Intervista a due esponenti del Movimento Teresa Rodriguez – 2004

ARGENTINA: l’organizzazione e la strategia politiche dei "piqueteros" auto-organizzati, descritte ed analizzate da due esponenti del Movimento Teresa Rodríguez – 15 / 21 febbraio 2004.

0. PREMESSA

0.1. Contesto delle presenti note:

questo contributo informativo sulla situazione argentina, ed in particolare sull’esperienza dei "piqueteros" auto-organizzati del "Movimento Teresa Rodríguez" (d’ora in avanti MTR), deriva dalla venuta in Italia di due suoi membri, Roberto Martino e Susi del Valle Paz. Per Roberto –già invitato dai COBAS a Firenze nel novembre del 2002 nell’occasione del Foro Sociale Europeo- è stata così l’occasione, sia per riprendere i contatti, che, soprattutto, per verificare la possibilità di reciproci e concreti rapporti tra l’MTR e distinte organizzazioni antagoniste del nostro continente. Roberto Martino e Susi Paz sono questa volta arrivati in Europa su invito di un gruppo di compagne di Amburgo "Mujeres Sin Fronteras". Oltre alla Germania, dove si sono trattenuti quasi un mese, ed all’Italia, sono stati in Francia ed in Danimarca. Senza entrare nei particolari della loro lunga militanza rivoluzionaria, vogliamo solo ricordare che il compagno di Susi, Hugo Julián Luna, passato per il famigerato "garage Olimpo", è uno dei 40.000 "desaparecidos" uccisi dalla dittatura militare.

0.2. Sulla metodologia di "montaggio" delle presenti note:

abbiamo enucleato i temi principali toccati da Susi e Roberto sia nelle iniziative pubbliche –Firenze, Pistoia, Livorno, Pisa e Milano- che nelle riunioni con i compagni del movimento: cioè i punti 1, 2, 3, 4 e 5. La trascrizione complessiva ed integrata dei relativi loro interventi costituisce il presente contributo informativo.

0.3. Sull’Allegato :

a pagina 9 abbiamo inserito una sintesi della studio fatto nel 2001 dal "Centro di Ingegneria Sociale" di Buenos Aires, sulla struttura sociale argentina (ovvero sulla divisione in classi del paese). Questa ulteriore informazione ci sembra necessaria per capire il contesto nel quale nasce, si inserisce e cresce il "movimiento piquetero" (d’ora in avanti MP) nella sua generalità.

 

0.4. Sigle utilizzate:

MTR º Movimento Teresa Rodríguez

MP º Movimento Piquetero (indica il movimento nel suo insieme, comprendendo tutte le frazioni che lo compongono)

BPNº Blocco Piquetero Nazionale; è il raggruppamento di maggioranza cui aderiva, sino al giugno del 2003, anche l’MTR

 

1. SUL MOVIMENTO PIQUETERO

Il MP non nasce da una "contrarietà" popolare per la situazione creata dai governi di Carlos Menem, Eduardo Duhalde e soci, servi delle Istituzioni finanziarie internazionali e degli Stati Uniti. L’ MP nasce per lottare contro lo Stato e contro la concezione politica dei partiti di sinistra. Questi partiti, per fissare le idee, nel ’95-’96 erano portatori, sinteticamente, di una linea politica che si basava su due punti:

– il soggetto sociale decisivo nella lotta per il cambio, era il proletariato industriale;

– la rivendicazione strategica, la bandiera di lotta sulla quale organizzare lo scontro, a fronte dell’inizio dei massicci licenziamenti che poi si sarebbero ulteriormente incrementati, era la richiesta di un sussidio mensile di 550 pesos (circa 180 dollari).

 

Noi, invece, avevamo chiaro che né il primo né il secondo punto avevano contatti con la realtà, ed i fatti lo dimostrarono. Perché:

– gli operai, quando la crisi iniziò a premere davvero, s’impaurirono; a tal punto si giunse che essi, per non essere licenziati, respingevano persino i manifestini che gli davano di fronte alle fabbriche. L’operaio industriale non poteva certo essere la punta di lancia della resistenza. Quello che occorreva fare era organizzare i disoccupati.

– il sussidio era percepito come impossibile da ottenere, troppi soldi, dalle grandi masse popolari e non sarebbe così stato possibile organizzarle su questo obiettivo.

Inoltre, bisogna considerare che alla caduta del muro di Berlino si era vissuto lo sfacciato passaggio della struttura partitica e sindacale del Partito della Giustizia (il partito di Domingo Perón), che, da canale storico delle richieste popolari era passato al sostenimento totale della teoria e soprattutto della pratica neoliberista; cosa che aveva chiuso il cerchio dell’impotenza e della sfiducia che serrava i lavoratori.

Allora, la nostra filosofia fu quella di mettere in campo lotte piccole ma vincenti; che facessero capire alla gente che organizzarsi per lottare valeva ancora la pena. Questo il recente passato.

 

Dai fattori politici ed economici enunciati -inadeguatezza complessiva dei partiti di sinistra e "tradimento" del Partito della Giustizia, licenziamenti che colpivano centinaia di migliaia di lavoratori- nasce l’ MP. Esso è il luogo dove si ricrea la lotta politica in Argentina. Nei decenni passati questo accadeva nelle cellule di base peroniste, ora accade nell’ MP. Questo si può capire da un semplice esempio: da 5 anni il peronismo non può più fare un’iniziativa nella Plaza de Mayo; il MP la occupa in ogni sua iniziativa.

