Discussione con Roberto Martino del Movimiento Piquetero Teresa Rodrìguez – 2005

Argentina: resistenza al neoliberismo e costruzione del contropotere nell’esperienza del Movimento Teresa Rodriguez 

La  situazione politica argentina e latinoamericana, le caratteristiche del movimento piquetero, la tattica e la strategia del Movimiento Teresa Rodriguez

Caratteristiche e sviluppi dei movimenti piqueteros 

A circa quattro anni dalla rivolta del 2001, la situazione del movimento piquetero, che di quella rivolta fu il protagonista, si è trasformata. Alcune componenti organizzate del movimento dei lavoratori disoccupati, infatti, si sono dissolte o sono state cooptate e assorbite dai partiti e dallo stato. E precisamente quelle realtà nate in modo spontaneo, senza avere alle spalle precedenti  esperienze politiche o sindacali, e collocatesi al di fuori del quadro politico e teorico del marxismo.Una particolare area del movimento, quella che fa riferimento all’approccio teorico di Toni Negri e che ha avuto, per una certa fase, una significativa capacità di espansione, si è oggi anch’essa quasi dissolta, rinunciando di fatto a fare politica e riducendosi a ristretti gruppi di studio. Questo anche perché aveva teorizzato e praticato forme di “assemblearismo assoluto”, che nella pratica si sono trasformate in un mascherato, ma estremamente accentuato, verticismo.Altre componenti del movimento piquetero, e tra queste il MTR, hanno dimostrato invece una capacità di tenuta e anche di crescita, perché hanno potuto contare sull’apporto di quadri con passate esperienze di lotta politica e sindacale; perchè hanno assunto il marxismo come fondamentale strumento di orientamento per comprendere la realtà, come “analisi concreta della situazione concreta”; perché non hanno ignorato la storia e le esperienze dei movimenti rivoluzionari del ‘900, pur sviluppando una riflessione critica, specificamente sulle realtà dei paesi socialisti e dello stalinismo. In particolare il MTR propone una concezione strategica del processo rivoluzionario, che supera la “tradizione”, fondata sulla conquista del potere politico centrale     come     premessa     per la trasformazione politica e sociale, e sostiene, invece, la necessità di costruire prima, almeno in modo embrionale, le nuove forme di organizzazione sociale e di potere, che sostituiranno quelle esistenti. Un processo che rispecchia, in  termini molto generali, quello che ha portato la borghesia a sostituire la nobiltà come classe dominante. Rispetto a questa impostazione, un limite che il movimento si trova ad affrontare è la mancanza di una compiuta elaborazione teorica, resa oggi più difficile dal fatto che la gran parte degli intellettuali, che in passato si erano legati ai movimenti rivoluzionari, sono ormai passati dall’altra parte. 

Il governo Kirchner e la situazione politica argentina 

L’elezione di Kirchner nel 2003 ha determinato un cambiamento della situazione politica del paese. Il nuovo governo si è mosso abilmente su due piani. Da una parte sostanzialmente ha continuato nelle politiche economiche e sociali neoliberiste dei governi precedenti e, per certi aspetti, ha accentuato la repressione dei movimenti sociali (lo dimostrano il numero di arresti nell’ultimo anno e la maggiore gravità dei reati contestati per le azioni di lotta). Dall’altra parte è riuscito a dare l’impressione di avere raccolto la bandiera della rivolta del 2001 e di stare realizzando le parole d’ordine di quel movimento: lotta alla corruzione della classe politica e suo ricambio; politiche economiche a sostegno dello sviluppo di un capitalismo nazionale indipendente; maggiore fermezza di fronte alle richieste del FMI e della BM;  volontà di punire i militari responsabili dei crimini commessi durante la dittatura del periodo ’76-’83. Questa manovra gli ha permesso di determinare un cambiamento reale nell’opinione pubblica e di ricostituire un certo livello di coesione sociale e di consenso verso lo stato. In primo luogo ha riconquistato la classe media, staccandola dai movimenti popolari, ai quali si era avvicinata nel 2001. In secondo luogo ha conquistato anche settori popolari ed ha potuto cooptare esponenti degli stessi movimenti organizzati. In questo modo ha creato le premesse per mettere in una posizione di isolamento le componenti più combattive e conseguenti del movimento piquetero. Una parte di questo, il Bloque Piquetero Nacional, di cui lo stesso MTR faceva parte e dal quale si è staccato, non  ha saputo interpretare la nuova fase politica determinata dall’azione del governo e la necessità di adeguare conseguentemente la propria tattica. Ha invece continuato e continua a riproporre le stesse parole d’ordine e le stesse forme di lotta, che in questo contesto sono facilmente neutralizzabili e non permettono di rompere l’isolamento. 

