SIRIA E LIBIA, STESSO COPIONE

di Marinella Correggia

Due Paesi tra loro assai diversi da un anno condividono una sorte
comune. Due sollevazioni basate sulla demonizzazione dei due governi e
la santificazione degli oppositori da parte dell’Onu, dei governi e
dei media. Un’operazione fatta di menzogne e omissioni

Sibia e Liria; possiamo mescolare le sillabe di Siria e Libia. Perché
due paesi così diversi da un anno hanno molto in comune. Poco
importano le responsabilità dei due governi nazionali. Il copione
internazionale ne prescinde. Così come le agende geopolitiche delle
potenze esterne coinvolte.

Sibia e Liria. Due sollevazioni che hanno richiesto e richiedono
un’incredibile operazione di demonizzazione dei due governi e
santificazione degli oppositori, da parte dell’Onu, di tanti governi e
dei media, con menzogne e omissioni così da spacciare per “protezione
dei civili e dei diritti umani” quella che è un’operazione
politico-militare di cambio di regime. In Libia una vera congiura fra
più attori – interni e internazionali, governativi e non governativi –
radicò nell’inconscio dell’opinione pubblica mondiale la convinzione
che Gheddafi e i suoi “mercenari” avessero fatto seimila o diecimila
morti civili nei primi giorni di scontri; erano stati in realtà poco
più di cento come riconobbe la stessa Amnesty, e distribuiti fra le
due parti (con atti efferati da parte dei “ribelli”). Nel caso siriano
la conta dei morti e le notizie di ogni genere di massacri e atrocità
proviene da fonti di parte (“attivisti dei diritti umani”
dell’opposizione, “disertori” ecc.) che i rapporti Onu e i media
prendono per buoni, con corredo di video, nomi e circostanze spesso
verificatisi falsi e perfino grossolanamente “copiati”, a un minimo
controllo (vedi il dossier “Guerra mediatica”). Certamente in Siria i
civili muoiono, ma come risultato dello scontro fra esercito e
oppositori armati. Anche solo la domanda “cui prodest?” induce a
ritenere che il governo siriano non abbia convenienza ad attirarsi
addosso ancor più le ire del mondo colpendo deliberatamente i civili.
Inoltre, sia nel caso libico che in quello siriano, sono definiti
“civili disarmati” quelli che invece sono gruppi armati e violenti. In
Libia gli unici “civili” (fra virgolette) chela Natoha davvero difeso
sono stati i “ribelli”, armatissimi e responsabili di atti molto
violenti contro i civili (si pensi all’assedio feroce a Sirte, agli
abitanti di Tawergha deportati, ai detenuti torturati e uccisi). In
Siria cd “Esercito libero” è responsabile di uccisioni di soldati e
civili (ci sono elenchi nominativi documentati) e atti di sabotaggio e
terrorismo. Anche a Homs nella fase attuale. Questo è sottolineato
anche dal rapporto degli Osservatori della Lega Araba che per questa
ragione Arabia Saudita e Qatar hanno occultato.

Sibia e Liria. Due sollevazioni armate, violente ed eterodirette,
incuneatesi nella “primavera araba”. Le loro componenti maggioritarie
sembrano eterodirette: appoggi internazionali (vedi oltre), ruolo
degli espatriati nell’avviare la protesta (e nel dirigerla quanto al
caso del Consiglio nazionale siriano), perfino presenza di combattenti
stranieri, dai jihadisti libici a quelli che giungono dall’Iraq (come
ha affermato il ministro dell’interno iracheno), direttamente ad Al
Qaeda secondo quanto riferito al Congresso Usa dal direttore della
National Intelligence Usa James Clapper. L’Occidente si prepara a fare
da aviazione ad Al Qaeda come in Libia? Come nel caso libico e in
precedenza in Afghanistan, in Siria Occidente/petromonarchie e Al
Qaeda/islamisti lavorano insieme ognuno contro il comune nemico
(Bashar al Assad), sperando di avere la meglio gli uni sugli altri in
seguito. I gruppi armati sono responsabili di uccisioni di molti
civili e militari e di sabotaggi. Sgozzamenti stile Al Qaeda sono
stati mostrati in un video dai combattenti anti-governativi
all’inviato della Bbc a Homs.