Il MP è composto da una grande diversità di correnti politiche ed ideologiche. La più grande ha una orientazione maoista, poi vi è la trotzkista, la guevarista, la stalinista e quella del nazionalismo rivoluzionario, il che sottolinea comunque come l’ MP non nasca dal nulla, ma all’interno della tradizione storica di lotta e di organizzazione della classe lavoratrice argentina. Da questo panorama, si capisce facilmente come siano sempre falliti i tentativi di creare un Centro di coordinamento nazionale, e che solo pezzi di movimento si accordino tra loro su determinati temi e che solo in casi molto particolari si agisca congiuntamente.

Varie correnti "piquetere" sono, di fatto, emanazioni dei partiti della sinistra che, con i loro uomini, sono riusciti ad egemonizzare le loro direzioni. Il "Polo Operaio" risponde al "Partito Operaio" (trotzkista), il "Movimento Territoriale di Liberazione" al partito comunista, il "Movimento Teresa Vive" al partito socialista, "Il Coordinamento di Unità dei Quartieri" al Partito Rivoluzionario e cosi via. Queste correnti si integrano nel Blocco Piquetero Nazionale (BPN).

Il MP è presente in tutto il paese ma ha un peso maggiore nella Grande Buenos Aires (Buenos Aires e cintura periferica), in Salta e Jujuy nel nord; organizza 250.000 famiglie, più di un milione di persone, che non è poco. Bisogna però pensare che i disoccupati sono circa sei milioni e che venti milioni di argentini vivono sulla o sotto la soglia di povertà.

NOI DELL’ MTR -come altre distinte realtà "piquetere" , "Aníbal Verón, il movimento dei disoccupati della città di Mosconi, per citarne alcune- NON ABBIAMO DIETRO NESSUN PARTITO.

 

 

2. SUL MOVIMENTO TERESA RODRIGUEZ (MTR)

 

2.1. Chi era Teresa Rodríguez

Da sempre i movimenti politici della sinistra rivoluzionaria argentina assumevano i nomi dei compagni più significativi, caduti nella lotta e che avevano vissuto in e per essa. Abbiamo pensato che tutto questo, legato al concetto di "avanguardia", fosse irreversibilmente terminato; e lo abbiamo voluto rendere chiaro. Teresa Rodríguez è una donna di 24 anni, una casalinga come tante non una militante , che viene uccisa dagli spari della polizia mentre passava davanti ad uno dei nostri primi blocchi stradali ("piquetes") fatti a Cutral -Co. Una donna che viene assassinata solo per la sua appartenenza di classe, e che diviene la nostra bandiera. Diamo così vita al Movimento Teresa Rodríguez che è tra i fondatori del Blocco Piquetero Nazionale (BPN) dal quale ci siamo allontanati nel giugno del 2003 per i motivi che, più avanti, cercheremo di chiarire (punto 3.1.). L’MTR è fondamentalmente composto da disoccupati, però, dallo scorso anno, hanno pure aderito settori di lavoratori occupati e studenti.

 

2.2. Contesto attuale

Per l’oggi, bisogna convenire, che, mentre sino ai primi mesi dell’anno passato si viveva ancora l’onda lunga della rivolta del dicembre 2001, ora -anche se le cause che dettero luogo a quella ribellione popolare sono sempre presenti- è fortemente cambiata la situazione politica. Le centinaia di migliaia di persone che invadevano le strade gridando la consegna "CHE SE NE VADANO TUTTI!", oggi hanno in parte riveduto e corretto questa sana posizione. Oggi, infatti, quelli che dovevano andarsene continuano a governare e sono anche riusciti ad ottenere consenso. Il governo di Kirchner che poggiava sul 16% dei votanti è passato a godere il 50% di gradimento della popolazione. Questo 50% di gradimento l’ ha guadagnato attraverso l’uso spregiudicato di proclami, fatti dallo stesso presidente, di taglio democratico e progressista, che sono arrivati persino a sfumature antimperialiste. Ciò ha reso possibile, non solo l’allontanamento politico della classe media urbana dal MP, ma la sua richiesta, che fa eco a quella della destra, di togliere dalle strade i "disturbatori sociali"; cioè noi. Bisogna ricordare che la classe media urbana dal dicembre del 2001 marciava assieme al MP. Questa confusione politica non solo prende la classe media ma anche un settore, certo minoritario, del MP che attualmente ha dichiarato, di fatto, una tregua con il governo. Questa situazione di non chiarezza, assieme alla constatazione che all’interno della maggioranza del MP, -ferma restando la coincidenza di valutazione sul fatto che il governo Kirchner non è né democratico né popolare- vi sono analisi e progetti ben distinti sul come affrontare la fase presente, ci dice come sia complicata la nostra situazione.

Il settore predominante nella maggioranza del MP, è convinto che bisogna continuare a bloccare le strade; ed è certo che praticamente tutti i giorni le strade di Buenos Aires sono paralizzate. Noi, come MTR assieme ad altre organizzazioni, che siamo la minoranza, crediamo che questa forma di lotta abbia ormai fatto il suo tempo; non sia cioè più adeguata. Tre sono i motivi, tra loro interdipendenti, che ci spingono a cambiare:

– il primo deriva dalla constatazione che i blocchi stradali, assunti a metodo unico di lotta, stanno portando alla perdita di prestigio e all’isolamento crescente del MP, e questo significa fare, senza volere, il gioco della borghesia;

– il secondo, che questo metodo permette al nemico di manovrare per la contemporanea cooptazione e "criminalizzazione" del MP;

– il terzo, che questo metodo sta creando una situazione nella quale la borghesia inizia a guadagnare consensi per passare dalla attuale repressione selettiva ad un livello superiore di repressione.