Tattica e strategia del MTR 

Di fronte a questa situazione il MTR, anche dopo un lungo dibattito al suo interno, ha cercato di riorientare la sua tattica per rispondere alla nuova fase e uscire dall’isolamento. Prima di tutto è stata individuata la necessità di fare una serie di passaggi politici che permettano a settori di massa di prendere coscienza delle ambiguità e falsità della politica del governo, senza dare per scontato che questo sia un processo immediato, come lo è per i militanti. In secondo luogo il MTR ritiene necessario far uscire il movimento piquetero da una posizione che, alla lunga, si rivela corporativa: cioè l’esclusiva lotta sugli interessi dei lavoratori disoccupati, sintetizzata nelle rivendicazioni di cibo e lavoro o sussidio. E’ necessario, invece, sviluppare la lotta anche sui bisogni di altri settori popolari, come l’educazione, la salute, la casa, la vivibilità dei quartieri, per evitare l’isolamento, allargare la propria base sociale e la partecipazione. Quindi, per esempio, arrivare a coinvolgere nelle assemblee di quartiere non solo le attuali centinaia di militanti, ma migliaia di persone, la maggioranza della popolazione.Un altro elemento decisivo è l’obiettivo di fissare e “legalizzare” le conquiste e i risultati raggiunti con le lotte dai movimenti sociali. Per esempio nel caso delle assemblee di quartiere, che sono dal 2001 una delle principali manifestazioni di un embrionale contropotere, fare in modo che arrivino ad assumere un reale potere di controllo e di decisione sulle istituzioni locali: nelle scelte politiche, nella gestione dei bilanci, ecc.  Inoltre si presenta come una necessità storica, quella di realizzare alleanze anche con settori di altre classi e in particolare con la classe media, con l’obiettivo almeno di neutralizzarla e non farle appoggiare le posizioni più reazionarie, come invece è accaduto dal ’70 al 2001. Nell’esperienza storica argentina i movimenti più forti sono stati quelli dovuti all’unione delle classi popolari con la piccola borghesia. In questo quadro il MTR ha deciso di partecipare alla costruzione di un Fronte, che sarà ufficialmente e pubblicamente presentato il 14 maggio 2005 e sarà composto da una serie di forze diverse: oltre al MTR, altre tre organizzazioni piquetere, il Partito Comunista Argentino, il Partito Socialista Argentino, il Banco di credito cooperativo (uno dei più grandi in Argentina e controllato dal PCA), il Fondo di credito cooperativo (anche questo del PCA), una Federazione di piccoli contadini, una Federazione di commercianti e piccoli industriali, una componente di un Sindacato nazionale, ecc. L’accordo generale raggiunto si basa sulla volontà di costruire un nuovo “movimento storico” in Argentina e sui seguenti obiettivi politici:

