissima e globale crisi capitalista destinata ad accelerarsi.

Le ronde.

Le ronde sono state descritte dai loro sostenitori come un modo efficiente di affiancare le forze di polizia in un territorio sempre più degradato e sottratto di fatto al loro controllo.

Non si è voluti mai entrare nel merito sulle cause di un degrado precedente ai recenti flussi di immigrazione, causato dall’impoverimento, anche culturale, del territorio, dei nuovi e vecchi quartieri, luoghi in cui la relazione sociale è spesso ridotta al minimo essenziale e a volte neanche a quello.

Luoghi che dall’inizio degli anni ’80, con l’esplosione della società dei consumi e per effetto della  ristrutturazione urbanistica e delle forme del lavoro e della produzione, hanno perso la loro naturale vocazione alla socializzazione di esperienze tra individui e generazioni.

È in questo contesto (sono i dati elaborati dalle forze di polizia e dei carabinieri)  che si produce un preoccupante aumento relativo e assoluto dei reati connessi al traffico di droga e delle violenze in famiglia, a fronte di una forte diminuzione di quelli contro la proprietà e la persona.

 Entrambi questi fenomeni sono difficilmente controllabili pattugliando la città, anche dai migliori  reparti di polizia, perché distribuiti in maniera pulviscolare e direttamente collegati a una degenerazione delle relazioni interpersonali, presenti ovunque si crei disagio e dove non si sia formato un senso di identità personale strutturata secondo un percorso abbastanza forte di prospettive individuali e collettive.Che senso dare dunque alle ronde in un simile contesto? Quali obbiettivi reali si celano dietro la loro organizzazione?

Certo, allo stato attuale è forte la componente di promuovere un’operazione di legittimazione delle forze di governo grazie a quello che appare un enorme spot, che vada ad ingraziarsi gli strati più forcaioli ben presenti nell’opinione pubblica.

 Nel concreto, però, non essendo un qualcosa che possa avere una reale funzione né di costrizione né di autodifesa, all’oggi, le ronde, concretamente pongono solo problemi dal punto di vista dell’ordine pubblico.

La soluzione di questa contraddizione, figlia di una legge di Governo e non di una forza eversiva,  starà necessariamente nel loro inevitabile rafforzamento; a livello delle loro funzioni e del loro equipaggiamento. La loro forza espansiva potrebbe così svilupparsi nelle più diverse direzioni.

In varie sedi sono stati sottolineati gli elementi di anticostituzionalità di queste forme di controllo del territorio e palesi sono anche gli effetti di imbarbarimento che la loro diffusione porterebbe nel tessuto del corpo sociale, a partire da una sensibilità diffusa tra la popolazione che porterebbe ad accentuare gli elementi di irrazionalità a difesa di una comunitaristica e ristretta visione delle relazioni sociali e interpersonali, a discapito di un criterio di civiltà, comprensione e cittadinanza.

E questi sono motivi più che sufficienti perché cittadini democratici facciano sentire la loro forza di pressione affinché le ronde dallo stato incompiuto attuale regrediscano sino a scomparire.

Ma è necessario intervenire subito prima che la situazione ci scappi di mano.

Vogliamo però, partendo da un comune punto di snodo che è il presente e dal fatto oggettivo che la loro forza espansiva potrebbe svilupparsi nelle più diverse direzioni, riflettere sulla gestione di scenari diversificati  che le ronde permetterebbero.

Di fronte a un avvenire incerto, le ronde potrebbero evolversi tanto in formazioni para-fasciste in un contesto che rimanga formalmente democratico, quanto in milizie private paramilitari che bypassano le normali procedure giuridiche a cui le forze di polizia devono in un modo o nell’altro rispondere. La possibilità di ricevere “sponsor” le porterebbero ad essere sottoposte  a chi di fatto ne assicura equipaggiamenti e, in futuro, stipendi. E in uno scenario di possibili conflitti sociali, che le classi dirigenti ipotizzano, potrebbero sostituirsi alla polizia per operazioni meno sottoposte alla vigilanza democratica coprendo il pericoloso (per loro) “vuoto” che lascia il rigido causalismo legato a categorie repressive troppo meccaniche e lente.

Tutto questo è già successo; basta ricordare, per esempio, come nel corso del ‘900 negli USA, gli agenti della Pinkerton, un’agenzia di vigilanza e investigazione privata, venissero utilizzati per risolvere le contraddizioni tra capitale e lavoro a favore del primo, nell’occasione di grandi manifestazioni e scioperi, che finivano non di rado in bagni di sangue, con decine di morti senza che la forza pubblica fosse necessariamente impiegata …

Oggi,  la costituzione delle ronde, sebbene goda del sostegno di vasti settori politici e strati della popolazione, si scontra con forti opposizioni da parte della società, della chiesa e anche delle stesse forze di polizia. Si tratta di uscire allo scoperto e coordinarci; condizione imprescindibile.

Naturalmente su questi temi di vitale importanza non è possibile l’approfondimento unipolare. Rimandiamo volentieri la discussione con quanti vorranno raccogliere il nostro appello, convinti anche della qualità del loro contributo.

LA NOSTRA PROPOSTA

Facendo leva sulle esperienze già fatte con la contro-ronda di Prato e la ronda proletaria antifascista di Massa, ci diamo come obbiettivo quello di sviluppare la mobilitazione popolare per essere protagonisti in prima persona del controllo delle nostre strade e contrastare i contenuti razzisti e fascisti delle ronde volute da Maroni e promosse dalla peggiore feccia presente nella nostra società. Le esperienze di Prato e di Massa hanno dimostrato che è possibile contrastare i piani reazionari del Governo e che le stesse classi dirigenti non sono unite su questo fronte, temendo che la creazione delle ronde gli si ritorca contro.

Questo è quello che dobbiamo fare: rivoltare contro l’attuale classe dirigente questo programma reazionario e promuovere il protagonismo popolare.

Con questo appello invitiamo tutti i sinceri democratici, i lavoratori e le masse popolari a dare un contributo partecipando all’assemblea pubblica che si terrà a Prato venerdì 6 di novembre e da cui prenderà il via il Coordinamento. Con questa assemblea si deciderà il programma del coordinamento, sia sul piano della mobilitazione sul territorio, che sul coinvolgimento di tutte quelle forze democratiche che possono avere un ruolo importante per promuovere la non applicazione e la cancellazione delle legge sulle ronde.

 Partiamo dalle nostre forze, dal nostro territorio, per sviluppare quella che può diventare una mobilitazione nazionale: già in tante parti d’Italia sono nate delle reazioni, più o meno spontanee, alle ronde razziste e fasciste. La nostra reazione è più forte di quello che possiamo immaginare: questo è un terreno su cui possiamo vincere, se facciamo leva sulle esperienze positive e non ci lasciamo imbrigliare dall’attendismo e dalla sfiducia.

 

INVITIAMO TUTTI A PARTECIPARE ALL’ASSEMBLEA DI COSTITUZIONE DEL COORDINAMENTO CONTRO LE RONDE E AD ADERIRE A QUESTO APPELLO!

PROPONENTI:

  

Associazione Solidarietà  Proletaria

Brigate di Solidarietà e per la Pace

Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo

Collettivo Studentesco di Prato

Centro Politico 1921 di Livorno

Movimento Antagonista Livornese