Percepiamo pure che il governo è riuscito a far passare nella società civile l’idea che il MP è composto da fannulloni che solamente vogliono piani di sussidi statali, il cui maneggio arricchirebbe, inoltre, i loro dirigenti. Noi sottolineiamo pure come questa domanda permanente di aiuto che il MP rivolge alla Stato –sussidi, alimenti e così via- rischi di schiacciarlo convertendolo, diciamo così, in una delle tante sottosegreterie del Ministero della sicurezza sociale.

Di fronte a ciò noi proponiamo di cambiare l’asse dello scontro con il governo. Dobbiamo spostare la nostra lotta sul tema dei DIRITTI, intendendo per diritti non solo quelli politici e civili ma anche quelli sociali, economici e culturali. Lo Stato è firmatario di trattati internazionali dove s’impegna a che nessun argentino patisca fame, disoccupazione, ignoranza, malattia.

PRENDERSI questi diritti è per noi la lotta da sviluppare in questa fase. Per questo noi diamo –allo interno del movimento popolare- il compito concreto di organizzare i disoccupati ed altri settori sociali, in forme di autogestione complessiva, di contropotere, il cui nucleo decisionale è rappresentato dalle Assemblee di Base: i nostri "Cabildos".

 

2.3. Struttura e decisionalità nell’MTR

2.3.1. "Cabildo"

L’unità di misura, il quanto, delle risorse umane che dà vita all’MTR è, in generale, il nucleo famigliare. Attualmente organizziamo 5.000 famiglie.

L’unità di misura, il quanto, dello spazio sociale su cui lavora l’MTR è, in generale, il quartiere.

La gente del quartiere organizzata nell’MTR si riunisce periodicamente, quasi sempre nella "mensa piquetera"del quartiere stesso, per discutere le proprie necessità e stabilirne le possibilità e le priorità di realizzazione, secondo la pratica della DEMOCRAZIA DIRETTA. Questa Assemblea di Base, nucleo della autogestione popolare, noi la chiamiamo "Cabildo". Ogni "Cabildo" esprime delle "Commissioni" che sono funzione delle necessità materiali, culturali e politiche della gente del quartiere. In generale, in tutti i "Cabildos" lavorano le seguenti "Commissioni":

– Salute

– Produzione

– Alimentazione

– Educazione e Formazione

– Sicurezza

– Abitazione e Abbigliamento

– Finanze

– Amministrazione

– Informazione

 

Le "Commissioni", attraverso i propri specifici delegati/e eletti dal "Cabildo", si riuniscono durante la settimana per formalizzare le delibere ed i progetti precedentemente assunti.

Il "Cabildo" è dunque il nucleo della decisionalità: nella misura in cui la nostra lotta cresca, esso assumerà sempre più il significato concreto ed istituzionale dell’unità basica del contropotere, di autogestione popolare strutturalmente anticapitalista ed antimperialista.

 

2.3.2. Assemblea generale

Tutti i delegati delle varie "Commissioni" dei distinti "Cabildos" costituiscono l’Assemblea generale. I delegati si riuniscono una volta alla settimana e devono discutere e votare a maggioranza le varie proposte espresse dai "Cabildos" e poi indicarne i probabili percorsi di risoluzione. In generale non vi sono grandi discussioni e la maggioranza è sempre amplia. Si tratta infatti di richieste concrete, di necessità comuni a tutto il movimento. L’Assemblea generale è anche il luogo aperto dove si discute la situazione politica, sia dell’Argentina che dello scenario internazionale.

 

2.3.3. Tavolo esecutivo

Una volta che l’Assemblea generale approva ed assume le varie proposte d’interesse collettivo, essa elegge anche i compagni che seguiranno concretamente il percorso per realizzarle. Questi compagni conformano il Tavolo esecutivo; essi, insomma, sono incaricati di garantire l’esecuzione dei risultati delle votazioni avvenute nell’Assemblea generale e renderne conto pubblicamente anche come ultima istanza operativa.

 

SINTESI GRAFICA DEL PUNTO 2.3.

 

 

 

"CABILDOS" – livello di decisionalità popolare

 

 

– livello di sintesi politica e di ottimizzazione

ASSEMBLEA GENERALE per i progetti di interesse collettivo; tutti i

delegati/e dei "Cabildos" discutono e

votano a maggioranza

TAVOLO

OPERATIVO – livello essenzialmente esecutivo che deve

anche garantire la trasparenza pubblica

 

 

 

 

3. L’IMPLEMENTAZIONE DEL CONTROPOTERE MESSA IN ATTO DALL’MTR

 

3.1. La strategia attuale

I "Cabildos", le "Commissioni", le "Brigate di lavoro" stanno costruendo nuove forme di organizzazione. Lì si discute, non solo come risolvere le necessità basiche più urgenti delle 5.000 famiglie che costituiscono attualmente l’MTR e di come questo si stia facendo e dell’uso che si fa di ciò che si produce o si riceve, ma anche di come, tatticamente e strategicamente, affrontare la situazione politica nella quale stiamo lottando. A questo metodo di autogestione l’MTR da una grande importanza, perché vi scorgiamo una nuova forma o meglio la forma di un nuovo potere; un potere che noi stiamo costruendo nell’interno e contro lo Stato. Come abbiamo già detto, l’applicazione delle politiche neoliberiste ha significato, nel nostro paese, l’abbandono da parte dello Stato di compiti non delegabili. Perciò a queste "Commissioni" noi attribuiamo il carattere embrionale dei nuovi futuri Ministeri. Siamo naturalmente coscienti che lo Stato non solo non permetterà questa "maturazione", ma che la sua risposta -nella misura che tutto questo avanzi- sarà sempre più violenta.