·    il rispetto generalizzato dei diritti umani, intesi in senso ampio e comprendenti quelli sociali ed economici, riconosciuti dalla costituzione argentina e dai trattati internazionali.
·    una redistribuzione egualitaria della ricchezza
·    l’opposizione alle politiche neoliberiste.
·    l’affermazione della piena indipendenza economica e politica argentina, nel quadro di un’unità latinoamericana antimperialista. 
Inoltre non è esclusa la possibilità di una partecipazione alle elezioni, tanto locali quanto nazionali, probabilmente a partire dalla prossima scadenza elettorale amministrativa nel 2007.La scelta del MTR di partecipare al Fronte risponde ad un’esigenza tattica: è infatti evidente che vi sono rappresentati interessi diversi e diversa è anche l’interpretazione degli obiettivi dichiarati; si tratta quindi di un’alleanza destinata presto o tardi a rompersi. L’obiettivo, per il MTR, è quello di evitare il rischio dell’isolamento, entrare in rapporto con settori di massa più ampi, allargare la propria influenza politica, con la scommessa di uscirne rafforzati, anche conquistando elementi delle basi delle altre forze rappresentate nel Fronte. Comunque la visione strategica del MTR, sintetizzata nelle linee generali all’inizio, resta quella della costruzione e dell’espansione di forme di contropotere e di esperienze di economia autogestita. Su questo piano il MTR, oltre a mense popolari e di programmi di formazione, ha attivato orti collettivi, una produzione tessile, cooperative di costruzione, panifici. Perché queste esperienze si consolidino e sviluppino, è necessario che  producano ricchezza e risolvano quindi effettivamente bisogni materiali. Da questo punto di vista una delle principali difficoltà risiede nel trovare canali di commercializzazione. Un problema che riguarda non solo le attività organizzate dal MTR, ma anche le tante realtà di fabbriche occupate e autogestite dai lavoratori a partire dalla crisi del 2001. Il MTR sta lottando quindi perché il governo, con un intervento legislativo, sostenga tutte le forme di economia autogestita. 

Riflessioni sulla situazione in  America Latina e sull’internazionalismo 

Nell’attuale contesto latinoamericano, la presenza di governi come quello di Kirchner in Argentina, di Lula in Brasile, di Chavez in Venezuela, ai quali si è appena aggiunto quello di Tabaré Vasquez in Uruguay, ha dato a molti l’impressione che si sia aperta una nuova fase politica, caratterizzata dal superamento delle politiche neoliberiste e da una riaffermazione degli interessi nazionali contro le storiche ingerenze dell’imperialismo nordamericano. In realtà la situazione non è cambiata sostanzialmente, le dichiarazioni di questi governi non hanno riscontro in scelte coerenti, ma rispondono esclusivamente ad una necessità di consenso interno. Per segnare una vera discontinuità con il passato, sarebbe necessario che prendessero una serie di iniziative realmente incisive: fare fronte comune nella rinegoziazione del debito estero, nazionalizzare l’energia, le banche, ecc. Niente di tutto questo è stato fatto, né è nei programmi di questi governi. Lo stesso Mercosur, indicato come possibile alternativa ai progetti di libero mercato voluti dagli Stati Uniti, in particolare all’ALCA, in realtà, per le classi subalterne dei paesi coinvolti, produce gli stessi effetti negativi, con una differenza solo quantitativa.E’ necessario, invece, che i movimenti rivoluzionari riprendano un progetto internazionalista. Sarebbe necessaria una vera, nuova Internazionale, anche se questa non si potrà costruire se non in presenza di una vittoria rivoluzionaria in un paese con un peso significativo. Nel frattempo quello che si può e deve creare è un coordinamento dal basso tra le varie forze rivoluzionarie. Un coordinamento che non si limiti all’obiettivo   di   garantire  un  appoggio  reciproco sulle principali necessità che di volta in volta si presentano alle realtà che lo compongono, ma che miri a creare una vera e propria “intelligenza” comune.Nella attuale situazione argentina non c’è un’attenzione a livello di massa, con conseguenti mobilitazioni, sulla questione dell’aggressione all’Iraq. Al contrario c’è grande attenzione per l’esperienza della rivoluzione cubana e una diffusa determinazione a fare il possibile per difenderla in caso di aggressione da parte degli USA.