L’OPZIONE SALVADOR PER LA SIRIA

http://www.globalresearch.org/index.php?context=va&aid=31096
“L’OPZIONE SALVADOR PER LA SIRIA”: gli squadroni della morte
sponsorizzati da Stati Uniti e NATO integrano le “forze di
opposizione”.

Prof. Michel Chossudovsky

Global Research, 28 maggio 2012

Il piano del Pentagono chiamato “Opzione Salvador per l’Iraq”, che si
ispirava e prendeva come modello le operazioni sotto copertura
compiute in Centramerica iniziato nel 2004, fu portato avanti sotto la
guida dell’ambasciatore statunitense in Iraq John Negroponte (anni
2004-2005), congiuntamente a Robert Stephen Ford, che fu nominato
ambasciatore per gli Stati Uniti in Siria nel gennaio 2011, meno di
due mesi prima dell’inizio dell’insorgenza armata diretta contro il
governo di Bashar Al Assad.  “L’opzione Salvador” è un modello
terrorista di uccisione di massa da parte degli squadroni della morte
sponsorizzati dagli Stati Uniti. Fu utilizzato per la prima volta nel
Salvador, quando la resistenza contro la dittatura militare era
all’apice, provocando circa 75.000 morti. John Negroponte aveva
prestato servizio come ambasciatore degli Stati Uniti in Honduras dal
1981 al 1985. Come ambasciatore a Tegucigalpa, aveva giocato un ruolo
chiave nel sostenere e supervisionare i mercenari della Contra in
Nicaragua che erano stanziati in Honduras. Gli attacchi oltre confine
della Contra verso il Nicaragua costarono la vita di circa 50.000
civili.
Nel 2004, dopo aver servito come direttore dell’Intelligence nazionale
nell’amministrazione Bush, John Negroponte fu nominato ambasciatore
degli Stati Uniti in Iraq, con un mandato molto specifico: la
costruzione dell’”Opzione Salvador” in Iraq.

“L’opzione Salvador per la Siria”: il ruolo centrale dell’ambasciatore
degli Stati Uniti Robert S. Ford

L’ambasciatore statunitense in Siria (nominato nel gennaio 2011),
Robert Stephen Ford aveva fatto parte dell’equipe di Negroponte
all’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad (2004-2005). A questo
riguardo, “l’opzione Salvador” per l’Iraq gettò le basi per il lancio
una insorgenza armata in Siria cominciata nel marzo del 2011. In
relazione ai recenti eventi, l’uccisione di 108 persone, inclusi 35
bambini nella città di confine di Houla il 27 maggio è stata, con
tutta probabilità, commessa da squadroni della morte sponsorizzati
dagli Stati Uniti sotto il nome di “Opzione Salvador per la Siria”. Le
morti dei civili sono state frettolosamente attribuite dai media
occidentali al governo di Al Assad e l’incidente è è stato utilizzato
come pretesto per richiedere l’intervento “umanitario” della NATO
sotto l’egida della R2P, ovvero “responsabilità di proteggere”.
Le palesi menzogne dei media, inclusa la manipolazione delle immagini
da parte della BBC, suggerisce che il governo siriano non è il
mandante del massacro:
“Mentre giungono informazioni, molto frammentate, da Houla, Siria,
città vicina alla città di Homs e al confine libanese siriano, sta
diventando chiaro che il governo siriano non è responsabile per aver
bombardato a morte 32 bambini e i loro genitori, come sostenuto e
negato a scadenze regolari dai media occidentali e dalle stesse
Nazioni Unite. Sembra invece che siano stati gli squadroni della morte
in combattimenti da vicino, squadre accusate dagli attivisti
“antigovernativi” di essere “teppisti pro regime” o “milizie del
regime” e dal governo siriano di essere  terroristi opera di Al Qaeda
legati a ficcanaso stranieri”. (Confronta articolo di Toni Cartalucci
“Syrian Government Blamed for Atrocities Committed by US Sponsored
Deaths Squads, Global Research,
28 maggio 2012).