A fronte di questa facile previsione, noi dobbiamo criticamente applicare gli insegnamenti appresi dall’esperienza. L’esperienza ci insegna, che se il popolo non prende nelle sue mani la soluzione dei suoi problemi molto difficilmente, domani, si leverà per difendere un qualunque cosa. Lo abbiamo visto in Argentina negli anni ’70, quando il movimento rivoluzionario ebbe uno sviluppo politico e soprattutto militare molto grande; e nonostante questo grande sviluppo, quando lo Stato lanciò contro di noi tutte le sue forze repressive non avevamo dove rifugiarci. Da qui, la convinta conclusione che le strutture di una avanguardia, rivoluzionaria quanto si voglia, servono a molto poco se sono fuori dalle organizzazioni popolari. Da qui, il nuovo percorso che abbiamo iniziato.

Nel 2001 la discussione nel MP era sui metodi di lotta. Oggi la discussione ha cambiato asse.

Il grosso del MP, che oggi è subordinato alla strategia dei partiti della sinistra, propone di usare la mobilitazione costante, l’occupazione delle strade, come metodo che garantirà l’obiettivo di conquistare il potere politico centrale.

Noi lo vediamo come un grave errore. Non si può prendere il potere politico centrale quando non si sia capaci di costruire nel paese forme di nuovo potere (anche con una presenza di bassa intensità). Crediamo che la ribellione del dicembre 2001 focalizza chiaramente questo problema. Non si può pretendere di impadronirsi del potere quando previamente non esista, anche in forma embrionale, il potere che rimpiazzerà il vecchio. Siamo stati tra i fondatori del Blocco Piquetero Nazionale (BPN) e come suoi delegati e rappresentanti siamo venuti a Firenze nel novembre del 2002; ma sono già otto mesi che siamo usciti dal BPN esattamente per questa differenza strategica centrale di valutazione. Noi abbiamo chiaro che in alcune zone, in alcuni Comuni, la capacità di organizzazione e di mobilitazione del MP supera di 2 o 3 volte quelle espresse dai partiti che vi governano. Tuttavia, in queste località, il MP non ha alcun peso politico e, peggio ancora, non ha proposte da sviluppare; né per noi, né per i nostri alleati di classe, gli oppressi e gli sfruttati. Ovvero, l’unica proposta "politica" è quella della mobilitazione permanente per la conquista del potere politico centrale. Per questo noi stiamo sviluppando una battaglia per far capire l’importanza del lavoro territoriale e per questo proponiamo a TUTTO il MP, di aprire locali comuni dove possano discutere, sui temi del quartiere, sia i compagni che gli altri suoi abitanti. Se riusciremo in ciò, faremo un gran salto politico. L’esperienza ci dice che non solo dobbiamo spiegare cosa faremo domani, nel futuro, ma che cosa è possibile fare oggi. Le masse avanzano molto più rapidamente quando vedono che ciò che si propone è già costruito da qualche altra parte della città o anche del paese. Il caso di Mosconi lo dimostra. Mosconi è una cittadina di 22.000 abitanti, i quali dipendevano prima, fondamentalmente, dall’impresa petrolifera. Oggi, in questa località, il movimento dei disoccupati organizzati sono il governo reale. Qualunque settore sociale voglia fare qualcosa in Mosconi, non va in Comune ma nella sede del movimento dei disoccupati, perché e lì che i suoi problemi verranno risolti. Se vi sono dei contadini che hanno ostacoli per irrigare la terra vanno nella sede del movimento dei disoccupati; se vi sono dei lavoratori che non vengono pagati –un esempio è rappresentato dai muratori- non vanno al loro Sindacato ma lì. È il movimento che risolve questi problemi. Ecco perché in Mosconi vi sono stati gli scontri più violenti con le forze repressive del governo. Ecco perché quando l’esercito ha assediato la città, tutti i suoi abitanti si sono strinti attorno al movimento dei disoccupati impedendo non solo la repressione di qualunque tipo, ma anche la disarticolazione del movimento.

La nostra proposta non è una proposta solo teorica; è qualcosa che già –seppure in piccolo- sta imponendosi.

 

3.2. Le forme concrete del contropotere

 

– Produzione: abbiamo recuperato una fabbrica di scarpe e lì stiamo producendole. Lo stesso per i vestiti: in marzo inizieremo a realizzarli. Fabbrichiamo mattoni, costruiamo capannoni scolastici, ambulatori, diamo manutenzione edilizia alle fabbriche ed agli ospedali che ci siamo ripresi. Sul fronte dell’alimentazione facciamo il pane e coltiviamo ortaggi.

 

– Alimentazione: l’MTR sta facendo funzionare le mense collettive "piquetere", sta garantendo cioè che la nostra gente non muoia di fame. Da lunedì a venerdì, due volte al giorno, alle 12:00 ed alle 19:00, assicuriamo il pranzo e la cena. A merenda, per i bambini, c’è anche un bicchiere di latte. Il pane e gli ortaggi delle mense provengono dalle squadre di produzione (in generale gruppi dai 10 ai 30 compagni secondo la necessità) organizzate dall’MTR.

 

Salute: il nostro obiettivo è di aprire un poliambulatorio basico in ogni quartiere. Su questo fronte l’MTR ha fatto un grande lavoro. L’insufficienza di infermieri professionali al nostro interno, e soprattutto di medici, è certamente un fattore negativo, limitante. A questo problema abbiamo dato, per ora, due tipi di soluzione:

a) Prestazioni volontarie e Reciprocità solidaria.