Sibia Liria. Due sollevazioni le cui componenti maggioritarie chiedono
(e nel caso della Libia hanno ottenuto) l’intervento armato estero
diretto. “Se il mondo ci abbandona dichiareremola Jihad” ha dichiarato
un ufficiale del cosiddetto Esercito siriano libero Abdel Razzak Atlas
a Jonathan Littell di Le Monde.

Sibia e Liria. Due sollevazioni le cui componenti maggioritarie hanno
goduto e godono del totale appoggio da parte dell’Occidente e delle
petromonarchie del Golfo, con il pretesto del sostegno alla democrazia
e della protezione dei civili. Nel caso libico ci fu un’alleanza
armata diretta, con bombardamenti Nato/Qatar e invio di armi e
commandos. Nel caso siriano (per ora) c’è un sostegno indiretto
tramite finanziamenti, forniture di armi e consiglieri
all’opposizione. Mentrela Turchiaoffre la base logistica alla Free
Syrian Army, sembrano confermate le indiscrezioni circa il ruolo delle
forze speciali britanniche, francesi, giordane e del Qatar che nella
base turca di Iskenderun addestrano i combattenti dell’ELS insieme ai
militari di Ankara. Da tempo l’opposizione siriana ottiene
quotidianamente partite di armi. Il sospetto di eterodirezione è più
che un sospetto. L’ingerenza esterna ha fomentato gli scontri e
impedito la riconciliazione e l’avvio di un percorso di pace senza
interferenze.

Sibia e Liria. Due sollevazioni di fronte alle quali la frase
“manifestanti inermi uccisi da un regime che massacra il suo stesso
popolo” accomuna il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon con
l’ultimo militante della “sinistra umanitaria” occidentale. Uniti ieri
nella demonizzazione di Gheddafi, oggi nel biasimare Cina e Russia che
in sede di Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno posto due volte il
veto a una risoluzione proposta dall’Occidente e dai petromonarchi e
fatta apposta per permettere un intervento armato “umanitario” in
Siria sulla falsariga di quello in Libia. Il 16 febbraio una nuova
alleanza si è delineata: all’Assemblea dell’Onu, Russia e Cina e altri
9 paesi – i cinque paesi dell’Alleanza Bolivariana per l’America-Alba,
Venezuela, Cuba, Ecuador, Bolivia, Nicaragua, e poi Iran, Bielorussia,
Zimbabwe, Corea del Nord – oltre ovviamente alla Siria sono stati gli
unici al mondo a votare contro una risoluzione proposta dall’Arabia
Saudita, che condanna le sole violenze governative e propone
l’appoggio all’opposizione siriana in nome della protezione della
popolazione. Ricordiamo che i paesi dell’Alba sono stati protagonisti,
sia nel caso della Libia che in quello della Siria, di proposte di
pace e mediazione, accettate anche dai due governi interessati ma del
tutto boicottate dalle opposizioni armate libica e siriana e dalla
“comunità internazionale”.

Sibia e Liria. Due sollevazioni in grado di frammentare i rispettivi
paesi e farli piombare in un inferno armatissimo governato di fatto da
milizie e gruppi contrapposti. In Libia è già successo.

Sibia e Liria. Due sollevazioni contro due governi laici e
tradizionalmente non allineati, nel contesto di un mondo arabo
completamente islamizzato (un islam che sul piano economico e politico
è alleato dell’Occidente).

Sibia e Liria. Due sollevazioni la cui parte maggioritaria vuole
smantellare lo stato, cambiando financo la bandiera stessa del paese
(Libia: da quella verde della Jamahiryia a quella a strisce rosso,
verde e nero con stella e mezzaluna della monarchia pre-1969. Siria:
dal bianco-rosso-nero con due stelle al verde-bianco-nero con tre
stelle).

Marinella Correggia

redazionesibialiria@gmail.com