CRONOLOGIA DEL “MOVIMENTO DI PROTESTA” IN SIRIA.

L’ambasciatore degli Stati Uniti Robert S. Ford fu inviato a Damasco
alla fine di gennaio 2011 al culmine del movimento di protesta in
Egitto. (L’autore è stato a Damasco il 27 gennaio 2011 quando
l’inviato di Washington presentò le sue credenziali al governo di Al
Assad).
All’inizio del mio soggiorno in Siria nel gennaio 2011, ho riflettuto
sul significato di questa nomina diplomatica e del ruolo che avrebbe
potuto avere in un processo di destabilizzazione politica portata
avanti segretamente. Non avevo, comunque, previsto, che questa agenda
di destabilizzazione sarebbe stata implementata meno di due mesi dopo
l’insediamento di Robert S. Ford come ambasciatore in Siria. Il
ripristino dell’ambasciatore degli Stati Uniti a Damasco, ma più
specificatamente la scelta di Robert S. Ford come ambasciatore degli
Stati Uniti, ha una diretta relazione con l’inizio di una insorgenza
integrata da squadroni della morte nella metà di marzo del 2011 (nella
città di Daraa, al confine sud) contro il governo di Bashar al Assad.
Robert S. Ford era l’uomo adatto al compito. Come “numero due”
dell’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad (negli anni 2004-2005)
sotto la guida di John D. Negroponte, giocò un ruolo chiave
nell’implementazione della “Opzione Iraq Salvador” voluta dal
Pentagono. Quest’ultima consisteva nel sostenere squadroni della morte
e forze paramilitari prendendo come modello l’esperienza del
Centroamerica.
Dal suo arrivo a Dmasco alla fine del gennaio 2011 fino a quando è
stato richiamato da Washington nell’ottobre 2011, l’ambasciatore
Robert S. Ford ha giocato un ruolo chiave nel preparare il terrno
dentro la Siria così come di stabilire contatti con i gruppi di
opposizione. L’ambasciata degli Stati Uniti è stata conseguentemente
chiusa a febbraio del 2012.
Ford ha anche avuto un ruolo nel reclutamento di mercenari Mujahideen
dai paesi arabi vicini e nella loro integrazione nelle “forze di
opposizione” siriane. Dalla sua partenza da Damasco, Ford continua a
sovrintendere la progettualità sulla Siria al di fuori del
Dipartimento di Stato:
“Come ambasciatore degli Stati Uniti in Siria- una posizione nella
quale il Segretario di Stato e il Presidente mi ritengono presente-
lavorerò con i colleghi a Washington per sostenere una transizione
pacifica per il popolo siriano. Noi e i nostri partner internazionali
speriamo di vedere una transizione che apra un dialogo e includa tutte
le comunità della Siria e che dia a tutti i siriani speranza per un
futuro migliore, Il mio anno in Siria mi dice che questa transizione è
possibile, ma non quando una parte dà luogo costantemente ad attacchi
contro  i civili riparandosi nelle   loro case”.
(Pagina Facebook dell’ambasciata degli Stati Uniti in Siria).
“Transizione pacifica per il popolo siriano?” L’ambasciatore Robert S.
Ford non è un diplomatico ordinario. E’ stato rappresentante degli
Stati Uniti nel gennaio del 2004 nella città sciita di Najaf in Iraq.
Najaf era la roccaforte dell’esercito del Mahdi. Pochi mesi più tardi
fu nominato “uomo numero due”  (consigliere ministeriale per le
questioni politiche) presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad
all’inizio del mandato di John Negroponte come ambasciatore
statunitense in Iraq (giugno 2004- aprile 2005). Ford successivamente
prestò servizio sotto il successore di Negroponte, Zalmay Khalilzad
prima della sua nomina come ambasciatore in Algeria nel 2006.
Il mandato di Robert S. Ford come “numero due” (consigliere
ministeriale per le questioni politiche) sotto la guida di Negroponte
era di coordinare al di fuori dell’ambasciata degli Stati Uniti il
sostegno coperto agli squadroni della morte e ai gruppi paramilitari
in Iraq con la prospettiva di fomentare la violenza settaria e
indebolire il movimento di resistenza.
John Negroponte e Robert S. Ford lavorarono fianco a fianco
nell’ambasciata statunitense per il progetto dle Pentagono. Gli altri
due ufficiali di ambasciata, cioè Henry Ensher (il vice di Ford) e un
ufficiale più giovane della sezione politica, Jeffrey Beals, ebbero un
ruolo importante nel  team “parlando con una serie di iracheni,
inclusi estremisti”. (Confronta il New Yorker, 26 marzo 2007).
Un altro individuo chiave nel team di Negroponte fu James Franklin
Jeffrey, ambasciatore statunitense in Albania.
E’ degno di nota che il nuovo capo della CIA recentemente nominato da
Obama, generale David Petraeus, ha avuto un ruolo importante
nell’organizzazione del sostegno coperto alle forze ribelli siriane,
all’infiltrazione dei servizi di sicurezza e delle forze armate
siriane etc.