Chiediamo e riceviamo solidarietà diretta da medici ed infermieri; essi vengono nei nostri quartieri ed oltre a visitare impartiscono corsi di formazione –pronto soccorso, anamnesi famigliari, controlli generali sull’alimentazione- a compagni/e che stanno assumendo la responsabilità di una vigilanza sanitaria nel quartiere. Il compito centrale è quindi quello di formare "agenti promotori di salute" che possono paragonarsi ai "medici scalzi" della rivoluzione cinese. La solidarietà che ci viene offerta, è da noi ricambiata con altrettanta solidarietà. L’MTR appoggia infatti le lotte che medici ed infermieri sviluppano – scioperi, marce, blocchi stradali- per la difesa dei loro posti di lavoro e della sanità pubblica.

b) Prestazioni retribuite

Utilizziamo la cassa di salute, quando non si abbiano alternative solidarie, per pagare direttamente noi le prestazioni di medici generici o specialisti.

 

Attualmente, in molti quartieri, funzionano già presidi sanitari. I nostri infermieri garantiscono il pronto soccorso da lunedì a venerdì.

Particolare attenzione viene data al controllo ed alla pianificazione delle nascite, in modo che, anche e soprattutto, sia la donna a decidere sulla sua maternità.

La Commissione di salute si occupa anche dei casi di violenza interfamigliare.

 

Educazione e Formazione: l’educazione e la formazione, vere e proprie armi di liberazione popolare, sono considerati da noi temi prioritari e riguardano tutte le fasce d’età. Molti di noi, più o meno adulti, non sanno né leggere né scrivere e per questi compagni, per sconfiggere l’analfabetismo che impedisce loro una piena partecipazione alla lotta, stiamo utilizzando metodi e strumenti del progetto "Si, io posso". È un progetto realizzato dai compagni cubani dell’Istituto di Pedagogia ed Educazione Latinoamericana, che ha una durata di circa tre mesi e mezzo. Il materiale didattico, 65 video cassette e dispense individuali, ci è stato fornito dall’Ambasciata Cubana in Buenos Aires.

Oltre all’educazione di base, diamo equivalente importanza alla formazione politica e tecnica.

Per la formazione politica, a differenza della prassi che "pratichiamo" direttamente, ci siamo posti il problema della "fonte". E su questo teniamo presente il Che, quando solleva il doppio problema della qualità dei testi e della necessità della teoria: i testi marxisti in America Latina, egli dice, hanno l’inconveniente di non lasciarti pensare, perché il partito lo ha già fatto per te; ma non è neppure possibile pensare di essere i figli della pratica assoluta. Noi stiamo anche in questa sfida, e tentiamo di risolverla nelle nostre specifiche condizioni.

Per la formazione di tipo tecnico rispetto all’auto-gestione, costruiamo con l’aiuto di docenti vicino all’MTR brevi corsi di elementi di organizzazione e pianificazione delle risorse, gestione finanziaria e legislazione cooperativistica.

 

– Informazione: il processo di concentrazione del potere e le sue conseguenze di emarginazione e di esclusione per la grande maggioranza della nostra gente, ha un’applicazione diretta anche nella informazione. Da un rapido sguardo alla conformazione dei principali gruppi multimediali argentini, si avverte il grado di profondità che questo processo ha avuto anche in questo settore: le grandi testate, scritte o parlate, si incontrano sempre in meno mani le quali sono sempre più legate al potere economico e politico dominante. Questo processo ha prodotto un progressivo sequestro della parola. Di fronte a questa situazione la Commissione d’Informazione dell’MTR decise a suo tempo di realizzare ogni sforzo possibile per incrementare i mezzi e la qualità della nostra comunicazione e produzione culturale, terreno importante dello scontro di classe. Nel 2003 siamo riusciti a migliorare e potenziare l’edizione della nostra rivista "Il blocco (stradale)" ampliando la partecipazione dei compagni e migliorando la distribuzione. Abbiamo realizzato un archivio fotografico con materiale nostro e un breve corso di montaggio video, stretto accordi di lavoro con il Gruppo di Cine Alavío, il Gruppo di Cine Insurrezionale, Indymedia, TV Piquetera e Rete in Azione, abbiamo prodotto due documentari "Dal lavoro al combattimento e dal combattimento al lavoro" ed uno su Teresa Rodríguez. Presentiamo un programma radio e sei ore di "televisione di quartiere" di nostra programmazione (con l’aiuto del Gruppo Alavío e di TV Piquetera).

Gli obiettivi basici futuri, possiamo così sintetizzarli:

· raccontare con la nostra voce – riviste, radio, televisione, video, bollettini elettronici- il nostro progetto, la nostra lotta, l’esperienza concreta;

· generare consenso sul nostro progetto ed evitare di essere isolati;

· generare attività politico culturali direttamente coinvolte nella lotta dell’MTR (dibattiti, incontri, formazione, e così via);

· implementare la costruzione di reti informative antagoniste.

 

-Consumo: per iniziare con un esempio, diciamo che le scarpe che vengono fabbricate dall’MTR nel calzaturificio recuperato, sono destinate all’auto-consumo; così per gli ortaggi, per il pane, che vanno alla mensa. Questa "filosofia" sarà applicata a tutti i beni d’uso che noi saremo in grado produrre. I vestiti, che inizieremo a produrre nel marzo prossimo, saranno un prodotto in più.

 

– Mercato: tutte le potenziali merci che avanzano dall’auto-consumo dell’MTR vengono vendute "sul mercato". Su questo tema è aperto un dibattito: orario di lavoro, prezzo delle merci, controllo complessivo delle risorse, ed anche, cosa molto complessa, rapporto tra retribuzioni di compagni che lavorano nei "servizi" e quelli che generano direttamente plusvalore. È evidente che questo di "aprirsi al mercato", il problema non è eludibile, è contemporaneamente una sfida ed un pericolo.

 

4. ALCUNI ASPETTI DI GENERE

Prima di tutto vogliamo sottolineare l’importanza che ha per noi essere qui, nel vostro paese, con voi. Vedendo il tipo di lotte che il vostro movimento sta sviluppando, ci sentiamo di dire che sono le stesse, certo con caratteristiche e situazioni distinte, di quelle che noi portiamo avanti in Argentina. I problemi che abbiamo visto nelle case occupate dal Movimento Antagonista ci ricordano i nostri e perciò ci sentiamo strettamente solidali con voi. Sapevamo che l’ingiustizia esiste anche fuori dell’America Latina ed ora sappiamo concretamente che c’è anche qui, in Europa.

Da noi, in Argentina, è stato molto difficile organizzarci come movimento "piquetero" ed ancora di più come donne, perché la discriminazione di genere esiste, è un fatto. Eppure nelle grandi lotte che si sono date ora, noi donne siamo state protagoniste. Da quando gli uomini hanno cominciato a perdere il lavoro, anche noi donne siamo scese in strada. Non è stato facile. In generale il marito non voleva che la moglie, la compagna manifestasse. Abbiamo quindi dovuto assumere una DOPPIA LOTTA, in casa contro il maschilismo e, nella strada, contro il potere politico. Lottando contro questi ostacoli ci siamo organizzate ed oggi le donne rappresentano la maggioranza nel movimento "piquetero" e nell’MTR in particolare, dove molte sono le delegate elette nelle nostre Assemblee di Base ("Cabildos") che sono il primo livello propositivo e decisionale del movimento stesso.

 

5. LA PROIEZIONE DEL CONTESTO INTERNAZIONALE IN AMERICA LATINA

Il contesto mondiale risulta segnato dalla devastante combinazione tra la decisione strategica statunitense di utilizzare la guerra come metodo di risoluzione delle contraddizioni internazionali, e la crisi economica che da qualche anno sta consumando il proprio imperialismo americano. La guerra contro l’Iraq inaugura questo nuovo metodo di risoluzione; ormai, sia nelle relazioni tra paesi che tra gli stessi differenti poli imperialisti, nulla sarà più uguale a prima. Il fatto che il deficit nordamericano aumenti in ragione geometrica con le sue avventure militari, spinge il suo governo a implementare politiche di rapina imposte dalle sue agenzie finanziarie internazionale (FMI, BM, etc.). In questa situazione il continente latinoamericano vede nascere e svilupparsi sempre più movimenti popolari radicali, anticapitalisti ed antimperialisti. La misura della paura di questa radicalità, sia da parte dell’impero che delle borghesie regionali, ce la da la decisione di far vincere elettoralmente o governi di centrosinistra con simpatie di massa o governi progressisti; CAMBIARE, perché NULLA CAMBI è naturalmente la "filosofia" di questa strategia imperiale. Lula, sia chi sia, sta infatti giocando lo stesso ruolo che Menem ebbe in Argentina. Oggi il governo di Lula è il modello che l’amministrazione Bush vuole per l’America Latina.

Lula, assieme a Lucio Gutiérrez in Ecuador, ad Alejandro Toledo in Perù, a Kirchner nel nostro paese –con tutte le specifiche differenze del caso- sono i presidenti che meglio rispondono alle attuali necessità statunitensi; e questo serva per chi li vede, tutti o in parte, come presidenti che difenderanno l’indipendenza e gli interessi dei rispettivi paesi. In questo contesto, dunque, quando si parla di "lotta" tra Mercosur ed ALCA significa che non si hanno presenti i termini reali di questa immaginaria opposizione. È ormai storicamente accertato che le borghesie latinoamericane non sono borghesie nazionali indipendenti, ma borghesie transnazionalizzate e subordinate totalmente al capitale finanziario internazionale. La "lotta" tra Mercosur ed ALCA, oltre come trappola ad uso interno, viene sbandierata, essenzialmente dalle classi dirigenti brasiliana, argentina e cilena, allo scopo di strappare migliori condizioni al loro padrone del nord per accedere a subordinarsi integralmente.

Per quanto riguarda il Brasile, principale socio con Argentina del Mercosur, è certo da considerare che questo paese sta entrando in un periodo di crisi economica e politica. Lo stesso PT inizia a soffrire perdite e lacerazioni per la politica neoliberista applicata da Lula.

Altra situazione di estrema tensione è quella boliviana, dove il movimento insurrezionale di settembre-ottobre 2003 è pure il prodotto delle trasformazioni imposte dalla ristrutturazione neoliberista.

 

È comunque un fatto che l’applicazione delle politiche neoliberiste ha generato grandi resistenze, le quali possono essere controllate solo da partiti e da dirigenti populisti per le aspettative che con i loro discorsi progressisti –ed in alcuni casi anche dalla loro diretta partecipazione nelle lotte popolari- hanno risvegliato nelle masse lavoratrici.

Questa contraddizione, tra l’esistenza di una tendenza alla radicalizzazione delle masse ed i governi populisti che operano per congelarla, si risolverà positivamente per noi solo se saremo capaci di generare il soggetto sociale del cambio.