Petraeus ha giocato un ruolo chiave nell’opzione Salvador dell’Iraq.
Ha guidato il Comando Multinazionale di Transizione della Sicurezza
(MNSTC), programma di controinsorgenza a Baghdad nel 2004 in
coordinamento con John Negroponte e Robert S. Ford all’ambasciata
degli Stati Uniti a Baghdad.
La CIA sta supervisionando operazioni coperte in Siria. A metà marzo,
il generale Petraeus si è incontrato con il suo omologo turco ad
Ankara, per discutere il sotegno turco all’esercito libero siriano
(FSA). (Confronta “CIA Chief Discusses Syria, Iraq With Turkish PM,
RTT News, 14 marzo  2012).
David Petraeus, il capo della CIA, ha tenuto degli incontri con i
vertici degli ufficiali turchi sia ieri che il 12 marzo, secondo
quanto appreso dal quotidiano Hurryet Dayli News. Petraeus ha
incontrato il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan ieri e la sua contro
parte turca, Hakan Fidan, capo dell’organizzazione dei servizi segreti
nazionali (MIT), il giorno prima. Un ufficiale dell’ambasciata degli
Stati Uniti ha detto che gli ufficali americani e turchi hanno
discusso di “una cooperazione più fruttuosa riguardo le questioni più
pressanti della regione nei prossimi mesi.” Gli ufficiali turchi hanno
detto che Erdogan e Petraeus hanno avuto uno scambio sulle prospettive
della crisi siriana e sulla lotta al terrorismo. (CIA chief visits
Turkey to discuss Syria and counter-terrorism
| Atlantic Council,14 marzo 2012)
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti in collaborazione con
numerose agenzie di intelligence statunitense e con il Pentagono sta
supervisionado il sostegno degli Stati Uniti all’esercito libero
siriano.Un comitato politico in Siria presieduto dalla segretaria di
Stato Hillary Clinton richiede la partecipazione dell’ambasciatore
Robert Stephen Ford, del direttore della CIA David Petraeus, di
Jeffrey Feltman, vice segretario di Stato per gli affari mediorientali
e Derek Chollet, primo vice direttore dello staff della Clinton che si
occupa di pianificazione politica al Dipartimento di Stato.
Sotto la supervisione di Jeffrey Feltman, il vero e proprio
reclutamento dei terroristi mercenari, comunque, è portato avanti in
Qatar e Arabia Saudita in collegamento con gli ufficiali
dell’intelligence turca, saudita, qatariota, libica e della NATO più
alti in grado.
Fonti non ufficiali sostengono che l’ex ambasciatore saudita negli
Stati Uniti, il principe Bandar, che rimane un membro chiave
dell’intellignece saudita, lavori con il gruppo di Feltman a Doha.