 

5.1. Note sui contatti che l’MTR intrattiene con organizzazioni amiche in America Latina

America Latina vive, come abbiamo appena detto, una situazione di crescente conflittività. Benché le forze popolari siano in sviluppo, non esiste nessun coordinamento regionale. È un problema di risorse materiali ma anche umane; la nostra situazione è estremamente fluida ed un coordinamento regionale si basa su di una minima stabilizzazione delle nostre strutture. L’MTR mantiene comunque contatti con gli MST brasiliani, con sindacati di classe dell’Uruguay e soprattutto con la Bolivia attraverso il Movimento Indigeno Pachakuti, i cui dirigenti, in particolare Felipe Quispe, sono stati i protagonisti della ribellione popolare del 17 ottobre del 2003, ribellione conosciuta anche come "la guerra del gas". Felipe Quispe è un leader indigeno, contadino, che ha condotto una lotta senza tentennamenti, un dirigente, che a differenza di altri, il potere non riuscirà mai a cooptare. Con i compagni del Pachakuti i nostri legami sono molto stretti. Vogliamo riaffermare che situazione boliviana ci appare estremamente interessante. Per considerazioni la cui spiegazione esula dai confini temporali nei quali necessariamente ci troviamo, vediamo la Bolivia come l’anello più debole della catena; ed uno sbocco vittorioso delle masse popolari boliviane modificherebbe tutto il panorama dei rapporti politici di forza esistenti attualmente nel nostro continente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALLEGATO

 

SINTESI DEL LAVORO "STIMA QUANTITATIVA della STRUTTURA SOCIALE ARGENTINA

CIS – Buenos Aires 2001"

 

[Questa sintesi omette:

– la descrizione del modello statistico e della metodologia con cui sono stati raccolti e processati i dati;

– la bibliografia].

 

 

COMPONENTI

STRUTTURALI

% assoluta

QUANTITÁ

POPOLAZIONE

CLASSE

1-Segmento A

1

390.000

alta borghesia storica

1-Segmento B

3

1.170.000

alta borghesia recente

1-Segmento C1

6

2.340.000

classe media-alta

Sub totale 1

10

3.900.000

 

2-Segmento C2

10

3.900.000

classe media-media

2-Segmento C3

20

7.800.000

classe media-bassa

Sub totale (1+2)

40

15.600.000

 

3-Segmento C/np (np º nuovi poveri)

5

1.950.000

sono gli espulsi dalla classe media (C1+C2+C3): ovvero i nuovi poveri

3-Segmento D1

8

3.120.000

classi popolari

3-Segmento D2

37

14.430.000 (25% NBI)*

classi popolari

Sub totale (1+2+3)

90

35.100.000

 

Segmento E

10

3.900.000 (100% NBI)*

sottoproletariato

Totale Generale

100

39.000.000

 

 

* NBI º Necessità Basiche Insoddisfatte (alimentazione, educazione, salute, etc.)

 

 

A + B º alta borghesia

 

A: include i grandi proprietari terrieri e/o allevatori, i banchieri ed i padroni della grande industria e della grande impresa nazionale. I suoi membri discendono, in generale, da antiche famiglie nobili, attive dall’epoca coloniale e nelle guerre per la indipendenza dalla Spagna. Possiedono un’ampia educazione universitaria acquisita nelle migliori università del mondo. Mantengono forti legami con l’alta borghesia di altri paesi. Sino alla 1ª Guerra Mondiale costituirono chiaramente la classe dirigente, che imponeva al Paese i suoi obiettivi ed i suoi valori. Dal 1920, con l’avvento delle nuove classi medie, espressioni del radicalismo, il loro incontrollato potere sullo Stato iniziò a diminuire. Questo processo di declino culminò, dopo la 2ª Guerra Mondiale, con l’ascesa al potere del generale Juan Domingo Perón. I membri del segmento A ormai non più classe dirigente egemone, conservano però influenza e controllo di ampli settori del potere giudiziario, di alcuni partiti politici e soprattutto di organizzazioni padronali industriale ed agrarie. I loro obiettivi sono oggi unicamente legati alla conservazione dei loro grandi privilegi: legandosi per questo al carro degli attuali padroni del mondo, hanno assunto come "filosofia" il modello neoliberista praticando concretamente la privatizzazione e l’evasione fiscale totali e selvagge.

 

B: i membri di questo segmento si differenziano da quelli di A, solo per far parte da epoca più recente dell’alta borghesia argentina.

 

C º classi medie:

si è qui considerato, come aspetto comune ed unificante della loro attività economica, "il lavoro non manuale"

 

C1: i membri di C1 -anche se comunque interni alle classi subalterne- posseggono una totale identificazione con i valori ed i modelli di condotta propri di A e B. Possono identificarsi come la base sociale d’appoggio all’alta borghesia.

C1 è formato dalle famiglie di professionisti di alto livello, dai medi imprenditori e proprietari terrieri. Il 75% dei membri di C1 sono anche proprietari immobiliari Hanno una formazione universitaria, in generale terminata, ed un’alta qualificazione professionale. Alta la loro presenza nel sistema politico: una percentuale molto importante dei politici "a tempo pieno" e degli alti funzionari dello Stato proviene da questo segmento.

 

A+B+C1, che rappresentano il 10% della popolazione, concentrano più del 40% dell’ingresso totale annuo delle famiglie argentine. Rispetto al segmento E, rappresentante il 10% inferiore, A+B+C1 percepisce più di 100 volte di quanto esso riceva. La forbice tra le entrate di queste due realtà sociali aumenta con velocità crescente. Questo vertiginoso aumento di concentrazione di ricchezza in poche mani, è anche dovuto alla mobilità verso il basso in atto nella struttura sociale argentina, come lo dimostrano la quantità di nuovi poveri provenienti dalle classi medie e l’incremento della miseria, emarginazione e mendicità nelle classi popolari.

 

C2: include giovani professionisti ed impiegati con buona qualificazione professionale, piccoli imprenditori, piccoli commercianti e negozianti. Circa il 50% di essi possiede qualche appartamento. Sperano di ascendere socialmente e sono fermi difensori dell’attuale sistema. In C2 abbondano commercialisti ed avvocati che lavorano in proprio cioè nel loro Studio professionale senza alcun dipendente. Vi sono pure funzionari intermedi dell’amministrazione pubblica. Il segmento C2 è stato poco colpito dalla disoccupazione.

 

C3: è il segmento che raggruppa la classe media-bassa. I suoi componenti sono in maggior parte impiegati con istruzione secondaria spesso non completata e con poca o nessuna qualificazione professionale. Il 25% di essi proviene da famiglie di operai specializzati. Circa il 15% dei suoi membri possiedono piccoli appartamenti urbani dove vivono Costituiscono il grosso dell’ascolto dei programmi televisivi e la loro percezione della realtà e le opinioni su di essa sono costruite mediante una comprensione parziale e frammentata dell’informazione data dai programmi di comunicazione di massa. Si sentono defraudati e senza prospettive. Sono debitori insolventi.

Dagli anni ’90 il loro impiego è divenuto precario a causa dell’intensa utilizzazione dei contratti a termine (bassa stabilità, alta flessibilità, bassa remunerazione) definiti dalla nuova Legge Lavorativa. C3 è uno dei DUE segmenti più colpiti dalla disoccupazione (il secondo è il segmento D2)

C/np (np º nuovi poveri): elementi provenienti dalle classi medie C1, C2 e C3 espulsi ciclo lavorativo

C/np: è una "isola culturale" formata dalle famiglie dei "nuovi poveri", una specificità –per ora- solo argentina. Queste famiglie si sono formate nelle classi medie ed il loro livello educativo, la loro auto-percezione e la loro auto-coscienza corrispondono a questa provenienza di classe. Però, la loro decadenza economica -che è ora irreversibile- non può permettergli la riproduzione del livello di vita cui erano abituate. Il loro "status" socio-economico ha perso sostenibilità ed il loro futuro può essere ancora peggiore del presente. Questa "isola" si è formata a causa delle espulsione dal lavoro –prodotta da fusioni, vendite e razionalizzazioni d’impresa- di membri dei segmenti C1, C2 e C3. Essi sono state le vittime dei "gerontoquadricidi" commessi dai capi del personale contro tecnici e burocrati di alto, medio e basso livello di più di 40 anni di età , operanti in imprese di distinta tipologia. I C/np si trovano quasi totalmente privi di fonti d’ingresso ed inizialmente sopravvivono attraverso la vendita delle loro proprietà. Nella zona nord della Grande Buenos Aires è frequente il fenomeno delle "case buccia" –proprietà che vanno dai 100.000 dollari in su- abitate da C/np che non sono più in grado di pagare i servizi pubblici: telefono, luce, gas ed acqua. Dopo l’ipoteca della "casa buccia" –il debito ipotecario risulta naturalmente impagabile- segue lo sgombero forzato e l’obbligato approdo, non sempre garantito, in alberghi sociali gestiti dalla CARITAS o dal Comune di residenza. Le famiglie del segmento C/np sviluppano distinte strategie per la sopravvivenza: in generale cercano soluzioni attraverso l’avvio di "micro-imprese" dove vendono direttamente generi alimentari –dolci, pasta- che loro stesse producono.

 

D1 + D2 º classi popolari:

si è qui considerato, come aspetto comune ed unificante della loro attività economica, "il lavoro manuale"

 

D1: è il segmento formato dalle famiglie degli operai con qualificazione tecnica e seguente formazione professionale. Aspirano permanentemente a passare allo "status" sociale ed economico superiore. Costituiscono una presenza politicamente moderata all’interno delle classi popolari. Sono debitori solventi. Circa il 50% dei suoi membri possiedono piccoli appartamenti urbani o sub-urbani dove vivono. Chi di loro ha perso il lavoro durante la grave recessione del 1998 è andato ad ingrossare le file del segmento D2.

D2: è il segmento formato dalle famiglie degli operai con bassa istruzione, scarsa qualificazione tecnica, e poca o nulla formazione professionale. Meno del 10% è proprietario o di piccoli appartamenti sub-urbani dove vive o solamente di piccole superfici edificabili in aree sub-urbane. Il livello educativo dei membri di questo segmento, nella sua maggioranza, e quello secondario superiore non completato, ma, in molti casi si scende a quello primario non completato. Non hanno praticamente accesso a servizi accettabili nei settori della salute, dell’attenzione all’infanzia, dell’educazione. Il 25% di questo segmento non riesce a soddisfare le proprie necessità basiche (NBI) ed ha un’alta percentuale di disoccupazione dalla quale, assieme a C3, è stato il più colpito.

E º sottoproletariato

E: è il segmento formato dalle famiglie emarginate ed escluse socialmente. La loro totalità è NBI e non hanno accesso ai servizi sociali. I loro membri sono abitualmente disoccupati e possiedono i più alti indici di mortalità ed infermità infantile. L’insufficiente alimentazione pone limiti strutturali al loro rendimento fisico ed intellettuale. Molti sono analfabeti. Sopravvivono alternando lavori molto precari ed assolutamente al "nero" con la mendicità, la prostituzione, il borseggio ed il piccolo spaccio di droga. Vivono in edifici abbandonati, che occupano, o in case di fortuna -"case di cartone"- che sorgono in gran numero ai margini delle città.